Quello che doveva essere un passatempo è diventato un libro, con un mistero tutto ambientato in Trentino. L’autore è nato a Gardolo, vive da vent’anni a Pressano e lavora alla Cassa rurale di Lavis
LAVIS. Si chiama “Nel nome di Alice”, è il romanzo d’esordio di Corrado Campestrini, che vive a Pressano e lavora alla Cassa rurale di Lavis. Sarà presentato questa sera, giovedì 14 marzo alle 20.30, alla biblioteca di Lavis.
«Con questo libro ho realizzato un sogno. Ho sempre avuto la passione per la lettura, sin dalle scuole medie. Poi piano piano ho iniziato a scrivere: ma mai avrei pensato di pubblicare un romanzo». Il libro, pubblicato da Curcu e Genovese, è un noir ambientato in Trentino. È la storia dell’improvvisa scomparsa di tre bambini e delle indagini che cercano di risolvere il caso, con tutti i suoi misteri e colpi di scena.
I primi esperimenti
Campestrini ha 49 anni e due figli, è gardolotto di origine ma lavisano di adozione, vive a Pressano da ormai vent’anni. È laureato in Giurisprudenza, lavora in banca come vice responsabile dell’area crediti alla Cassa rurale di Lavis. Ma nel tempo libero continua a leggere e soprattutto continua a scrivere. I primi tentativi di scrittura quando ancora non si usavano i computer ma la macchina da scrivere.
«Mi sono innamorato della lettura alle scuole medie – dice – Avevo una passione per Agatha Christie: così, ai tempi delle superiori, ho fatto il mio primo esperimento, provando a scrivere un giallo, ancora con la macchina da scrivere. Poi nei primi anni Duemila mi sono cimentato nel primo romanzo. L’ho fatto leggere ad alcuni amici ma non andava bene. Aveva alcune parti che erano troppo pesanti».
Nelle ore libere
Quei primi tentativi sono rimasti chiusi nel cassetto. La vita ha continuato a scorrere: sono arrivati la laurea, il lavoro, la casa a Pressano e una bella famiglia. Ma la passione per la scrittura non è mai venuta meno. Fino a quando, dallo schermo bianco di un computer, piano piano è nato “Nel nome di Alice”.
«L’ho scritto nelle ore libere, soprattutto nel dopocena. Ora i miei figli sono più grandi, hanno 18 e 15 anni. Ma quando ho iniziato erano piccolini e mi occupavano anche più tempo: così ho impiegato quattro anni per finirlo. C’è da dire che mentre lo scrivevo non pensavo che un giorno lo avrei pubblicato: è stato solo per passione, perché scrivere mi divertiva, mi portava via. Poi verso settembre mi sono detto: “Perché non portarlo a un editore?”».
La forza dei sogni
In questi giorni il libro sta facendo una sorta di piccolo tour del Trentino, con diverse presentazioni che stanno facendo aumentare la curiosità. Questa sera tocca a Lavis. E poi cosa succederà?
«Sull’onda dell’entusiasmo di questa pubblicazione, ho ripreso in mano anche l’altro romanzo, quello che avevo lasciato nel cassetto – dice Campestrini -. Lo sto riadattando e sto togliendo le parti che erano troppo pesanti, per renderlo scorrevole e magari pubblicarlo. Sarebbe fantastico se la scrittura diventasse il mio lavoro. So che è quasi impossibile, però è bello avere dei sogni. E con “Nel nome di Alice” un sogno l’ho già realizzato.
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