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Le 120 candeline per il ricreatorio-oratorio di Lavis: dal lascito Nardoni fino ai nostri giorni

LAVIS. Già con l’allora parroco don Pietro Sicher, originario di Coredo e alla guida della parrocchia lavisana per ben 40 anni esattamente dal 1860 e fino a tutto il 1900, era sorto il problema della mancanza di un punto di riferimento vero e proprio per i ragazzi e giovani del paese.

Un ricreatorio maschile


1.Un “Ricreatorio-Oratorio maschile” insomma, che potesse ospitare nel tempo libero la gioventù di quegli anni, costretta a ritrovarsi per incontri specifici nella sala sopra la sagrestia della chiesa di Sant’Udalrico, oppure al campo sportivo comunale presso il piazzale delle scuole “don Grazioli”.

Non esisteva invece il problema per le ragazze e giovani che avevano ormai da anni il loro punto d’appoggio e di ospitalità nell’Oratorio femminile all’interno dell’Istituto delle suore Canossiane (già palazzo dei de Maffei), quasi di fronte al Municipio.

La prima mossa per appoggiare e sostenere l’idea del “Ricreatorio maschile” avvenne esattamente 120 anni fa, il 16 agosto del 1899, quando il benemerito parrocchiano Giovanni Nardoni lasciò gran parte delle sue sostanze alla moglie, «colla condizione però – si legge nel testamento olografo – che quello che rimarrà dei suoi beni alla sua morte venga impiegato nell’istituzione e fondazione di un vero e proprio “Ricreatorio-Oratorio parrocchiale maschile in Lavis”»!

Si può costruire


2.Intanto dal 1901 Lavis divenne decanato ed allora era parroco don Simone Riz da Campitello di Fassa, grande estimatore e sostenitore dell’iniziativa oratoriale che era nell’aria.

Da parte della 5ª Congregazione del Concilio arrivò il 6 maggio del 1905 l’autorizzazione a procedere per poter anche utilizzare altre 2.000 corone provenienti però dalla fondazione “Marzari” sempre per lo scopo di erigere un nuovo “Ricreatorio-Oratorio festivo” per i ragazzi maschi.

Il permesso di edificazione edilizia arrivò puntualmente dal Municipio di Lavis il 15 marzo del 1906, si avviarono le procedure per poter costruire nel terreno vicino alle scuole e confinante con le proprietà comunali.

L’inaugurazione col vescovo


3.Il preventivo di spesa per l’intero edificio era di 22.900 corone e i lavori vennero appaltati subito nel 1907 all’Impresa edile Andreatta di Lavis che li ultimò puntualmente entro l’anno successivo.

Nel 1908, l’edificio ultimato viene dotato di un aveniristico impianto (per quei tempi) «per la produzione di gas acetilene a scopo di illuminazione e anche riscaldamento».

Nel 1909 proprio l’8 dicembre in occasione della visita pastorale del vescovo di Trento Celestino Endrici, il nuovo edificio venne benedetto e inaugurato con una gran festa che si protrasse per l’intera giornata, ospitata anche nel nuovissimo salone del teatro con loggione nel piano terra.

Il teatro


4.Il costo finale di tutto quanto, compreso anche il terreno, fu di 30.000 corone, di cui 16.000 dalla fondazione Nardoni, altre 2.000 corone dalla fondazione Marzari e tutto il resto con offerte libere e spontanee da parte della popolazione.

Da quel momento partirono tutte le iniziative di aggregazione interna e anche il teatro nella sala del piano terra iniziò la sua fiorente attività.

Dal 1° luglio 1912 arrivarono i primi permessi di pubblica sicurezza direttamente dalla Luogotenenza del Tirolo-Voralberg e che concedevano la licenza di esercizio per gli anni dal 1912-13-14, allora il parroco era don Giuseppe Mosna originario di Trento.

Durante la guerra


5.La luce elettrica arrivò finalmente in tutto l’edificio all’inizio del 1914, sia per il teatro che per tutte le altre stanze superiori.

Durante la prima guerra mondiale vennero acquartierati all’interno dell’edificio i soldati di passaggio insieme ad una postazione della Croce Rossa.

Andò anche distrutto, nel 1918, l’intero tetto dell’Oratorio per un grosso incendio scoppiato nelle stanze occupate dai militari.

