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Il giardino e castello dei Ciucioi a Lavis: tra storia e leggenda, in attesa della riapertura

LAVIS. Sovrastante la piazza Loreto e l’antico borgo detto degli “Spiazzi”, si erge – da quasi 170 anni – maestoso ed imponente il giardino-castello “romantico” detto dei “Ciucioi”, un nome non di fantasia ma un derivato della nomenclatura storica di un tempo ormai andato e che nasceva dall’iniziale “Ciuciol” per poi adeguarsi allo stile tedesco di quell’epoca che lo voleva “zizzolo”, poi anche “zoll” e, infine, anche “Ciciol”!

La maestosa e fantastica costruzione era abbarbicata alle pendici del Doss Paion e incastonata nelle rocce che scendevano degradanti verso la campagna di allora e al confine di abitazioni, opifici e anche fabbriche di quel tempo ormai scomparso.

Un ambiente leggendario


1.La costruzione sulla roccia comprendeva e comprende ancor oggi ben tre torri legate insieme da un porticato caratteristico a grandi archi, il tutto costruito con pietre faccia a vista, trasportate anche dal vicino e confinante torrente Avisio, che anche allora scorreva più o meno impetuoso nelle sue vicinanze.

La costruzione era stata definita dai vari tecnici un misto tra il gotico e l’orientale, comprende numerosi frontoni, pinnacoli di forma strana, porte e finestre di varie fogge e un bel balcone – tipo belvedere – sorretto da colonne più o meno artistiche.

Tutt’intorno altri edifici minori, sparsi qua e là, un ampio loggiato con archi, torri con i relativi merli, il tutto sormontato da rosoni strani che cercano di creare il vero ambiente leggendario e contribuiscono così ad arricchire sempre più la fantasia sia di tutti i visitatori che degli amanti delle cose antiche storiche in generale.

Tutto il complesso è poi come intarsiato fra le scoscese rupi che scendono degradando dal sovrastante Doss Paion e circondato a destra e a manca da serre e terrazze d’ogni forma e dimensione.

I Ciucioi nei primi anni Cinquanta

Il sogno di un uomo


2.Autore-creatore di questa vera e propria “fantasticheria” era stato Tomaso Bortolotti, lavisano puro sangue, nato nel 1796 (proprio quando le truppe napoleoniche lasciavano per sempre la borgata) e morto nel 1872, in seguito ad una banale e tragica caduta da una scala durante un furioso temporale, mentre stava chiudendo un finestrone delle serre che attorniavano il suo maniero.

Sognatore inguaribile, aveva speso nella costruzione tutti i suoi averi (oltre sessantamila fiorini), e nella sua fantasia si dice volesse forse far rivivere il castelliere, rievocarne le gesta, i fatti d’arme, le dame con i cavalieri di ventura.

Altifusti circondavano tutto il pittoresco insieme del cosiddetto “giardino”: cipressi, abeti e pini, facevano da corona ad altre magnifiche piante rare ed esotiche, custodite preziosamente nelle serre.

Si potevano ammirare palme, aranci, limoni, magnolie, datteri, nespoli giapponesi ed erbe aromatiche d’ogni qualità e specie. Era insomma un vero e proprio giardino romantico a stretto contatto con la natura che, unito al castello, dava quel senso di vero, fantastico e selvaggio insieme…

Un lento degrado


3.Dopo la morte del Bortolotti tutto andò piano piano in rovina, passarono gli anni e con la prima guerra mondiale tutto il complesso subì gravissimi danni e rimase in totale abbandono e disfacimento,cambiarono intanto i proprietari.

Pietro Marchi da Egna (lontano parente del giornalista-scrittore Rolly Marchi di Lavis) acquistò poi tutto il complesso che chiamò “Villa Marchi”, altro proprietario fu anche il mugnaio lavisano Bortolo Tomasi e quindi altri passaggi di proprietà con Oliva Carli-Valentini prima del Comune che acquistò tutto quanto nel 1999 esattamente vent’anni fa.

