L’altro “esercito italiano”: in un video di 100 anni fa le donne e i migranti al lavoro per la vittoria

In uno straordinario filmato conservato all’Imperial war museum la testimonianza della manodopera femminile e degli uomini provenienti dalle colonie, durante la Prima guerra mondiale

TRENTO. Sono visi sereni, sorridenti, indaffarati quelli inquadrati da un’attenta cinepresa. Tutto sembra così naturale, semplice, immediato. Spontaneo verrebbe da dire.

Siamo nel 1918, probabilmente, e il filmato è un piccolo gioiello uscito dagli archivi cinematografici dell’Imperial War Museum di Londra. Suona strano che un video dedicato al fronte interno e alla guerra italiana si trovi a Londra, per di più con puntigliosi sottotitoli in inglese.

Il video

Se collochiamo meglio questo spezzone però il puzzle si ricompone. Questo documento venne realizzato dal Ministero per gli Armamenti del Regno d’Italia nell’ottica di mostrare l’incredibile espansione dello sforzo bellico italiano avvenuta tra 1914 e 1917.

Video: © IWM (IWM 460)

Dopo Caporetto

1.All’indomani della rotta di Caporetto la fiducia degli alti comandi dell’Intesa nei confronti della tenuta del nostro Paese era vacillato fortemente: la pesante sconfitta rimediata in Friuli il 24 ottobre 1917 e l’invasione di una parte della pianura veneta avevano spinto britannici e francesi ad approfondire la cooperazione militare con Roma e a sostenere precipitosamente il Regio Esercito provato dalla perdita di centinaia di migliaia di uomini.

L’Alto Comando italiano dal canto suo si era convinto dell’utilità di mobilitare su vasta scala tutte le risorse interne possibili per cercare di ottenere la vittoria finale sulle armate austro-tedesche. In questa innovativa strategia, fortemente voluta dal nuovo comandante delle forze armate Armando Diaz, rientrava anche una maggiore attenzione alla propaganda e all’utilizzo di riviste illustrate, immagini e filmati per convincere i cuori e le menti degli italiani dell’ineluttabilità della vittoria.

L’altro esercito

2.Venne costituito il “Servizio P” specificatamente rivolto alla gestione delle informazioni e delle notizie circolanti tra i soldati al fronte e nel resto del Paese. Andava consolidata la tenuta del fronte militare e del“fronte interno” ma bisognava anche rassicurare gli alleati sul mantenimento degli obiettivi bellici sottoscritti nel Patto di Londra1.

Fu così, probabilmente, che venne girato questo video che significativamente si intitola “The other Italian army”, l’altro esercito italiano.

Quando vengono girate queste immagini il Comando Supremo e i vertici politici italiani avevano compreso la necessità impellente di coinvolgere quelle fasce di popolazione non ancora toccate dalla mobilitazione totale. Proprio per questo donne e “volontari” coloniali, probabilmente eritrei, sono i protagonisti di questo cortometraggio.

Donne al lavoro

3.Per le donne italiane la prima guerra mondiale fu un importante momento di riconoscimento sociale ed emancipazione. Alla popolazione femminile, come mai era accaduto in precedenza, si chiedeva di operare in attività in passato svolte esclusivamente dagli uomini garantendo un supporto fondamentale per la esigenze della nazione.

Questo coinvolgimento, osteggiato da ampi settori dell’opinione pubblica, ma necessario per garantire la tenuta dei ritmi produttivi, influirà moltissimo sulle rivendicazioni politiche del primo Dopoguerra e sulla concezione stessa della figura femminile.

Donne e migranti

4.Nel video vediamo centinaia di donne e ragazze impegnate nella produzione di spolette, proiettili e nella lavorazioni dei metalli, le vediamo sorridere ed incespicare di fronte alla cinepresa al cambio di turno. Si trattava in gran parte di operazioni gravose e complesse che però la lente deformata della propaganda riesce quasi a trasformare in attività spensierate.

Anche il coinvolgimento di uomini provenienti dalle colonie nel lavoro in fabbrica dimostra quale fosse, già 100 anni fa, il livello di circolazione della manodopera e quanto il mondo fosse già “globalizzato”. In particolare il filmato ci ricorda il passato coloniale del nostro Paese, troppe volte dimenticato e sottovalutato.

Prove tecniche di integrazione

5.I ragazzi africani appaiono impiegati in compiti molto gravosi, addirittura con la responsabilità di condurre uno stabilimento autonomamente se dobbiamo credere a quanto dichiarano i titoli. Difficile dire se questo corrispondesse a verità, ma si trattava comunque delle prime prove tecniche di integrazione in una società probabilmente non ancora preparata per questa sfida e rigidamente militarizzata.

Certo, visto con gli occhi di oggi, questo filmato sembra sottoporci sfide che, a 100 anni di distanza devono essere ancora pienamente vinte: la parità di genere e l’integrazione.

Note

  1. Il Patto di Londra (conosciuto anche come “Trattato di Londra”) fu un accordo segreto firmato il 26 aprile 1915, stipulato tra il governo italiano e i rappresentanti della Triplice Intesa, con i quali l’Italia si impegnò a scendere in guerra contro gli Imperi Centrali, durante la prima guerra mondiale, entro un mese dalla stipula in cambio di cospicui compensi territoriali non completamente riconosciuti nel successivo trattato di Versailles alla fine del conflitto.

È nato a Trento il 26 agosto 1982. Laureato in Storia della Civiltà europea all'Università di Trento. Ha partecipato al convegno "Le élites in Tirolo tra Antico Regime e Vormärz" organizzato dall'Archivio Provinciale di Bolzano. Nel 2010, insieme ad Andrea Casna, ha pubblicato il volume “Lavis nel vortice delle guerre napoleoniche”. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Studi Storici alla facoltà di Sociologia di Trento nel 2012. Ha lavorato come assegnista di ricerca al Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento. Attualmente è docente a contratto di Geografia e Geografia Storica ed è assegnista di ricerca per il progetto "L’evoluzione geostorica della città di Rovereto".

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