Se ne è andato a fine gennaio 2019, alla bella età di 97 anni: era il superstite di una dinastia di uomini di cultura e spettacolo
LAVIS. E’ più che giusto il ricordo, anche se sono passati quasi due mesi dalla sua scomparsa, del lavisano doc Adolfo Toller, grande oratoriano negli anni 30/40, poi educatore e docente di spicco, ma anche uomo di teatro con la “T” maiuscola, anche se vissuto nei ranghi amatoriali e oratoriani.
“La Vetta”
1.Lo avevo incontrato per l’ultima volta una manciata di anni fa ed era ritornato a Lavis in visita alla sorella Elena, scomparsa anch’essa ormai da qualche anno ma con sulle spalle le sue oltre cento primavere portate avanti con brio ed eleganza.In quell’occasione con Adolfo avevamo parlato “de stì ani” e delle solite rimembranze oratoriane con i suoi exploit teatrali indimenticabili e incancellabili. Prima di tutto della recita, ripresa più volte e con teatro sempre esaurito, del famoso “Il Cardinale”, opera storica, impegnata e anche sofferta da tutta la Compagnia “La Vetta”, che aveva proprio in Adolfo il suo primo personaggio-attore più importante di tutti quanti.
Lavori indimenticabili
2.La sua più che superba interpretazione aveva anche mobilitato la Cofas di Trento che allora aveva poi segnalato e premiato, sia il primo attore-Cardinale, ma anche l’intero lavoro e tutto l’intero cast di interpreti. Tra i quali avevamo ricordato i due fratelli Varner, Italo e Giuseppe, Ivan Righetti, Ettore Lenzi, Federico Brugnara, Rosario Cacciari, Giovanni Pedrotti, Catullo Battisti e gli altri tutti bravissimi e indispensabili.Altri lavori poi, sempre con Adolfo primo attore o comunque in parti importanti e incisive, sono stati: Scugnizzo, El vecio Avaro, Il principe della Selva Nera, Flavianus (dramma in ben 5 atti sulla storia di Roma), L’orfanello della Svizzera, Al buio si brancola, Toni set o no set trentin (scritta da Italo Varner per la fine della guerra), La biondina dagli occhi celesti, Addio Palmira (in questa era invece il fratello di Adolfo, Gustavo, il personaggio più importante della storia), e tanti altri lavori indimenticabili.
Una famiglia a teatro
3.D’altronde la famiglia dei “maschi” Toller era tutta invischiata e coinvolta nella passione artistica e teatrale, partendo naturalmente dal papà Angelo Toller il quale, ancora nel dicembre 1937, aveva avuto dal podestà di allora Francesco Mosca una regolare licenza “per tenere pubblici spettacoli in provincia di Trento col proprio teatrino di marionette”…Una passione imparata dal padre e condivisa quindi, sia da Adolfo e poi dai fratelli Gustavo e Arrigo, quest’ultimo oltre che bravissimo, impegnato e insuperabile suggeritore di scena e factotum-segretario della Compagnia la “Vetta”, aveva anche scritto alcune commedie e atti unici, tutti naturalmente con la “prima” sempre tenuta e replicata nel teatro del Ricreatorio lavisano.
Otto baldi giovani
4.Intanto, tornando ad Adolfo, stava facendo furori nel campo giovanile dell’Oratorio, oltre che nella Filo anche nell’Associazione Pio XII che operava all’interno, c’erano poi gli impegni del volontariato nella San Vincenzo e insieme agli altri amici non ancora ventenni, anche nella Compagnia “Scarponi”.Erano gli 8 baldi giovani, grandissimi amici oratoriani e oltre ad Adolfo Toller, c’erano allora Enrico Nichelatti (detto “el vecio” fondatore e presidente) poi Italo Varner, Tulio Gasperi, Lino Rigotti, Arcadio de Zordo, Armando Faiferri e Olivo Bertolini.
