LAVIS. Non è certamente una bufala, nemmeno una sparata giornalistica dell’ultima ora, tanto meno una estemporanea “fake news” come si dice oggigiorno! Tutto è veramente accaduto, negli anni ’50, in una Lavis sonnolenta, pigra e ancora taciturna, ormai sulla pista di lancio e di recupero però, dopo gli anni dell’ultima guerra…
Quello che sovrasta, quasi paternamente e con un’occhio di riguardo Lavis, con le sue pendici scoscese e piene di arbusti (ora anche con qualche casetta disseminata qua e la), è il famoso Doss Paion tanto caro ai lavisani doc e in modo particolare agli abitanti dei Pristoi.
Scavi, anche di qualche anno fa, hanno poi reso ulteriori testimonianze e conferme, portando a vari ritrovamenti archeologici, visitati e controllati nel corso di diversi sopralluoghi , anche dagli eminenti storici e tecnici della Provincia.
La strada più conosciuta per arrivare sul “Paion” era quella che, attraverso il 3° Vicolo del Pristol, portava fino alla simpatica casa del zio Richetto (baffo) Magotti da dove, arrancando in forte pendenza per le indimenticabili “scalette” a fianco della casa (erano una novantina in tutto gli scalini da superare), si arrivava sul curvone per la Val di Cembra.
Da qui si saliva ancora imboccando un ripido sentiero, costellato da qualche gradino sconnesso, imboccando poi a fianco della collina con le viti del Cesare Andreatta, la stradina che portava direttamente alla base del “Paion” e proprio nella zona chiamata famigliarmente dei “Castagnari”.
Verso sud lo sguardo cadeva sulle ultime costruzioni ancora in vita del caratteristico castello-giardino dei Ciucioi, la fantasiosa creatura del sindaco di allora Bortolotti, naturalmente sulla piazza Loreto con il ponte di ferro per “Santo Lazzaro”!
E qui arriviamo al tema della nostra storia: intorno ai primissimi anni ’50 si era anche avanzata l’idea, a scopi turistici e vacanzieri, di rilanciare alla grande tutta quella zona, magari creando una sorta di antesignano degli allora nascenti “agritur”, con magari annesso il ristorantino popolare.
Il Kaufman, che era il padre dell’allora già attrice Christine, quella che sposò poi l’attore Tony Curtis conosciuto sul set di “Taras il Magnifico”, dopo innumerevoli passeggiate e sopralluoghi proprio sul Paion, propose la progettazione in grande stile di una vera e propria seggiovia che avrebbe dovuto collegare la piazza Manci (dal Ronc col tragitto di partenza e arrivo) oppure la piazza del Tram – piazza Battisti (con la linea che saliva e discendeva dalla parte del lato destro del campanile della chiesa), direttamente con il fantastico Dosso detto del Paion.
Christine aveva interpretato anche il film “Circo in fiamme – Salto Mortale” del 1955 e aveva una decina d’anni quando un’ estate a Lavis al Cinema del Ricreatorio venne proprio proiettato quel film, presente tra il pubblico tutta la famiglia dei Kaufman al completo, inutile dire poi degli applausi finali riservati alla giovane attrice festeggiatissima…
Se ne parlò anche nel corso di una animata seduta del Consiglio Comunale in Municipio, i pareri erano (come sempre succede politicamente a Lavis) discordi su tutti i fronti, le varie filippiche e gli interventi di alcuni consiglieri “doc” dell’epoca finirono in un’approvazione non certo all’unanimità, dividendo in due vere e proprie fazioni battagliere i contrari da quelli che erano d’accordo sull’operazione “seggiovia”…
Del Doss Paion sono rimasti ancor oggi solamente i ricordi, quelli della colonia diurna organizzata dall’Eca prima e dall’Oratorio, poi delle gare di Tiro al Piattello organizzate per diversi anni dall’Associazione Cacciatori di Lavis e poi anche della grande croce luminosa posata sulla sommità dai pompieri lavisani in occasione della Madonna Pellegrina negli anni ’50 e alimentata e accesa (tutte le notti e per oltre un anno), con oltre 500 lampadine dall’elettricista della Ste di allora, l’indimenticato Andrea Fava, scomparso qualche anno fa, ultracentenario doc…
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