CEMBRA. «L’indole degli abitanti del distretto in generale è buona, sono solerti nel lavorare le proprie campagne, vivono tutto l’anno in patria ad eccezione dei soli abitanti di Sover, i quali a certe epoche emigrano in traccia di lavoro e sono in generale più civilizzati degli altri comuni. I fabbricati di questo distretto sono mal costruiti e mancanti al bisogno della popolazione […]».
Siamo nel 1852 e a scrivere è lo studioso Agostino Perini che, nella sua opera monumentale divisa in due volumi, Statistica del Trentino (1852) ci permette oggi di sapere qualcosa in più sulla Valle di Cembra. Sempre scorrendo con curiosità il vecchio lavoro di Perini, leggiamo che «nei paesi di Verla, di Mosana e di Ceola il clima è dolcissimo e temperato e negli altri è alquanto più rigido, ma per ogni dove si respira un’aria veramente salubre..».
«In questo distretto – scrive sempre Perini – si palesa una popolazione molto compatta e un estimo inferiore a tutti i distretti che si approssimano allo stesso colla popolazione per miglio quadrato. L’emigrazione non vi è molto frequente, per cui la causa devesi rintracciare nella natura della superficie, che ha vasti dirupi, i quali come infruttiferi non entrano nel suo estimo, ma i pochi terreni coltivati bastano ad alimentare quella popolazione».
Al tempo in cui Agostini Perini diede alle stampe il suo lavoro, l’economia della Valle di Cembra – e di tutto il Trentino – era prevalentemente concentrata nel comparto agricolo e in quello della bachicoltura.
In generale era un’economia di sussistenza che riusciva, con un certo grado di difficoltà, a garantire la sopravvivenza delle famiglie che, quotidianamente, dovevano far fronte agli aspetti duri della vita di montagna.
Elemento dominante del paesaggio, infatti, sono i suggestivi terrazzamenti che nascondono, dietro al loro fascino, secoli di fatiche sopportate da una popolazione che ha sempre cercato di piegare alle proprie esigenze un territorio difficile e ostile.
Per quasi tutto l’Ottocento, per esempio, la porzione di terreno coltivabile di Cembra costituiva il 16%, il 12% era destinata al pascolo e la superficie a bosco occupava restante il 72%. La coltivazione prevalente era quella della vite che si sviluppava su 166 ettari contro i 14 ettari per i cereali.
A dominare sin da sempre, quindi, troviamo il comparto vitivinicolo e il vino prodotto in valle, come nel caso, per esempio, di tutta la zona della Rotaliana e Lavis, prendeva la strada verso i mercati del nord.
Nel periodo 1907-1909 la produzione media annua di graspato del Distretto di Cembra1 era di 24.757 ettolitri: inferiore, come si vede nel grafico, rispetto a quella del Distretto di Lavis o di Mezzolombardo. Il dato, quindi, mette in evidenza le difficoltà legate all’agricoltura delle aree montane. Stando alle statistiche del tempo, però, a Cembra la migliore qualità era quella della schiava rossa.
Il miglioramento economico portò a un incremento della popolazione. Si passò dai 11.066 abitanti nel 1852 ai 12.249 del 1910. Un segnale che porta a pensare ad un miglioramento delle condizioni di vita.
Gli anni precedenti allo scoppio del Prima guerra mondiale, infatti, hanno visto un lieve sviluppo economico e culturale.
Uno dei dati curiosi è quello legato all’istruzione. In tutta la valle c’erano tre biblioteche: esattamente a Verla, Cembra e Segonzano. Un segnale, questo, legato al processo di alfabetizzazione con l’introduzione dell’istruzione obbligatoria. Il numero degli analfabeti in valle, infatti, stando agli studi dell’epoca andava fra il 4% e il 6% della popolazione.
Fra la fine dell’Ottocento e il primi Novecento le amministrazioni comunali, in primis quella di Cembra, cercarono inoltre d’incentivare il turismo con la costruzione di alberghi e locande. Le difficoltà legate alla mancanza di una rete stradale comoda e veloce impedì, però, lo sviluppo di questo nuovo settore che proprio negli anni precedenti alla Prima guerra mondiale stava prendendo piede in alcune zone del Trentino.
Le municipalità della valle, inoltre, al fine di migliorare i collegamenti con Lavis, anche per scopi turistici, sostennero senza esitazione il progetto della tramvia Lavis-Predazzo. Il tutto rimase solo sulla carta perché, per volontà della componente tedesca alla Dieta di Innsbruck, il governo provinciale accantonò il progetto della Lavis-Predazzo a favore, anche a fini militari, della ferrovia Ora-Predazzo.
Nonostante le difficoltà riscontrare sul tema della tramvia, la valle, grazie all’attività di Cesare Battisti e di Ottone Brentari, entrò per la prima volta nelle guide turistiche del tempo. Lo stesso Battisti, nella sua guida dal titolo da Trento a Malé del 1909 scrive:
«Cembra ha delle belle case, chiese artistiche, alberghi comodi, vie pulite, grandi fontane […]. Affreschi antichi e di valore si hanno nella chiesa di S. Pietro la cui fondazione risale al XIII secolo […].
È meritevole di una visita la torricella Maffei dalla quale si gode un panorama magnifico nella valle […]. Agli studiosi di storia e d’archeologia gioverà ricordare che sotto il cimitero (presso la parrocchiale) vi è il Doss Caslir, celebre per gli oggetti preistorici che si scoprirono e sul quale vi era un antico castello».
Cembra, scriverà infine sempre Battisti in una delle sue ultime guide, «centro vinicolo, attende una ferrovia, che la allacci la mondo civile e le permetta di svilupparsi».
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