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Si apra il sipario: storia del teatro e delle filodrammatiche a Lavis

LAVIS. Si sono rivelate abbastanza ricche e assai notevoli le tradizioni teatrali del borgo di Lavis, dai primordi e fino ai giorni nostri, sicuramente quelli di una certa età ancora rimasti in vita, ricordano ancora la grande passione e l’abnegazione dei vari filodrammatici e attori di un tempo sulle scene popolari paesane.

E quale seguito e incitamento ricevevano le varie compagnie dilettantistiche dalla stessa popolazione, sia in loco che nelle varie trasferte perlopiù di scambio che si facevano in giro per il Trentino nei vari paesi e paesini disponibili di un palcoscenico sia parrocchiale sia comunale.

Il primo teatro nel 1849

1.In quanto alle “origini” vere e proprie poi, la storia lavisana non proprio interessata a questo tema puramente comunitario e di massa, ci tramanda solamente alcune notizie scarne e poco impegnate, quelle di manifestazioni teatrali tenutesi in paese all’aperto in piazza (e anche a Pressano), le più antiche delle quali dovrebbero esser state le svariate e famose recite della “Passione di Cristo” e queste intorno al 1726!

Negli anni successivi ci sono testimonianze anche di teatro saltuario: dal 1760-62 grazie anche alle Compagnie Viaggianti Italiane con i loro teatri ambulanti, fino a tutto il 1849. Anno questo nel quale in borgata nacque il primo teatro stabile comunale con le primissime compagnie di attori quasi tutti del luogo.

Arriva l’elettricità

2.Poi nel 1867 dietro alla spinta di questa passione nascente del teatro “a tutti i costi”, venne inaugurato il Teatro Comunale vero e proprio, ricavato nella ex chiesa detta dei “Battuti e Disciplinati” (ora casa Troier), ma utilizzato agli inizi solamente per marionette e recite a carattere istruttivo e di beneficenza.

Si formò poi la Società Filodrammatica Lavisana (la SFL), che recitava quasi esclusivamente a favore del sostentamento dei poveri locali e delle famiglie meno abbienti. Nel 1882 il Teatro Comunale subì delle innovazioni tecniche e logistiche secondo un progettone, redatto per l’Amministrazione Comunale di allora, dal famoso ingegnere teatrale Huny di Monaco e nel 1904 venne poi anche dotato dell’elettricità, con una festosa cerimonia organizzata appositamente per l’inaugurazione del nuovo impianto pubblico, che stava arrivando gradualmente anche in tutte le case del paese.

I Troier comprano il teatro

3.E dal maggio 1903 era stata rilasciata dal Capitanato Distrettuale di Trento la licenza per dare delle rappresentazioni teatrali nei locali della Società Agricola Operaia Cattolica in via Grazioli n. 206 (attuale inizio di via Rosmini), intestatario era l’allora presidente della Società Lodovico Tonazzoli. Quell’attività però andò avanti per alcuni anni e poi tutto venne chiuso per mancanza di requisiti di sicurezza.

Arrivò il 1911 e per motivi economici il Comune alienò il fabbricato del teatro comunale, la nuova proprietà Troier andò avanti con l’attività teatrale alla quale si unì anche quella del cinema, il locale si chiamò “cinema-teatro Ideal” e i lavisani di allora dicevano che era un locale solamente per i “siori e le siore”…

Una prova di Operetta nel 1945

Teatro all’oratorio

4.Da quel periodo entrò pienamente in funzione il teatro del Ricreatorio Parrocchiale che, nel 1914, venne dotato completamente dell’elettricità, sia in tutta la casa, nella sala e anche sull’intero palcoscenico. Risalgono appunto a quei tempi gloriosi le grandi recite, veramente spettacolari e coinvolgenti, ancor oggi ricordate non senza un fremito di nostalgia.

La Filo Oratoriana vi rappresentava i grandi drammi dell’epoca: “I due Sergenti”, “Il condottiero della Morte”, “Il Britannico” e altri… A tali drammoni, dai toni più o meno caricati, si alternavano però i lavori comici e anche le operette con i cori locali e negli intervalli anche gli intermezzi del “Circolo Mandolinistico” diretto dal maestro Giovanni Endrizzi.

Il “Gilberto Govi” di Lavis

5.In quanto ad attori di quei tempi, andavano alla grande Pietro Frizzo, Davide Calliari, Giuseppe De Manincor e naturalmente Candido Cornella. Quest’ultimo, era definito il “Gilberto Govi” della situazione (era uguale).

