Passeggiata virtuale fra i negozi del paese: quando ancora non esisteva la crisi né la concorrenza di internet e centri commerciali
LAVIS. Curiosità accompagnata dai soliti commenti più o meno benevoli, avevano accolto una decina circa di anni fa i conferimenti della prestigiosa targa ufficiale di “Bottega storica Trentina” a ben 16 negozi “veterani” della nostra borgata…
Senza nulla togliere ai 16 “fortunati” che hanno potuto fregiarsi dell’ambito e meritato riconoscimento da parte dell’assessorato alle attività economiche locali, sfogliando la nostra storia di un secolo fa, oggi non ci sono purtroppo più attività e botteghe – negozi storici, scomparsi definitivamente e cancellati nel corso della vita lavisana.
Ricerche negli archivi
1.Dagli ultimi anni ’90 alcuni storici appassionati appartenenti in toto all’Associazione Culturale Lavisana, stavano approntando e recuperando le notizie per realizzare appunto i veri e propri “Annali” dal 1918 in poi. Addetti ai lavori, veri e propri topi d’archivio, erano allora Arturo Tomasi, Aurelio Rasini, Romano Donati e anche Tullio Pasolli presidente del Circolo dei CineFotoamatori di Lavis.Le primizie delle ricerche erano poi anche trapelate con qualche importante anteprima nel corso delle riunioni serali dell’Associazione Culturale insieme ai soci di allora, tutti interessati alle novità delle riscoperte effettuate nel corso delle ricerche di archivio.
Famiglie cooperative
2.Tra le tante, la più interessante era stata quella datata 4 aprile 1919 (la prima guerra mondiale era rimasta tra i lavisani solamente un triste ricordo), inviata come una sorta di questionario-indagine ufficiale all’allora Ufficio Tecnico di Propaganda Nazionale di Trento e firmata dal sindaco Antonio Cembran (proprio quello dell’omonima Cantina diventata poi “Cantina Sociale” col passare degli anni).In quegli anni Lavis Comune, comprese quindi le tre frazioni di Pressano-Nave San Felice e di Sorni, contava in tutto intorno ai 4.000 abitanti, uno più, uno meno! Che primeggiavano per richiamo e pubblicità “comunitaria” annessa e connessa tra il popolino di allora, erano i due negozi cooperativi esistenti e cioè la Famiglia Cooperativa e Unione di Consumo di Lavis e la Famiglia Cooperativa di Pressano.
Le cantine storiche
3.Da non dimenticare poi che a Lavis in quell’epoca c’era anche un’Agenzia della Banca Cooperativa di Trento, alloggiata al piano terra di Palazzo Monfort in via Macello (l’attuale via Filzi), nel palazzo ora di proprietà della famiglia Simoni.Passando poi alle cantine con vendita di vino all’ingrosso ma anche al dettaglio, c’era allora la “Cantina del Sindaco” Antonio Cembran, poi quella di Paride Armellini, di Egidio Cembran (parente e quindi concorrente del sindaco ), quella di Giuseppe Tomasi e anche la rinomata, premiata e indimenticata Cantina Perini.
Le botteghe di paese
4.Arriviamo quindi alle botteghe-negozi, di alimentari, drogherie & coloniali esistenti allora in tutto il centro storico, sicuramente più numerose di quelle esistenti oggi, un vero e proprio ricco carnet che partiva prima della Chiesa e si snodava lungo tutto il paese fino in fondo alla piazza don Grazioli.C’erano le sorelle Centi conosciutissime anche dai “signori” di Trento, poi Romano Donati, Albino e Lorenzo Lorenzi, Luigi Endrizzi, Agostino Giovanazzi, Maria Pedrotti, Federica Pegoretti, tutti quanti a Lavis. Poi Giovanni Dalfovo a Pressano e Giovanni Zanotelli a Nave San Felice, tutti con i loro due negozietti pieni di ogni ben di Dio, di vettovaglie ma anche di parecchie cianfrusaglie dell’ epoca, empori in piena regola aperti a tutto e a tutti.
Vetrine all’esterno
5.Ma quando il cuore antico della borgata pulsava nella sua economia casereccia e famigliare, si rinnovavano altresì le scenografie giornaliere tutte all’esterno dei vari negozi citati. Davanti ai vari ingressi erano esposti in bella mostra i grossi sacchi delle varie farine in vendita, accompagnate dagli scatoloni in legno contenenti le varie bottiglie di vetro, piene di vino bianco e nero, ma anche fusti d’olio, contenitori di petrolio e anche diversi tipi di candele appese sui lati.Davanti ai negozi di verdure c’erano le grandi gabbie di legno con i prodotti di giornata appena colti nell’orto, le gabbiette con le lumache (i lumaci tradizionali) in vendita e anche quelle degli uccellini scampati dai cacciatori di turno e pronti per la vendita.
