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Le giostre e i suoni della Lazzera: i ricordi della fiera di primavera a Lavis

LAVIS. L’appuntamento stagionale della Lazzera è sempre stato atteso da tutti e non solo dai lavisani doc, perché portatore di tante novità in assoluto, specialmente nel campo musicale delle canzonette e poi anche in quello dei divertimenti in allegra compagnia.

Il “Luna Park” agli Spiazzi

1.Il cosiddetto “Luna Park” era installato, dall’ultimo dopoguerra in poi, completamente nella piazza Loreto e quindi tutt’intorno nella zona storicamente chiamata degli “Spiazzi”. In quegli anni si attendeva con ansia l’arrivo delle giostre, delle carrozzette e dei tiri al bersaglio, almeno da una settimana prima della storica sagra-fiera.

I grossi camion scaricavano tutto il loro contenuto nella piazza e si iniziava immediatamente il montaggio di tutte le strutture del cosiddetto “Parco dei Divertimenti” tra la curiosità di tutti quanti.

La piazza “occupata”

2.Tutta la piazza, allora sicuramente più grande e più praticabile di oggi, veniva occupata e coinvolta in pieno da tutto lo spettacolo viaggiante. Rimaneva libera di accesso solamente la chiesetta della Madonna Nera di Loreto vicino al ponte per San Lazzaro, poi naturalmente il passaggio verso il “Zambel” interessato all’acquedotto e alle rogge. Era poi libero l’accesso all’unico bar della zona, quello del Bruno Marconi, conosciuto più famigliarmente come il “Bruno della Giamaica” e con l’attigua famosa balera dei bei tempi andati.

Sullo sfondo poi, in prossimità della casa comunale detta “del Bersaglio” (ora casa Brugnara) , c’erano anche i due campi da bocce regolamentari all’aperto (dove oggi c’è la casa Barbacovi), che però in occasione della Lazzera rimanevano impraticabili perché l’intero spazio tutt’intorno era sommerso dalle svariate e voluminose attrezzature dei carrozzoni dei giostrai e dalle stesse giostre posizionate in bella vista.

La famiglia Filiputi

3.L’intero parco dei divertimenti veniva così montato rapidamente a forza di braccia e di collaborazioni anche esterne, offerte da parte dei lavisani che aiutavano i gestori-conduttori conosciuti da anni per il loro attaccamento alla Lazzera.

Per molti anni infatti, è sempre stata di casa, abitando anche nei dintorni della stessa piazza, l’intera dinastia della famiglia Filiputi, gli storici giostrai che provenivano, con tutte le loro attrezzature d’ogni genere, dal vicino Veneto.

Tiratori scelti

4.Si trovano ancora nell’archivio comunale i vari “permessi” concessi dall’allora podestà Francesco Mosca e rilasciati agli addetti dello spettacolo viaggiante in occasione della fiera-sagra della Lazzera del 1935. Tra gli altri ci sono proprio quelli a Vittorio Filiputi per la propria giostra a seggiolini, poi anche ad Antonio Zaghi il permesso di avere un esercizio di bersaglio in funzione proprio in piazza Loreto per la fiera.

C’erano quindi anche i baracconi per il tiro a segno e con il premio di un pupazzetto di stoffa, poi per i tiratori più intrepidi, infallibili e fortunati, anche quello con la fotografia con il lampo al magnesio ogni volta che facevano il centro perfetto…

Le nuove hit

5.Ma l’attesa delle carrozzette per la Lazzera era per tutti gli appassionati anche sinonimo di vera e propria novità, specialmente nel campo delle canzonette.

Infatti, tutte le canzoni di successo, specialmente quelle dell’ultimissimo Festival di San Remo, arrivavano praticamente a Lavis proprio nel periodo primaverile, portate sui dischi di vinile a 78 giri, per fare e creare il sottofondo musicale sia alle giostre che alle carrozzette della grande kermesse.

“Grazie dei fior”

6.E dai vecchi altoparlanti “Geloso” a tromba, installati e posizionati tutt’intorno alle strutture del divertimento collettivo, si potevano ascoltare e riascoltare magari per un’intera giornata, tutte le ultime canzoni di successo eseguite dai cantanti che allora andavano per la maggiore.

