LAVIS. La fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento furono caratterizzati da un ciclo economico estremamente positivo per i paesi del vecchio continente. Alla grande depressione1 che si protrasse fino all’ultimo decennio dell’Ottocento seguì un periodo estremamente felice dal punto di vista economico e culturale.
L’intenso sviluppo economico proprio degli anni della bella epoque interessò anche regioni, come il Trentino, che erano stati caratterizzati fino a quel momento da una prevalente arretratezza e da uno scarso dinamismo.
Il Trentino non disponeva di alcuna fonte di energia classica e questo era stato un grosso limite al suo sviluppo industriale. Data però la sua conformazione idrogeologica era in una posizione privilegiata per cogliere in pieno le opportunità che la nascente industria idroelettrica poteva offrire.
Nel 1890 Trento era l’unica città dell’impero dotata di un impianto idroelettrico per l’illuminazione pubblica e privata e per un modesto uso industriale. Nel 1899 in Trentino erano attivi 37 elettromotori per una forza complessiva di 229 hp mentre alla vigilia della prima guerra mondiale si potevano contare 50 centrali idroelettriche e 27.600 hp installati.
Da questo punto di vista si dimostrò d’importanza fondamentale l’opera del podestà di Trento, Paolo Oss Mazzurana2, che non solo volle fortemente collegare Trento con le vallate periferiche, ma sostenne anche tutta una serie di iniziative atte a preparare le basi per un successivo sviluppo agricolo, commerciale e industriale del capoluogo e delle vallate circostanti.
Nel 1891 fu portata a compimento la ferrovia Riva-Arco-Mori. Nel 1896 fu inaugurato il tronco austriaco della Valsugana mentre nel 1910 venne completato anche quello italiano. Molti altri progetti, per vari motivi restarono solo sulla carta fra i quali la ferrovia Lavis-Cavalese-Predazzo-Moena.
Fin dalla sua realizzazione la ferrovia ha avuto un forte impatto sui paesi che ha attraversato e in modo particolare su Lavis, dove le opportunità di un tempo, a causa dello sviluppo demografico e urbano della borgata, si sono trasformate in disagi che sono stati superati solo recentemente.
In origine la linea ferroviaria attraversava il centro storico del paese giungendovi attraverso l’unico ponte presente sull’Avisio, quello di ferro nei pressi di San Lazzaro (il ponte dei Vodi risale infatti al 1856 mentre più recente ancora è il ponte San Giovanni Bosco progettato nel 1934).
Il tracciato originario girava a semicerchio (per ridurre le pendenze) dietro le prime case a nord del Borgo e ritornava su via 4 Novembre davanti al palazzo Benemà-Sette. Proseguiva quindi fino a raggiungere “piazza del tram” (ora da tutti chiamata “piazza del mercato”).
Il tragitto poi proseguiva girando intorno al vecchio macello (attuale biblioteca), via Zanella, via Matteotti (allora via Grazioli), arrivava in prossimità della piazza, dove nel 1912 verrà eretto il monumento a don Grazioli, per prendere via Clementi e quindi uscire dal centro abitato.
Sono i primi anni del Novecento e per molte persone questo rappresentava l’unico mezzo di trasporto disponibile. Era quindi fondamentale il transito lungo le vie del centro.
Il nuovo tracciato escluse tutto il centro abitato di Lavis. L’Avisio veniva attraversato su un nuovo ponte costruito qualche metro a valle rispetto al ponte stradale San Giovanni Bosco e la nuova stazione venne costruita all’inizio di via del Carmine.
Nel 1958 transitò l’ultimo treno lungo il vecchio percorso. Molti ricordano il passaggio di un convoglio particolare nel centro del paese. Sul tram di passaggio vennero infatti caricate le rotaie e tutto il materiale recuperabile. Successivamente venne smantellata anche la linea elettrica aerea del paese.
La ferrovia elettrica Trento-Malè di fatto tagliava in due il paese che si era fortemente sviluppato verso ovest e i suoi passaggi a livello in superficie rendevano lenti e difficoltosi gli spostamenti fra il centro e le nuove aree urbane e l’importante zona industriale.
La soluzione a tutti questi problemi è stata trovata solo in tempi recenti con l’interramento del tracciato e l’inaugurazione, nel 2018, di una nuova stazione più funzionale e più facilmente raggiungibile dai numerosi viaggiatori.
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