I fascisti sequestrano l’oratorio


6.Dal 1925 prese vita e attività la neocostituita “Filodrammatica del Ricreatorio”, che presentò diverse commedie e lavori di successo.

Dal settembre 1927 arrivò il nuovo parroco don Celestino Brigà (rimase in borgata fino al 1960), che subito – avendo idee diverse – si scontrò con la dittatura fascista locale e trentina.

Nel 1928 e nel 1931 l’Oratorio venne chiuso per decreto fascista e sciolti tutti i gruppi giovanili. Don Celestino venne chiamato più volte in caserma e a Trento dal commissariato, venne poi minacciato di spedizioni punitive dai fascisti che volevano il suo silenzio con le sue omelie di fuoco verso il regime.

Rispondeva sempre a tutti come il papa Pio XI: «potete domandarmi la vita, ma non il silenzio»!

Il cinema


7.Il 26 agosto 1931 venne dissequestrato l’Oratorio ma con la categorica proibizione di usarne i locali, specialmente il teatro, per incontri e manifestazioni pubbliche.

Tutto poi ripartì alla grande al Ricreatorio dopo il 2 settembre e questo in seguito all’accordo stipulato tra il Governo e la Santa Sede. Don Brigà si rimboccò le maniche e dopo la fine della 2ª guerra mondiale fece riparare l’intero edificio dell’Oratorio, rovinato dai bombardamenti e dai soldati ospitati.

Dal settembre 1946 arrivò anche il cinema in sala teatro e dal giugno del 1948 quello all’aperto sullo schermo in muratura costruito sul muro divisorio con l’allora campo sportivo comunale gestito dall’Usba (Unione Sportiva Basso Avisio).

L’arrivo dei Canossiani


8.Nel 1960, il 15 di maggio, arrivò il nuovo parroco don Luigi Zadra da Sacco di Rovereto e l’Oratorio fu uno dei suoi primi impegni di lavoro.

Già nel 1962 partirono i primi lavori nella parte sud, il nuovo giroscale interno, il nuovo atrio per il cinema-teatro, la cappella al primo piano a fianco della cabina di proiezione e la sala giochi ai piani superiori.

Nell’ottobre del 1971 arrivarono i padri Canossiani per la gestione dell’Oratorio, anche perché non c’erano più i cappellani-cooperatori del passato che curavano anche il Ricreatorio insieme al parroco.

Un nuovo cantiere


9.Si acquistò la casa adiacente verso sud per adibirla ad appartamento-convento dei Canossiani. Il nuovo parroco, dall’agosto 1974, era don Olivo Rocchetti da Pedemonte (VI) con il quale anche l’Oratorio proseguì la sua avventura coinvolgendo anche i laici impegnati.

Nel 1978 altro ammodernamento della sala cinema-teatro, con pavimenti, palco e poltrocine nuove. Si andò avanti così fino al settembre 1984, interrompendo poi l’attività ordinaria della sala, sia per la crisi degli spettatori sia per le nuove norme di sicurezza penalizzanti.

Col nuovo parroco don Giulio Pangrazzi si iniziò il 1985 con il nuovo cantiere infinito dei lavori più urgenti ai solai e al tetto dell’Oratorio, altri lavori interessarono poi il congiungimento con la casa dei Padri verso il lato sud.

La festa dei 120 anni


10.Dall’anno 2000 il grande cantiere prosegue, ma “con sobrietà”, come vuole il nuovo parroco don Paride Chiocchetti originario di Moena. Si completa la casa dei Padri, si demolisce completamente lo storico salone del cinema-teatro del “Ricreatorio”, si realizza poi la nuova sala sotterranea polivalente.

Arriva il 1° giugno 2003 e si inaugura tutto quanto con la presenza e benedizione propiziatrice dell’arcivescovo Luigi Bressan. Tutto il resto è storia dei nostri giorni…

…compresa la decisione “solenne” presa dal Circolo Oratorio “don Celestino Brigà” di indire e lanciare i prossimi festeggiamenti in ricordo del 120° compleanno del ” Ricreatorio-Oratorio ” di Lavis… il logo è già pronto, per accendere le 120 candeline c’è ancora del tempo, auguri e buon lavoro a tutti quanti!

Giovanni Rossi

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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