In quegli anni si iniziava sempre e andavano forti prima di tutto i vincitori appunto di San Remo, Nilla Pizzi con “Grazie dei Fior”, Achille Togliani con “La luna si veste d’argento”, poi in ordine tutti gli altri successi e le loro repliche infinite e interminabili. Da “Vola Colomba”, “Papaveri e Papere”, “Viale d’autunno”, “Campanaro”, “Vecchio Scarpone” e via discorrendo… tanti, tantissimi altri titoli di successo nazionalpopolare, che facevano andare in visibilio non solo i giovani e i giovanissimi di allora.

Canzoni di gioventù

7.Nel 1950 o giù di lì, i più “anziani” fremevano addirittura anche per le loro canzoni di gioventù e a grande richiesta venivano trasmessi per l’occasione anche i grandi titoloni del passato. Da “La famiglia canterina”, “C’è una casetta piccina”, “Pippo non lo sa”, “Il tamburo della banda d’Affori” e tantissime altre, indimenticabili e simpaticamente sempre attuali.

Sulla giostra, intanto, i fidanzatini mano nella mano – questo anche per tenersi in equilibrio e farsi coraggio – sospiravano e si abbracciavano nelle occasioni propizie e magari al ritmo di “Silenzioso Slow”, poi con “Mille lire al mese”, “La mia canzone al vento”, “La strada del bosco”, “Torna piccina mia” e tante, tante altre canzoni.

Nostalgia in note

8.Non mancavano “stì ani” anche i nostalgici incalliti, che facevano però finta di non esserlo anche per non essere derisi dagli amici e conoscenti, dato che a loro piacevano follemente i cosiddetti “pezzi forti”, quelli tosti per intenderci che avevano lasciato il segno.

Da Beniamino Gigli che cantava “Mamma”, poi anche “Ma l’amore no”, “Voglio vivere così”, “Se vuoi goder la vita” e magari anche la celeberrima e sofisticata “Lilì Marlen” di non lontana memoria

Tempo di rock

9.Quando poi c’era gran ressa di pubblico e di estimatori, sia sulle giostre che nelle carrozzette o gli autoscontri, la voce degli altoparlanti usciva sempre più gracchiante e disturbata perché non si riusciva in tempo a sostituire la puntina del giradischi ormai consunta dal troppo funzionamento.

Poi, con il passare degli anni, accanto alla ricca produzione discografica nazionale, si affiancò volente o nolente, anche quella americana ed estera con i più grandi successi d’importazione, i blues e anche i primi rock, di quei tempi favolosi.

Insieme ai già favolosi “Platters”, arrivò poi anche l’italico Carosone che con i suoi primi pezzi cantati e ballati faceva andare in delirio tutti quanti i suoi fans presenti.

Cambio di piazza

10.Con il passare degli anni poi, la storica piazza Loreto divenne sempre più stretta e impraticabile anche per gli amici giostrai che, tutti insieme, reclamavano altri spazi magari verso il centro storico del paese.

Dal 1960 in poi si liberò definitivamente la piazza della ex stazione del tram (piazza Anita Garibaldi), oggi diventata la piazza del mercato settimanale. Il Parco dei divertimenti della Lazzera prese praticamente il domicilio stagionale in piazza Garibaldi, anche le giostre però si sono attrezzate e modernizzate, cambiando forma e anche sostanza sia tecnica che logistica.

Amplificazione Hi-Fi

11.I vecchi e ormai superati impianti sonori con le trombe della Geloso sono stati sostituiti e dimenticati, con tanto di amplificazione Hi-Fi / Stereo e casse acustiche superpotenziate.

Del vecchio giradischi con la puntina spuntata e dei vecchi dischi a 78 giri di quando eravamo bambini, è rimasto solamente il ricordo. Ma anche delle famigliari e simpatiche giostre dei nostri sogni negli anni ’50 che hanno fatto trepidare e scalpitare intere generazioni di ragazzi e ragazze.

Torna la Lazzera

12.Anche in tutto questo la Lazzera si è modernizzata, sia con le bancarelle sia con le varie esposizioni di mercato, pur rimanendo però ancora un grande libro di ricordi, sempre aperto, disponibile e interessante più che mai.

Appuntamento quindi anche quest’anno per la prossima domenica 7 aprile, a Lavis va in scena per la 317ª volta (la prima ufficiale era stata nel lontano 1702) la vecchia, cara e simpatica sagra-fiera-mercato detta della “Lazzera”.

Una grande ricorrenza annuale che mette la borgata sotto assedio per un intero giorno, la più grande festa della primavera, seconda per importanza trentina e provinciale solamente alla fiera di San Giuseppe a Trento…!

Giovanni Rossi

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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