LAVIS. A due passi dalla chiesa arcipretale dedicata a Sant’Udalrico, in pieno centro storico, c’è un’antica strada che costeggia la parte più antica dell’abitato di Lavis, il Pristol. Questa strada, oggi chiamata III vicolo Bristol (con la B) a causa di un errore nella stampa delle targhe (ma questa è un’altra storia, che vi racconteremo), sorge su una parte del tracciato della famosa strada romana Claudia Augusta, la principale tra le vie che in passato collegavano i territori della penisola italiana con il centro Europa.
Per anni questa stretta strada in salita è stata anche l’unica via d’accesso che portava in Valle di Cembra. L’attuale via dei Colli che sale da Piazza Grazioli è stata costruita nel 1922 e molto più recente è invece la transitata Via Cembra.
Risalendo il III vicolo Bristol, oltre a dare un occhio alle suggestive abitazioni del Pristol, racchiuse in un dedalo di stradine che si arrampicano sulle pendici del Dos Paion, ad un certo punto è possibile ammirare un piccolo capitello dedicato alla Madonna, collocato sopra il cancello di accesso ad una campagna.
In una nicchia ovale è ospitata una statua lignea della Madonna del Rosario con in braccio il Bambino Gesù e attorniata da angeli. Sotto la nicchia appare l’invocazione AVE MARIA. Il capitello fu costruito nei primi decenni del XIX secolo e poco altro si sa sulle sue origini.
Potrebbe sembrare un anonimo capitello come se ne possono trovare tanti nei nostri paesi, ma c’è una cosa che lo rende speciale: ad esso è dedicata una delle più conosciute canzoni della nostra cultura popolare, La Madonina.
La canzone è opera di due celebri artisti e amici lavisani, il poeta Italo Varner (1922-1992) e il musicista Camillo Moser (1932-1985). Fu composta nel 1965 e da subito è entrata nel repertorio di numerosi cori alpini.
La capacità di rievocare tempi andati, quando era possibile fermarsi un attimo a pensare e a godere delle piccole gioie della vita, ricavarsi il tempo per un pensiero alla Madonna, che fin dal 1702 i lavisani avevano eletto a speciale protettrice della borgata, e sopratutto lo struggente ricordo della madre del narratore, il tutto sapientemente accompagnato da una musica che libera le emozioni trattenute, hanno fatto sì che questa canzone sia diventata, nel suo genere, una delle più amate e richieste.
È raro che un qualsiasi concerto dei numerosi cori della nostra Provincia non inserisca nella scaletta La Madonina ed è frequente vedere gli occhi lucidi degli spettatori durante la sua esecuzione. Il capitello della Madonina, quindi, oltre che un valore artistico ha anche un immenso valore culturale.
Come dice la canzone, “è restà en tochetin de Madonina”: il capitello stava infatti andando incontro ad una fine ingloriosa e qualche anno fa c’è stato il rischio che questo patrimonio andasse perduto. Fortunatamente nel 2005 il gruppo Alpini di Lavis si è adoperato ed ha raccolto i fondi per permettere la ristrutturazione di questo importante manufatto che è tornato ad essere quello dell’inizio della canzone e che tutti noi possiamo ammirare.
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