Ora su tutto quello che è rimasto, con il castello tra le rupi e gli anfratti rocciosi, vive come un ricordo ormai lontano solamente la leggenda…

Quando i Ciucioi erano Villa Marchi

La leggenda dei Ciucioi


4.Si raccontava infatti che nelle lunghe notti di tregenda, i nonni della zona e quelli sul Pristol seduti con i nipotini accanto al camino, erano soliti iniziare così la storia-leggenda dei Ciucioi:

«…e la sera, quando la giornata ormai declina, tra quelle forre selvagge e le torri con i merli verso il cielo, incominciava la sua cantilena anche il vento.

 

Sibilando si insinuava tra quelle fessure di porfido e ululando si espandeva rumorosamente tra le grosse crepe del fantastico castello.

Sembra che il vento stia inseguendo qualcosa, qualcuno che non è più tornato in quei posti leggendari.

 

C’è anche chi dice di aver udito, tra un sibilo e l’altro, come un richiamo lontano e nelle notti di luna piena, i più fortunati hanno potuto anche ammirare una sagoma inconfondibile camminare sui verdi sentieri che costeggiano il castello.

 

C’è chi asserisce ancora che la figura aveva le sembianze di una giovane e leggiadra fanciulla, dai lunghi capelli e con un magnifico vestito nel quale erano riflesse le stelle. Era, dicevano, la bella principessa dei Ciucioi, la principessa innamorata del castellano

 

E quando il turbinio rabbioso del vento si placava e il suo ululato si affievoliva, gli antichi merli delle torri e gli incavi rocciosi iniziavano il loro meritato riposo. Solamente però le cime degli altifusti, dei cedri e degli abeti, ondeggiavano ancora timidamente e sommessamente come in un ultimo saluto, quasi accompagnati da una musica soave che pian piano andava spegnendosi.

 

Solo allora nella pace di tutta la zona, tra il biancore e il ricamo della costruzione sulla roccia, iniziava ad aleggiare solamente la leggenda…».

 

Quella dei Ciucioi, che si è tramandata di padre in figlio e che rimane ancora oggi a ricordare che a Lavis, in quei tempi fantastici e fantasiosi, era bello anche sognare unendo, alla fine, la leggenda alla realtà!

Il porticato

Il restauro


5.La realtà che poi è arrivata alla ribalta pubblica, prima con una tesi di laurea vera e propria, presentata da una giovane architetto trentina e basata su una sorta di un grande e fantasioso “progetto” di restauro completo definito una vera e propria “follia”.

La seconda realtà è stata quella con l’acquisto da parte del Comune di tutta la fantasmagorica costruzione e l’inizio, quasi subito, di tutti i lavori di restauro, programmati anno dopo anno e a seconda anche delle disponibilità finanziarie pubbliche.

Il progetto, infatti, mantiene inalterato lo spirito dell’intera struttura e prevede un capillare restauro completo di tutto quanto, introducendo anche nuovi elementi tali da rendere i Ciucioi utilizzabili pubblicamente sia come testimonianza storica, ma anche come contenitore di cultura, di nuove idee e di tanto, tanto verde, come ai bei tempi del costruttore Bortolotti…

Verso l’inaugurazione


6.Intanto la storia “infinita” dei lavori sembra stia arrivando alla conclusione, è già stata fissata la data di inaugurazione per il prossimo settembre di tutto quanto e nominato persino il “regista” che guiderà tutti i festeggiamenti annessi e connessi alla vernice dell’opera.

Non ci resta quindi che sperare in bene, che tutto arrivi veramente in porto, con l’augurio scaramantico del “chi vivrà vedrà”. E rivedrà così tutti i “Ciucioi” rimessi a nuovo, nel loro maquillage interno ed esterno, quindi aspettiamo e se son rose…

La sala del caminetto
Giovanni Rossi

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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