LAVIS Si cominciava sempre così con la canzone di casa “Voria veder el Trentino da ‘na cima propri bela…” Si partiva, allora, di primo mattino, magari anche appena passata la mezzanotte, per la lunga scarpinata verso la Paganella passando da Zambana vecchia e poi dagli anni ’50, con la funivia appena realizzata.
Però la sorte della Funivia direttissima della Paganella era già segnata da tempo sulle agende dei trafficanti-politicanti, sia provinciali che nazionali, molto probabilmente sin dai primi anni di attività…
Dopo la benedizione, impartita dall’arciprete-decano di Lavis don Celestino Brigà, presente insieme ai vari sindaci di tutta la zona circostante e ai vari assessori provinciali di turno, si era svolto il primo viaggio con tutte le autorità proprio dalla stazione di partenza di Lavis alle 10.30 di quello storico giorno.
(Video Dna Trentino)
Il dislivello era di 1885,76 metri, la durata del viaggio di circa 8 minuti, la cabina portava 44 persone esatte, mentre la portata oraria era di 280 viaggiatori. Il costo dell’intero impianto funiviario arrivò allora sui 280 milioni di lire, nella gestione facevano parte, oltre a quello di Lavis, anche i Comuni di Trento (era il maggior azionista), poi anche Fai, Andalo, Zambana, insieme all’Atesina, l’Immobiliare Previdenza, la Scac e anche la Sit.
(Video Dna Trentino)
Oltre ai normali passeggeri , erano diverse anche le trasferte dei bambini e ragazzi, sia della Scuola Materna, ma anche delle elementari, della Colonia Diurna e anche dei primi campeggi lavisani. Tutti includevano nei loro programmi settimanali e mensili anche l’immancabile trasferimento sulla Paganella, magari con il pranzo al sacco tra l’erba, i mughi e i rododendri sulla spianata, poi magari con la passeggiata finale fino alla “Roda” e all’altra stazione funiviaria verso Fai e Andalo.
Nel 1975 l’impianto venne chiuso “per ordini superiori” e la scusa-balla che venne adottata in quell’occasione era quella della sicurezza della fune portante e pertanto l’intera funivia non era più in grado di soddisfare la normativa vigente. Altra grossolana spiegazione adottata era anche quella, sempre rivolta alla fune portante, di essere stata seriamente indebolita e “fulminata”, cioè colpita da un fulmine, durante un furioso temporale sulla zona e questo come non ce ne fossero mai stati di temporali e di fulmini sul percorso delle corde della funivia…
Intervenne anche il Comprensorio per tentare di salvare il salvabile, affidando persino “all’Engineering” l’incarico di predisporre un nuovo progetto appunto per il rilancio. Progetto che però presentava la cifra preventivata intorno ai 7 miliardi di lire, cifra questa che nessuno, in quel particolare momento non proprio florido in quanto a finanziamenti pubblici, aveva certamente in testa di spendere per il rilancio della Paganella.
A spingere poi per lo smantellamento totale e quindi l’eliminazione di tutto quanto l’impianto funiviario, c’erano anche i Comuni e le aziende di soggiorno che ruotavano intorno agli interessi, non solo della cima della Paganella, ma di tutto il territorio dell’altipiano Andalo & Fai…
Se ne era così andata una struttura importante che a suo tempo era stata anche il vanto per l’intero Trentino e anche con un riflesso importante per la borgata lavisana, conosciuta in tutta Europa appunto per la sua stazione di partenza ai piedi della Paganella.
I tempi però sono poi cambiati assai e una funivia che unisca il fondovalle direttamente alla cima sarebbe stata un impianto eccezionale che avrebbe dato alla “montagna più bella del Trentino” un ulteriore e appropriato riconoscimento, insieme ad un ulteriore impulso non solamente stagionale.
A noi, che eravamo andati a piedi sulla Paganella con la scuola dei nostri tempi, non ci resta che il ricordo della canzone ormai indimenticabile “voria veder el Trentino da ‘na cima propri bela, no sta perder massa temp e va su la Paganella..“!
Però sulla Paganella solo a piedi, per intanto, poi forse magari con la funivia della Val Manara, quella che sembra vogliano far ripartire proprio da Zambana vecchia, chissà… chi vivrà vedrà!
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