Gran di pepe
5.Dal 1939 venne anche editato in seno alla compagnia “Scarponi” (dalla quale poi nel ’47 nacque il “Coro Scarpon” con presidente l’Enrico Nichelatti e maestro Italo Varner) il periodico “Gran di Pepe”, un nome che era tutto un programma per quegli anni storici…Era scritto completamente a mano, i primi numeri, poi con la macchina da scrivere gli altri, corredato da storielle, articoli, poesie, disegni e qualche foto-cartolina, direttore era naturalmente il “vecio” Enrico!
Campagna di Russia
6.Nel cosiddetto curriculum di Adolfo Toller entra anche la guerra e nel ’42 venne mandato in Russia con la Brigata Tridentina1.Fino al 1951 visse poi a Lavis in via Matteotti, quasi di fronte all’Albergo Corona, insieme alla mamma e ai fratelli Arrigo e Gustavo. Conseguito il diploma di maestro elementare la prima docenza fu a Faedo e poi ovviamente anche a Lavis nel palazzo scolastico storico “don Grazioli”.
La laurea in pedagogia
7.Il 23 giugno del 1951 Adolfo conduce all’altare Annamaria Maffei di Lavis, la nuova famiglia si trasferisce poi a Vigo Meano dove Adolfo insegna alla scuole elementari delle quali ne è anche il fiduciario e questo fino al 1961.Nel frattempo arriva anche la laurea in pedagogia all’Università di Genova, quando Adolfo ritornava da Genova percorreva sempre a piedi la tratta da Trento a Vigo Meano, appassionato podista per forza… Nel 1961 andò a insegnare alle Scuole Medie di Trento e si trasferisce con la famiglia a San Donà.
Dieci volte bisnonno
8.Arrivò poi l’ottobre del 1963 e l’allora presidente della Provincia Bruno Kessler chiamò Adolfo Toller a dirigere l’Istituto Alberghiero di Varone (appunto per questo impegno preso a cuore era chiamato da tutti “il papà dell’alberghiera”) e per alcuni anni proseguì anche l’insegnamento alle medie Sighel di Riva del Garda.Nell’agosto 1981 il grandissimo dolore per la perdita della cara sposa Annamaria e dal 1987 è poi andato in meritata pensione, rimanendo però a Varone fino alla sua dipartita, avvenuta appunto lo scorso 30 gennaio. Ha lasciato le tre figlie Donatella, Maria Luisa e Irene, il figlio Giovanni e tutta la sua già numerosa discendenza, nonno di 8 nipoti e bisnonno di ben 10 pronipoti.
Un ricordo per sempre
9.La sua dipartita è stata ricordata da tutti i lavisani che l’hanno conosciuto in vita, a Lavis ha lasciato la nipote Claudia figlia della sorella Elena. Ne ha parlato tutta la stampa locale, ma il più bello è stato il ricordo struggente e sincero scritto da Lucia Coppola (consigliere provinciale di Futura 2018) proprio sulle pagine del quotidiano “il Trentino” dal titolo “Toller il professore gentile come un papà”!Era stata sua allieva di studio la Lucia Coppola e ha scritto di lui ricordando le sue doti, questo uno stralcio del suo ricordo finale: «mi piacerebbe che i suoi cari sapessero che tanti anni fa una ragazzina sperduta poté beneficiare del privilegio di averlo avuto come educatore, che non lo ha mai dimenticato e gliene sarà per sempre grata…»!
Anche Lavis non dimenticherà certamente mai il “Cardinale Adolfo Toller” (così era chiamato dagli amici filodrammatici e dai suoi fans lavisani di un tempo), il suo grande lavoro e il suo impegno per l’Oratorio, per il teatro di allora, per la scuola e per tutta la Comunità insieme… Grazie di tutto Adolfo!
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Specialmente e sommamente piacevole! Robe che fa crescer el cor! Prego cancellare il commento precedente.