Quando a Lavis si immaginò la seggiovia sul Paion: un sogno rimasto solo sulla carta

Negli anni Cinquanta c’era un progetto, discusso anche in Consiglio comunale, e c’erano alcuni imprenditori interessati. Ma poi non se ne fece più nulla e tutto finì nel dimenticatoio

LAVIS. Non è certamente una bufala, nemmeno una sparata giornalistica dell’ultima ora, tanto meno una estemporanea “fake news” come si dice oggigiorno! Tutto è veramente accaduto, negli anni ’50, in una Lavis sonnolenta, pigra e ancora taciturna, ormai sulla pista di lancio e di recupero però, dopo gli anni dell’ultima guerra…

Quello che sovrasta, quasi paternamente e con un’occhio di riguardo Lavis, con le sue pendici scoscese e piene di arbusti (ora anche con qualche casetta disseminata qua e la), è il famoso Doss Paion tanto caro ai lavisani doc e in modo particolare agli abitanti dei Pristoi.

L’antico castelliere

1.La tradizione locale insieme alla benedizione dello storico di casa Albino Casetti col suo libro importante sulla “Storia di Lavis”, ci hanno sempre raccontato che su quel colle molto importante, esisteva sin dai tempi antichissimi, un ardito e impavido castelliere che dominava incontrastato tutta la zona compresa la Valle dell’Avisio.

Scavi, anche di qualche anno fa, hanno poi reso ulteriori testimonianze e conferme, portando a vari ritrovamenti archeologici, visitati e controllati nel corso di diversi sopralluoghi , anche dagli eminenti storici e tecnici della Provincia.

Il percorso

2.Il Doss Paion, per chi è nato veramente a Lavis, rappresenta poi una sorta di simbolo storico carismatico e affettivo insieme, che lo lega alle vicissitudini locali di questi ultimi secoli passati. Sono state molte, infatti, le escursioni e le passeggiate popolari che dall’ultimo dopoguerra in poi, hanno entusiasmato e coinvolto le generazioni di quel tempo.

La strada più conosciuta per arrivare sul “Paion” era quella che, attraverso il 3° Vicolo del Pristol, portava fino alla simpatica casa del zio Richetto (baffo) Magotti da dove, arrancando in forte pendenza per le indimenticabili “scalette” a fianco della casa (erano una novantina in tutto gli scalini da superare), si arrivava sul curvone per la Val di Cembra.

Da qui si saliva ancora imboccando un ripido sentiero, costellato da qualche gradino sconnesso, imboccando poi a fianco della collina con le viti del Cesare Andreatta, la stradina che portava direttamente alla base del “Paion” e proprio nella zona chiamata famigliarmente dei “Castagnari”.

La veduta dall’alto

3.Proseguendo poi ancora verso il Maso Franch, si imboccava la stradina che costeggiava il colle e che portava direttamente sulla sommità erbosa dell’ambito Doss Paion. Un autentico belvedere, nazionalpopolare si diceva già allora, dal quale si poteva ammirare tutta la borgata lavisana, ai piedi dell’Avisio e con la Paganella sullo sfondo dello scenario.

Verso sud lo sguardo cadeva sulle ultime costruzioni ancora in vita del caratteristico castello-giardino dei Ciucioi, la fantasiosa creatura del sindaco di allora Bortolotti, naturalmente sulla piazza Loreto con il ponte di ferro per “Santo Lazzaro”!

La piazza Manci, una delle possibile stazioni di partenza per la seggivia

Turismo sul Doss Paion

4.Sulla grande, spaziosa e liberatoria spianata del Doss Paion le avventure di quei tempi si sono sempre susseguite alle avventure, con giochi in libertà per i più piccoli, riposo e serenità per gli adulti seppur con qualche diversivo calcistico o giochi in comunità.