Era bravissimo nell’improvvisare sia testi sia poesie dialettali in rima (ricordata ancora da qualcuno quella su tutti i “Soranomi del Pristol”). Scriveva commedie e farse, tenendo il tutto custodito in tantissimi quaderni di scuola, purtroppo andati tutti perduti… prima dei lavori alla Canonica!

La Vetta

6.Subito dopo la seconda guerra mondiale il teatro riprese, sempre al Ricreatorio, con la neocostituita Filodrammatica “La Vetta” che proseguì la sua intensa attività sin dopo i primi anni ’50.

È ricordata ancor oggi da tutti quelli di una certa età, la famosa recita di fine maggio 1945 appena finita la guerra e sistemato il teatro in fretta e furia, tutta a favore dei reduci della prigionia e della guerra, in quell’occasione venne rappresentata la commedia in dialetto trentino “Toni set o no set trentin ?”,scritta per l’occasione da Italo Varner.

Un successone con tantissime repliche a grandissima richiesta, tutti i lavisani l’hanno vista, compresa anche tanta gente dalle frazioni, da Meano, Gardolo e anche da Trento città.

La commedia “Il Cardinale” del 1950

I fratelli Toller (e gli altri)

7.Tra i successi della “Vetta” è ricordato in modo particolare “Il Cardinale”, con una grande interpretazione personale di Adolfo Toller (della dinastia dei Toller dal papà ai figli), scomparso proprio recentemente ad oltre 90 anni di età.

Altri titoli sono stati quelli brillanti de “La biondina dagli occhi celesti”, poi “Addio Palmira”e anche la “Famiglia Brambilla in vacanza” e “Ormai non mi sposo più”… Ricordati anche gli attori di allora all’Oratorio: oltre ai tre fratelli Toller, Arrigo era anche segretario e suggeritore ufficiale della compagnia, Italo e Beppino Varner, Federico Brugnara sempre presente, poi Ivan Righetti, Giovanni Pedrotti, Rosario Cacciari e tanti altri…

Il Pinocchio lavisano

8.Dopo la “Vetta” che aveva pian piano cessato l’attività, arrivò direttamente l’Oratorio con l’allora cappellano don Guido Tait originario di Mezzolombardo e appassionato di teatro giovanile. Venne predisposta, con i ragazzi e i giovani di allora, una importante recita del “Pinocchio” di Collodi, con la collaborazione musicale del maestro Camillo Dorigatti e come regista-tuttofare ancora l’Arrigo Toller, bravissimo!

La recita ebbe un successo strepitoso, una decina le repliche a Lavis, due-tre anche a Pressano, applausi a non finire per tutti i ragazzi attori, bravissimo Luciano Conci nelle vesti di Pinocchio, applausi a più non posso anche per la bella Margherita Mattivi, una splendida ed invidiata Fata Turchina

La Filo Italo Varner negli anni Novanta

Le due filodrammatiche

9.Poi, arrivato il cinema anche al Ricreatorio, le recite delle Filo anche ospiti, ebbero un rallentamento crescente. C’erano qualche compagnia ambulante, le recite improvvisate di carnevale e feste comandate, ma poi nulla di più!

Si riprese negli anni ’70 con ben due Filodrammatiche nate quasi in concorrenza contemporanea, prima la Filodrammatica Lavisana diretta prima da Ivan Righetti e poi da Italo Varner fino alla sua scomparsa, la stessa divenne poi “Filo Italo Varner”. Anche la Filo “Paganella”,fondata e diretta da Nicola Parrotta, andò avanti fino all’ improvvisa dipartita del Nicola, da allora e fino ad oggi è l’unica rimasta a Lavis ed è chiamata Filo “Nicola Parrotta”.

L’auditorium comunale

10.Il problema più importante però per Lavis è sempre stato quello logistico, sempre alla ricerca della perfezione in tutto e per tutto, dall’Oratorio si ripiegò all’Auditorium delle Scuole Medie, poi a quello della Cassa Rurale, fino a finire nel nuovo Auditorium Comunale da 250 posti al piano terra della Biblioteca inaugurato una ventina d’anni fa.

Poteva essere meglio di quello che è stato il risultato finale, tre progetti “corretti” negli anni dai vari amministratori, il palcoscenico è risultato insufficiente e anche tecnicamente “carente”, insieme ad altre imperfezioni che si notano ogni giorno di più. Qualcuno, in alto loco, ha però commentato “è meglio di niente…”

“è vero anche questo, comunque si poteva fare di più”..  e intanto l’avventura teatrale continua, nonostante tutto…!

La Filo Nicola Parrotta negli anni Duemila
Giovanni Rossi

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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