Brindò in onore dell’Italia e per questo fu accusato di irredentismo dagli austriaci e condannato a morte. Il suo ricordo in una targa sul municipio
CEMBRA. Era il 25 aprile, non del 1945, ma del 1916, quando il soldato Giovanni Battista Tonini veniva fucilato a Cembra con l’accusa di altro tradimento.
Tonini, nato a Valfloriana nel 1882, con lo scoppio della Grande Guerra veniva arruolato e mandato in prima linea a combattere fra le fila dei Landesschützen al Col di Lana. Nel 1916, durante i preparative segreti per la Strafexpetion fu inviato a Cembra nella divisione austriaca Edelweiss.
Brindisi alla patria
E fu in quel periodo che il Tonini iniziò, stando alle accuse mosse dagli ufficiali austriaci, a manifestare i primi sentimenti filo italiani. La sera del 22 aprile 1916 fu invitato a brindare alla salute della Patria e dell’Imperatore. Tonini si alzò in piedi e disse: «io brindo sì alla salute della Patria, ma della mia Patria che è ben diversa dalla vostra».
La frase fu tacciata di irredentismo e il fatto fu segnalato al capitano della guarnigione. Al Tonini fu offerta la possibilità di ritrattare, con la giustificazione che stesse alludendo alla «patria celeste» e non all’Italia. Tonini si rifiutò. Il 25 aprile fu fucilato nella valletta del Rio Scorzari ai Prati del Bersaglio.
La targa sul municipio
Al termine della guerra, con l’annessione del Trentino all’Italia, la figura del Tonini fu celebrata nel giugno del 1919. La salma fu traslata nel cimitero della borgata. Per l’occasione fu inaugurata anche una targa commemorativa ancora leggibile e visibile sulla facciata del Municipio di Cembra: « Da questa casa mosse all’estremo supplizio il 25 aprile 1916 Giovanni Battista Tonini assertore magnanimo dell’italianità pur sotto l’odiata assisa nemica. Compiuto il voto, Cembra redenta riafferma nel nome del martire la propria unione indissolubile alla Patria » .
I rappresentati dei comuni limitrofi parteciparono alla solenne commemorazione. In una nota redatta dall’amministrazione comunale di Lavis si legge: «assiste in ispirito alla doverosa solennità di Cembra e della valle ammirando ed esaltando l’amor patrio e l’eroismo grande ed umile del povero martire, maledicendo ancora e sempre alle innate infamie di quell’Austria esecranda che finalmente venne per sempre distrutta dal valoroso nostro esercito».
Negli anni successivi iniziò un conflitto politico. La Legione Trentina avrebbe voluto trasferire la salma a Trento. Poi iniziò a manifestarsi il desiderio per la traslazione a Bolzano, operazione che avvenne nel 1936.
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