Questa è la mia nonna.
Ed è una Donna speciale.
Mi ha sbaciucchiata e coccolata quando ero piccina, ha raccolto i miei capelli in una coda alta per farmi andare “comodada” all’asilo, ha cucinato per me pasticcio e risotto con la conserva per i pranzi dopo la scuola, ha saltato patate croccanti in padella alle due e mezzo del pomeriggio (nella sua routine, ora di merenda) per farmi trovare un buon pasto al rientro dalle superiori (le nonne, sempre attente a non far mancar cibo!); mi ha fatto assaggiare il caffè quando ancora non camminavo (el tira su la petturina), e tanti ne abbiamo condivisi poi “da grandi”.
Ha riempito di caramelle mou le mie valigie di studentessa universitaria, mi ha telefonato costantemente negli anni di vita padovana, e ovunque mi trovassi (con lo stupore di sentire così nitida la mia voce, nonostante la distanza, senza bisogno di alzare il tono – ma varda sti trapoi, par che fusti chi -).
Ha mantenuto acceso il fuoco del caminetto in soggiorno, mia aula studio privata nei periodi pre esame, avanti e indietro dalla stanza come una formichina con legna (e cioccolato!) per assicurarsi che non mi mancasse nulla. A lei ho dato un abbraccio emozionato il giorno del mio matrimonio; a lei ho mostrato con mano tremante la prima ecografia, grata per quelle preghiere e candele accese con la speranza di veder realizzato il mio desiderio di maternità.
Gli anni sono passati, ora ne conta quasi novanta. È minuta e dolce come una bambina la mia nonna Bruna. Ama vedere i miei piccoli, il loro sguardo vispo, le mani gentili. Se la ride quando abbassano la maglietta in cerca di tette. Da lei, sempre parole incoraggianti (anche quando i gemelli erano briciole) “ma varda che grandi sti popi, i te ven avanti propri ben, brava brava”.
In questo giorno dedicato alla Donna, io non posso che pensare a lei. Sei super, per davvero.
La mia altra nonna, ahimè, non ho avuto il tempo conoscerla. Non ho mai sentito la sua voce, ma custodisco l’immagine in bianco e nero di una giovane e bellissima donna. Più divento grande e più sento di portare dentro qualcosa di suo.
A voi, donne, mamme, nonne: grazie.
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