Al canto delle lavandaie: storia delle rogge che irroravano Lavis

LAVIS. Fino ai primissimi anni ’60 l’intero centro storico lavisano era attraversato in lungo e in largo dalle rogge a cielo aperto, parecchie si insinuavano persino sotto le case per poi uscire allo scoperto e proseguire verso le campagne fino all’Adige, vicino alla Paganella.

Una mappa di rogge antichissime che hanno lasciato nel ricordo dei più nostalgici il fascino delle cose semplici ma belle, purtroppo oggi inesorabilmente tutte scomparse alla vista della gente, nonché dalla scena storica e culturale locale.

I canti delle lavandaie

1.“Andar su e giù per le rogge”, si diceva un tempo, per ammirare l’acqua che in quei tempi passava abbastanza abbondante ma tranquilla, ma anche per seguire ed ascoltare le varie “lavandaie”, indaffarate come non mai lungo tutti gli argini più o meno accessibili e ospitali.

Si potevano udire anche le canzoni in voga in quei tempi, a volte sommesse e a volte a pieno volume, specialmente dalle giovani donne intente a lavare i panni di casa : “La bella lavanderina”, poi anche “Amor dammi quel fazzolettino”, non dimenticando nemmeno “La bella la va al fosso…”!

Scaldino e cenere

2.Nella stagione invernale i ragazzini di casa dovevano portare sul posto dove si lavava il bucato, anche lo speciale “scaldino”, appunto per riscaldare le mani infreddolite delle madri e delle sorelle durante le grandi lavate (le bugade) settimanali.

Portavano poi anche la grande riserva di cenere appena levata dal focolare di cucina (la zendro) e ritenuta a tutti gli effetti il più insostituibile detersivo in vigore in quei tempi, l’unico a buon mercato, definito anche la panacea di tutti i mali, del bucato naturalmente…

“El canalon”

3.Fino ai primi del ‘900 la roggia grande alimentava anche la famosa Filanda Tambosi con la sua centralina elettrica in via Carmine (oggi via Degasperi) e anche la Cantina Cembran più a valle (ora Cantina La Vis) dove alimentava le sue apparecchiature con la corrente elettrica prodotta con la roggia principale, chiamata da tutti “el canalon” .

E le lavanderie a cielo aperto costellavano l’intero percorso della roggia principale, in un grande spaccato di vita e di attività sostenuto dalle casalinghe superimpegnate.

La mappa delle lavandaie

4.Il nostro giro rievocativo dei punti di lavaggio inizia proprio dalla piazza Loreto dove la lavanderia per 4/5 posti si trovava a bordo roggia e tra le case dei panettieri Rella e quella del vecchio mulino dei Bazzanella. Proseguendo poi verso il centro storico si incontrava il 1°Vicolo del Pristol e tra le case dei Pezzi e dei Campregher (ora casa Partezin), c’era un altro lavatoio pubblico, anche questo poteva ospitare 4/5 posti ed era completamente al coperto.

Terza postazione con lavanderia era quella sotto casa Gentilini al confine con l’entrata laterale della chiesa arcipretale. Qui potevano starci benissimo fino ad otto posti di lavandaie. Quarto posto dove lavare era quello a lato di piazza Manci, tra le case Lorenzi e Bortolotti del palazzo Sardagna, praticamente nelle vicinanze della vecchia fontana di casa Varner (ora Emporio Lona), qui erano disponibili altri 4/5 posti per lavare.

Via della roggia

5.Proseguendo poi in avanti lungo la roggia ecco un’altro posto per il lavaggio pubblico, quello praticamente a fianco di casa Endrizzi (ex bar della Teresa) di via Filzi, angolo con il passaggio del tram ora via Carlo Sette, qui erano disponibili altri otto posti per lavare. Più sotto altra postazione con quattro posti quasi davanti alla Caserma dei Carabinieri (ex Giudizio Austroungarico e ora Scuola Clementi), proprio nei paraggi dell’antica fontana ad angolo in prossimità del ponte dei de Concini.

In via della Roggia poi, oltre al Mulino dei Dorigatti e alla segheria dei Casagrande (ambedue alimentati dall’acqua della roggia), altro lavatoio pubblico con tetto di protezione nelle vicinanze della Scuola don Grazioli, proprio nell’angolo con la via della Roggia e la campagna dei fratelli Lorenzi, anche qui c’erano 5/6 posti per altrettante lavandaie.