E qui arriviamo al tema della nostra storia: intorno ai primissimi anni ’50 si era anche avanzata l’idea, a scopi turistici e vacanzieri, di rilanciare alla grande tutta quella zona, magari creando una sorta di antesignano degli allora nascenti “agritur”, con magari annesso il ristorantino popolare.

La seggiovia del Paion

5.Complice e ideatore, insieme ad altri esercenti locali e anche alla Austro Ital appena arrivata in borgata, era stato l’ingegnere aeronautico Johannes Kaufman che da qualche anno veniva a trascorrere le ferie estive a Lavis ospitato all’Albergo Corona dall’Emiliano Proner.

Il Kaufman, che era il padre dell’allora già attrice Christine, quella che sposò poi l’attore Tony Curtis conosciuto sul set di “Taras il Magnifico”, dopo innumerevoli passeggiate e sopralluoghi proprio sul Paion, propose la progettazione in grande stile di una vera e propria seggiovia che avrebbe dovuto collegare la piazza Manci (dal Ronc col tragitto di partenza e arrivo) oppure la piazza del Tram – piazza Battisti (con la linea che saliva e discendeva dalla parte del lato destro del campanile della chiesa), direttamente con il fantastico Dosso detto del Paion.

La piazza del tram, altra possibile stazione di partenza

La giovane attrice

6.La famiglia Kaufman, la moglie dell’ingegnere era la francese Genevieve Gavaert, veniva già da qualche anno e soggiornava per circa tre mesi nell’Albergo Corona ospitata dai Proner. Oltre all’Emiliano Proner e famiglia, i Kaufman tenevano rapporti di amicizia anche con le famiglie di Sergio e Romano Donati che avevano conosciuti anche in occasione di visite in Germania.

Christine aveva interpretato anche il film “Circo in fiamme – Salto Mortale” del 1955 e aveva una decina d’anni quando un’ estate a Lavis al Cinema del Ricreatorio venne proprio proiettato quel film, presente tra il pubblico tutta la famiglia dei Kaufman al completo, inutile dire poi degli applausi finali riservati alla giovane attrice festeggiatissima…

Un fotogramma del film interpretato a 10 anni dalla Christine Kaufman “Circo in Fiamme – Salto Mortale” uscito nel 1955 anche a Lavis

In consiglio comunale

7.Intanto idee e ipotesi di sviluppo della zona del Paion e della creazione della seggiovia, andarono avanti per qualche tempo. Se ne parlò e riparlò più volte tra gli imprenditori locali interessati, la Società di Abbellimento (poi divenuta Pro Loco) e come dicevamo anche con l’Austro Ital che sembrava interessata ad appoggiare l’idea sul recupero del Doss Paion con annessa seggiovia.

Se ne parlò anche nel corso di una animata seduta del Consiglio Comunale in Municipio, i pareri erano (come sempre succede politicamente a Lavis) discordi su tutti i fronti, le varie filippiche e gli interventi di alcuni consiglieri “doc” dell’epoca finirono in un’approvazione non certo all’unanimità, dividendo in due vere e proprie fazioni battagliere i contrari da quelli che erano d’accordo sull’operazione “seggiovia”

Nel dimenticatoio lavisano

8.In pratica non se ne fece più nulla e tutto il progetto-abbozzo redatto amichevolmente dall’ingegner Kaufman finì nel solito dimenticatoio lavisano, in questo caso tra i carteggi e i vecchi faldoni della ex Società di Abbellimento

Del Doss Paion sono rimasti ancor oggi solamente i ricordi, quelli della colonia diurna organizzata dall’Eca prima e dall’Oratorio, poi delle gare di Tiro al Piattello organizzate per diversi anni dall’Associazione Cacciatori di Lavis e poi anche della grande croce luminosa posata sulla sommità dai pompieri lavisani in occasione della Madonna Pellegrina negli anni ’50 e alimentata e accesa (tutte le notti e per oltre un anno), con oltre 500 lampadine dall’elettricista della Ste di allora, l’indimenticato Andrea Fava, scomparso qualche anno fa, ultracentenario doc…

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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