Passeggiando per il paese
6.Passeggiare e andare per negozi era allora diventato quasi un rito per tutte le famiglie, anche per quelle meno abbienti. Il traffico in centro era assolutamente mancante, c’era qualche carro agricolo che transitava, si fermava in piazza, poi ansimando saliva le ripide rampe del Pristol, carico di fieno ma anche di uva appena vendemmiata in pianura e nient’altro…Proseguendo poi il nostro viaggio simbolico nella Lavis commerciale di cent’anni fa, troviamo un’altro esercizio di vendita al pubblico, quello degli eredi di Giacomo Marconi che trattano, anche loro, il vino all’ingrosso ma anche al dettaglio per tutti i buongustai.
Un negozio di telerie e affini che andava per la maggiore era poi quello di Angelo Melchiori, poi ancora generi misti e tutto per la casa (di allora) da Teresa Merlo, quindi liquori e anche caffè da Antonio Micheletti, mentre altro oste in attività (anche con merende famigliari e buffet improvvisati ) era Albino Moser, conosciutissimo anche dai giovani…
Il “conciapelli”
7.Ancora generi misti con “cantina vini di proprio prodotto” è l’attività primaria di Giuseppe Peratoner e ancora sempre vino, ma all’ingrosso, anche da Giovanni Battista Perini con rinomate qualità locali.Rientrando poi dal ponte di ferro sull’Avisio e imboccando la via 4 Novembre (allora chiamata via Loretto proprio con le due t), ecco i generi misti di Vitaliano Perugini, altro negozio di generi misti a seguire era quello di Giacomo Pisetta, mentre vicino a questo e per la delizia delle… clienti (dato le ondate non certo di profumo che venivano emanate quotidianamente), c’era anche un laboratorio – vendita di “conciapelli” di Enrico Patrichi i cui proprietari erano però i due soci Pedrotti & Zanvettori.
L’albergo con le stalle
8.Arriviamo poi in via Sant Udalrico (l’attuale via Roma) e poi in piazza Manci (allora chiamata Largo Garibaldi), con la famiglia di Luigi Proner proprietaria dell’albergo con annesso bar e ristorante. Il tutto confinante con le sue stalle dei cavalli, parcheggio delle carrozze e i giochi delle bocce (ora casa Zanolli).Poi il Pietro Rattol che gestiva la vendita, ma solo al minuto, di vino lavisano e delle colline, altri mugnai con vendita diretta di farine varie erano Udalrico Rella e Alfredo Consorti, un caffè era quello di Giuseppe Rizzato con vendita anche di gazzose sfuse ai ragazzini.
Troier, i macellai
9.C’erano poi anche i fratelli Vittorio e Lodovico Romani “ambedue firmanti soci”, che gestivano il negozio di generi misti e vino, anche dai fratelli de Schulthaus si vendeva il vino, sia sfuso che all’ingrosso. C’era anche una latteria popolare, gestita direttamente dalla Società del Caseificio Trentino, andando avanti anche il pizzicagnolo Angelo Stefani, poi ancora vino al minuto da Giovanbattista Stefani e ancora farina di tutti i tipi da Quirino Stenech.Invece Bortolo Tomasi faceva il “pistore”, oltre al pane anche le paste alimentari che vendeva direttamente nel suo negozio insieme ad altre vettovaglie, mentre la Giovanna Tomasi sua sorella aveva un caffè con liquori e altre delizie. Ecco poi anche Andrea Troier, il precursore dell’attuale dinastia dei Troier di via Roma, che faceva naturalmente il macellaio e vendeva carne in proprio, di fronte i fratelli Varner avevano un negozietto di telerie d’ogni tipo, mentre Anna Zanotelli nel suo negozio trattava tutti i tipi di “coloniali” e suo fratello Antonio aveva il bar, con naturalmente il vino, caffè e liquori d’ogni genere…
Bevitori di vino
10.Se si può, infine, commentare qualcosa è sicuramente sulla situazione “vino” di allora, sia da asporto, al minuto ma anche all’ingrosso… Praticamente se ne consumava e se ne beveva alla grande, quel prodotto locale era sicuramente buono e genuino, specialmente quello fatto in casa.Non si temeva affatto per la prova del “palloncino” e non esisteva nemmeno il “fastidio” odierno dell’alcoltest, quelli sì che erano sicuramente altri tempi per tutti i clienti delle botteghe, ma anche per i veri affezionati bevitori di vino, di quello buono però!
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