LAVIS. La mamma, nel piazzale di casa, muove ritmicamente avanti e indietro la carrozzella e canticchia sommessamente a mia sorellina più piccola che tenta, invano, di addormentarsi:
“Questo è l’occhio bello, quest’altro è suo fratello, questa è l’orecchietta bella, quest’altra è sua sorella… ”
La ninna nanna estemporanea si svolge, quasi quotidianamente e tempo permettendo, davanti all’ingresso dell’orto: su un lato c’è il pollaio delle galline (tutte rigorosamente ovaiole), poi il casotto dei conigli e poco distante anche quello del maiale.
Tutt’intorno la campagna con le viti e, su un lato, il grande arbusto della nostra storia, meglio conosciuto come il “Calycanthus Fragrans” appartenente alla famiglia delle “Calycanthacee” , uno dei pochi rimasti ancora in vita sul territorio lavisano, la sua età è indescrivibile, sicuramente ben oltre le cento primavere…
«L’abbiamo trovato sul confine della nostra proprietà, ancora nei primissimi anni ’30, ed era già messo bene come altezza e consistenza. Segno evidente che era già attivo da tempo con i vecchi proprietari della “ciesura” (l’intero podere che circondava la nostra casa)».
Ma l’incanto aumentava quando, nelle discussioni specifiche e, per noi, attendibili sull’affare “Calicanto”, interveniva pronta la mamma che ci sciorinava, puntualmente, la sua tesi definitiva.
«Il Calicanto che fiorisce in estate – ci diceva – è solamente quello rosso ed è originario dell’America. Mentre il nostro, che fiorisce sempre e puntualmente in inverno, è giallo, originario invece della Cina e del Giappone. Ha numerosi fiori piccoli, con sette petali esterni di color giallo e ben nove interni, ma di color rosso.
Il suo forte profumo è simile a quello del giacinto, le foglie sono lanceolate, i fiori leggeri e sottili, quasi trasparenti, la loro forma ricorda una campanella, un girasole, mentre i boccioli ricordano vagamente le ciliegie e anche le palline.
Sembrano delicati – ricordava ancora la mamma a questo punto – ma sanno affrontare il freddo invernale e sbocciano sempre con la neve. I rametti, paiono secchi durante la fioritura perché sono senza foglie, che arrivano però sempre più tardi, in primavera».
Leggende e storie antiche, come quella del pettirosso intirizzito dal freddo e riparato solamente dal calicanto in fiore che lo aveva ospitato e protetto dal freddo. Altra leggenda che ci veniva ricordata d’estate, quando si cercava un po’ di refrigerio seduti all’ombra del Calicanto, era quella che tirava addirittura in campo la Sacra Famiglia in fuga dall’Egitto e nascosta, appunto agli occhi dei soldati di Erode, dalla pianta del Calicanto rigogliosamente fiorita.
E tra i ricordi e gli aneddoti di un tempo ormai passato, ci torna sempre in mente la mamma e la sua grande passione per i fiori di quell’incantevole arbusto carico di sorprese e fantasie. I primi fiori che apparivano sulla pianta erano sempre per lei e a questo ci pensava il papà, sin dai primi giorni del loro matrimonio.
Ne coglieva un piccolo rametto, quando i fiori erano ancora chiusi, e lo portava subito alla mamma come primizia di stagione. Veniva immerso in un vasetto d’acqua e in pochi giorni i boccioli si aprivano come d’incanto sprigionando il loro profumo.
La stanza veniva illuminata con il loro giallo-porpora solare e a tutti non sembrava davvero di essere in inverno, il profumo delicato ed inconfondibile si spargeva poi, come liberato, per tutti i locali della casa.
E sotto Natale è toccato a noi figli più grandi ripetere l’operazione che da anni era sempre stata del papà. Con la grossa forbice usata per potare le viti, si tagliava il solito rametto per la mamma, la solita primizia tutta per lei ormai per tradizione, da deporre nel vaso d’acqua che poi si dischiudeva in tutta la sua magnificenza.
«Mi raccomando il Calicanto – ci ricordava sovente la mamma in ogni stagione che passava – speriamo che ce ne sia un rametto fiorito anche per il mio funerale…».
E questo, nel vero e proprio linguaggio dei fiori, promette e assicura a chi lo riceve un’affettuosa protezione, mentre un solo rametto gli dirà che lo seguiamo con benevolenza e tanto amore.
Hanno saputo però affrontare il freddo e le traversie dell’esistenza, sbocciando puntualmente nei nostri cuori e rimanere incancellati per sempre, così come il profumo indescrivibile del nostro amato arbusto di casa, l’unico che espone e offre i suoi fiori – come altre piante simili qui in paese – sotto la neve del pur freddo inverno nostrano.
E quando arriva la bella stagione, insieme alle foglie del Calicanto che cambiano colore, si risente con nostalgica fantasia la ninna nanna di quel tempo felice e che la mamma canticchiava al ritmo della carrozzella nel piazzale ancora carico di ricordi:
«Questo è l’occhio bello, quest’altro è suo fratello. Questa è l’orecchietta bella, quest’altra è sua sorella…»!
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