LAVIS. Sabato 6 e domenica 7 aprile 2019, in occasione della fiera della Lazzera, si terrà a Palazzo Maffei la mostra “Prijedor: città dei murales – Mostra bozzetti del premio internazionale Paola de Manincor”. La mostra è visitabile il sabato dalle 14 alle 18 e la domenica dalle 9 alle 18 (inaugurazione sabato 6 alle ore 16).
Il premio internazionale è intitolato a Paola de Manincor, artista lavisana che nel 1998 ha realizzato il primo murales a Prijedor: con lei, come aiutante, anche un giovanissimo Andrea Casna. Paola, che era al seguito di uno dei viaggi trentini di solidarietà di quegli anni, creò il murales sul muro di una palestra di una scuola coinvolgendo ragazze e ragazzi del luogo. Con il linguaggio internazionale dell’arte, ha cercato di contribuire a rialacciare i rapporti umani distrutti da 4 anni di una guerra intestina che ha seriamente toccato la zona di Prijedor. “L’amicizia è il canto e la musica” è, infatti, il titolo dato al suo murales che, a distanza di 21 anni, resiste in quel piazzale.
Da lì, qualche anno fa, l’idea dell’Associazione Progetto Prijedor di organizzare un concorso internazionale intitolato a Paola, al quale partecipano centinaia di artisti da tutto il mondo. I murales ad oggi sono sei e sono pensati come volano per uno sviluppo culturale e economico della città. E sono proprio le tavole (poi diventate murales) delle opere vincitrici nelle passate edizioni e una ventina di altri bozzetti ad essere esposti nella mostra di Lavis. È molto bella l’idea di pensare l’arte come una forma di cultura fruibile a tutti tramite i murales, ad abbellire e impreziosire le facciate di anonimi palazzi. Proprio come pensava Paola che ne aveva fatto uno dei suoi principali canali di espressione artistica.
La Municipalità di Prijedor si trova nel nord-ovest della Bosnia Erzegovina, nell’entità della Republika Srpska. Oltre alla città, la municipalità comprende altri centri minori e aree rurali e montuose, con una popolazione di circa 100.000 abitanti.
Non è mia intenzione in questo breve articolo raccontare la complessa storia e tutti gli avvenimenti che hanno portato i Balcani ad una sanguinosa guerra fraticida negli anni 90. Guerra che ha lasciato forti conseguenze politiche, sociali, culturali ed economiche tuttora presenti oggi in tutta la Bosnia erzegovina. Anche Prijedor è stata sconvolta dalla guerra con la presenza di veri e propri campi di prigionia su base etnica e fosse comuni.
Vorrei invece ricordare, in questi giorni che sembrano segnati dalla chiusura e dalla volontà di non accogliere, della splendida solidarietà che ha portato, durante e dopo i conflitti nei Balcani degli anni ’90, decine di migliaia gli italiani a partecipare a missioni umanitarie in favore delle popolazioni colpite dalla guerra e a creare numerosi progetti di accoglienza. Anche la popolazione trentina si distinse per capacità di attivazione e di solidarietà.
Per quanto riguarda la cittadina di Prijedor, la presenza trentina comincia già all’indomani della firma degli accordi di pace di Dayton, nel febbraio 1996 quando alcuni volontari della Casa della pace di Trento decisero di recarsi in uno dei luoghi identificati come città della pulizia etnica. Con gli anni quella prima presenza spontanea è andata a mutare e ha portato alla nascita dell’Associazione Progetto Prijedor, principale presenza trentina nella zona.
Nei primi anni post conflitto la principale azione dell’Associazione era incentrata sul supporto umanitario ma poi, tramite vari progetti anche sostenuti dalla Provincia Autonoma di Trento, il suo operato si è sviluppato sempre più sullo scambio reciproco in un’ottica non di puro assistenzialismo ma di dialogo e confronto tra la società bosniaca e quella trentina. E proprio per questo desiderio di scambio tra i partner dell’Associazione spiccano numerosi comuni trentini tra i quali quello di Lavis che supporta attivamente alcuni progetti di sviluppo locale.
A sancire quest’amicizia con Lavis non c’è solo il bellissimo murales di Paola De Manincor. A poca distanza da questo infatti, in un parco cittadino all’ombra di una giovane betulla, c’è una stele a ricordo di Elisabetta Vindimian, donna molto amata a Lavis e che, grazie alla sua professionalità, aveva partecipato ad un progetto per aiutare dei contadini del posto.
L’azione della cooperazione internazionale infatti non si limita solo al fondamentale aspetto volontaristico ma riguarda anche, come è stato ad esempio con Paola e Elisabetta, la capacità di coinvolgere delle professionalità per contribuire a lanciare dei progetti di sviluppo locale.
Nel mio piccolo ho avuto modo di conoscere bene la realtà di Prijedor proprio perché ho partecipato una decina di anni fa ad un progetto di sviluppo di piccole forme di ospitalità turistica nelle famiglie di Prijedor e ultimamente ad un progetto di sviluppo agricolo. Un mese fa ero nuovamente lì e continua a colpirmi il girare per le campagne bosniache e vedere quante potenzialità potrebbero avere ma capire al contempo che queste sono state fortemente interrotte 20 anni fa.
La guerra infatti non finisce mai, non è finita nel 1996 con gli accordi di Dayton, ma continua portando dietro di sé povertà, rancore e devastazione. Continua con la presenza in alcune zone della Bosnia di mine antiuomo disseminate 20 anni fa, continua con un’economia che stenta a riprendersi e con una politica e una società civile che fanno fatica a rielaborare quanto successe per cercare finalmente di lasciarselo alle spalle.
Fori di proiettili, case abbandonate e altri orrendi segnali ti fanno capire che a Prijedor non è difficile scorgere ancora numerose testimonianze della guerra degli anni ’90. Ma al contempo è bello, a fianco di questi orrori, vedere la splendida vitalità dei murales e la loro voglia di contribuire a rasserenare gli animi e a ricostruire il tessuto sociale di questa cittadina.
Tempo fa ho letto una frase che diceva “la bellezza salverà il Mondo”, non so se è veramente così, so però che dei murales che contribuiscono a portare persone, vita, dialogo, amicizia in un paese poco lontano da noi sono una splendida forma di tentativo di riconciliazione.
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