LAVIS. Curiosità accompagnata dai soliti commenti più o meno benevoli, avevano accolto una decina circa di anni fa i conferimenti della prestigiosa targa ufficiale di “Bottega storica Trentina” a ben 16 negozi “veterani” della nostra borgata…
Senza nulla togliere ai 16 “fortunati” che hanno potuto fregiarsi dell’ambito e meritato riconoscimento da parte dell’assessorato alle attività economiche locali, sfogliando la nostra storia di un secolo fa, oggi non ci sono purtroppo più attività e botteghe – negozi storici, scomparsi definitivamente e cancellati nel corso della vita lavisana.
Le primizie delle ricerche erano poi anche trapelate con qualche importante anteprima nel corso delle riunioni serali dell’Associazione Culturale insieme ai soci di allora, tutti interessati alle novità delle riscoperte effettuate nel corso delle ricerche di archivio.
In quegli anni Lavis Comune, comprese quindi le tre frazioni di Pressano-Nave San Felice e di Sorni, contava in tutto intorno ai 4.000 abitanti, uno più, uno meno! Che primeggiavano per richiamo e pubblicità “comunitaria” annessa e connessa tra il popolino di allora, erano i due negozi cooperativi esistenti e cioè la Famiglia Cooperativa e Unione di Consumo di Lavis e la Famiglia Cooperativa di Pressano.
Passando poi alle cantine con vendita di vino all’ingrosso ma anche al dettaglio, c’era allora la “Cantina del Sindaco” Antonio Cembran, poi quella di Paride Armellini, di Egidio Cembran (parente e quindi concorrente del sindaco ), quella di Giuseppe Tomasi e anche la rinomata, premiata e indimenticata Cantina Perini.
C’erano le sorelle Centi conosciutissime anche dai “signori” di Trento, poi Romano Donati, Albino e Lorenzo Lorenzi, Luigi Endrizzi, Agostino Giovanazzi, Maria Pedrotti, Federica Pegoretti, tutti quanti a Lavis. Poi Giovanni Dalfovo a Pressano e Giovanni Zanotelli a Nave San Felice, tutti con i loro due negozietti pieni di ogni ben di Dio, di vettovaglie ma anche di parecchie cianfrusaglie dell’ epoca, empori in piena regola aperti a tutto e a tutti.
Davanti ai negozi di verdure c’erano le grandi gabbie di legno con i prodotti di giornata appena colti nell’orto, le gabbiette con le lumache (i lumaci tradizionali) in vendita e anche quelle degli uccellini scampati dai cacciatori di turno e pronti per la vendita.
Proseguendo poi il nostro viaggio simbolico nella Lavis commerciale di cent’anni fa, troviamo un’altro esercizio di vendita al pubblico, quello degli eredi di Giacomo Marconi che trattano, anche loro, il vino all’ingrosso ma anche al dettaglio per tutti i buongustai.
Un negozio di telerie e affini che andava per la maggiore era poi quello di Angelo Melchiori, poi ancora generi misti e tutto per la casa (di allora) da Teresa Merlo, quindi liquori e anche caffè da Antonio Micheletti, mentre altro oste in attività (anche con merende famigliari e buffet improvvisati ) era Albino Moser, conosciutissimo anche dai giovani…
Rientrando poi dal ponte di ferro sull’Avisio e imboccando la via 4 Novembre (allora chiamata via Loretto proprio con le due t), ecco i generi misti di Vitaliano Perugini, altro negozio di generi misti a seguire era quello di Giacomo Pisetta, mentre vicino a questo e per la delizia delle… clienti (dato le ondate non certo di profumo che venivano emanate quotidianamente), c’era anche un laboratorio – vendita di “conciapelli” di Enrico Patrichi i cui proprietari erano però i due soci Pedrotti & Zanvettori.
Poi il Pietro Rattol che gestiva la vendita, ma solo al minuto, di vino lavisano e delle colline, altri mugnai con vendita diretta di farine varie erano Udalrico Rella e Alfredo Consorti, un caffè era quello di Giuseppe Rizzato con vendita anche di gazzose sfuse ai ragazzini.
Invece Bortolo Tomasi faceva il “pistore”, oltre al pane anche le paste alimentari che vendeva direttamente nel suo negozio insieme ad altre vettovaglie, mentre la Giovanna Tomasi sua sorella aveva un caffè con liquori e altre delizie. Ecco poi anche Andrea Troier, il precursore dell’attuale dinastia dei Troier di via Roma, che faceva naturalmente il macellaio e vendeva carne in proprio, di fronte i fratelli Varner avevano un negozietto di telerie d’ogni tipo, mentre Anna Zanotelli nel suo negozio trattava tutti i tipi di “coloniali” e suo fratello Antonio aveva il bar, con naturalmente il vino, caffè e liquori d’ogni genere…
Non si temeva affatto per la prova del “palloncino” e non esisteva nemmeno il “fastidio” odierno dell’alcoltest, quelli sì che erano sicuramente altri tempi per tutti i clienti delle botteghe, ma anche per i veri affezionati bevitori di vino, di quello buono però!
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