Dove bevono gli animali

6.Altro punto d’incontro poi era quello situato al bivio tra le vie Garibaldi e Orti, altri quattro posti comodi proprio davanti alla casa dei Patton. Sempre in zona ma dalla parte opposta, altro punto per lavare di quattro posti, all’incrocio di via Carmine (ora via Degasperi) con la via Garibaldi e le case Mariotti-Cadrobbi protetto dalla storica e antica pianta di gelso (morar).

Dulcis in fundo altro punto cruciale con però annesso l’abbeveratoio per animali, era quello in via Pressano (ora via Rosmini), nei pressi della campagna dei de Schulthaus e le case dei Vindimian, praticamente quasi davanti alla villa Donati dove oggi c’è la Cassa Rurale. Qui si poteva lavare in dieci posti comodamente e tutt’intorno alla grande vasca in cemento, inutilizzabile però nei giorni di mercato settimanale e delle fiere mensili.

In quelle occasioni era proibito usare la postazione come lavatoio e proprio da un’ordinanza del sindaco, in quanto disponibile solamente come abbeveratoio per tutti gli animali di passaggio e di quelli che erano in fiera.

Le grandi pulizie

7.Da ricordare inoltre che l’annuale pulizia completa delle rogge interne all’abitato, avveniva sempre durante tutta la settimana prima della Pasqua (detta la Settimana Santa) e veniva levata tutta l’acqua delle rogge proprio alla partenza dalla piazza Loreto vicino alla centralina comunale del Zambel.

Una grossa squadra di operai, reclutati per l’occasione dal Comune e dal Consorzio Irriguo, scendeva nelle rogge a partire dalla piazza Loreto e fino all’esterno del paese, sotto le case per le pulizie generali e il prelievo dei materiali d’ogni genere scaricati e gettati dai cittadini.

Erano tante le sorprese e anche gli… imprevisti logistici in quella settimana di operazioni d’alta pulizia, non dimenticando che allora le fognature, lungo tutto il percorso interno al centro, scaricavano proprio nelle rogge…

Due grandi lavatoi

8.E quando tutte le rogge, verso i primi anni ’60, vennero completamente incanalate e coperte alla vista dei cittadini, il Comune provvide alla costruzione di due grandi lavatoi pubblici per sopperire alla mancanza delle rogge, ognuno con dieci vasche disponibili.

Uno lungo il confine tra il Macello Comunale (ora Biblioteca) e le proprietà Varner-Lona, l’altro in via della Roggia, proprio nelle immediate vicinanze della scuola Grazioli e la casa dei Tovazzi.

I panni in casa

9.Sotto le case del centro storico, dalla chiesa fino alla piazza Manci, sono così rimasti i canaloni vuoti e non più utilizzati dai punti di lavanderia pubblica, questi sono ora per tante famiglie solamente un ricordo del bel tempo che fu.

Passando da quelle parti sembra sentire ancor oggi il cicaleccio delle varie lavandaie di allora, con tutte le notizie fresche di giornata e le ultime novità del paese che si sentivano già di buon mattino in prima assoluta…

Poi le moderne lavatrici hanno soppiantato definitivamente queste attività manuali e pionieristiche di un tempo ormai passato e tutte le donne d’oggi preferiscono alla grande lavarsi i loro panni in… casa e con l’ausilio delle moderne tecnologie.

Al fosso a resentar

10.Non sono però scomparse del tutto le vere “lavandare” che ci sono anche oggi sulla cresta dell’onda, quelle che fanno ancora il buono e il cattivo tempo in fatto di chiacchiere, notizie,gossip giornalieri e anche qualche “fake news” di attualità.

Queste “lavandare” sicuramente a Lavis rimarranno sempre e anche senza le famigliari rogge che, in un tempo passato ormai, oltre che portar via lo sporco della biancheria di casa, portavano via anche le chiacchiere e le maldicenze, più o meno esagerate, di un intero paese!

E qualcuno ricorda ancora quei canti felici delle lavandaie lungo le rogge lavisane, quei canti che aiutavano a lavorare e a vivere allegramente in pace, dimenticando magari per un attimo anche le avversità e i problemi della vita: “la bella la va al fosso, al fosso a resentar” oppure anche: “amor dammi quel fazzolettino , vado alla fonte lo voglio lavar, ogni sbattuta un sospiro d’amor”, non dimenticando poi qualche “bella lavanderina che lavava i fazzoletti”!…

Giovanni Rossi

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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