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C’era una volta Andersen, il papà delle fiabe che dormì a Lavis

LAVIS. La notizia era trapelata ufficialmente dal Municipio ancora una quindicina d’anni fa e allora era assessore comunale alla Cultura Gianfranco Cammelli.

Era stato interpellato direttamente dal produttore televisivo Chris Kraft Christensen, residente a Odense M (DK). Stava progettando di girare, a livello internazionale, una serie televisiva dedicata al re delle fiabe: Hans Christian Andersen.

L’albergo misterioso

1.Lo scopo della richiesta del produttore al Comune di Lavis era quello di confermare l’albergo oppure la locanda del paese nei quali lo scrittore aveva soggiornato nel corso dei suoi viaggi in Europa (1832-1873).

Quest’ultimo aveva effettivamente pernottato per diverse volte in un meglio definito “albergo- locanda-osteria” proprio di Lavis e presumibilmente situato nel centro storico del paese in riva al torrente.

Il produttore televisivo voleva conoscere con esattezza il nome e l’indirizzo di quell’albergo o di quella locanda di Lavis, naturalmente per inserirli eventualmente nella sua serie televisiva in via di realizzazione.

Gli storici locali

2.C’era stata anche un riunione plenaria di tutti gli storici locali i quali avevano praticamente attinto le informazioni sia dall’archivio comunale del Municipio, sia direttamente dallo scrittore-storico-archivista lavisano Albino Casetti prima della sua scomparsa.

Era stata per prima avanzata l’ipotesi che l’edificio ricercato fosse quello andato distrutto da un furioso incendio, oppure un fabbricato-albergo usato poi anche per altri scopi locali.

Antiche locande

3.Sempre il produttore danese contava poi di avere le notizie storiche e anche le informazioni contemporanee sull’edificio, testi e foto che trattavano della struttura. Se era possibile voleva anche conoscere l’eventuale menù offerto dal locale, con la carta dei vini risalente appunto alle visite di H.C. Andersen a Lavis.

Quanto ai locali pubblici che andavano di moda in quei tempi,era stato giocoforza rivolgersi direttamente ad Albino Casetti e alla sua “Storia di Lavis”, nella quale erano stati raccontati e indicati quelli più antichi e presumibilmente anche i più conosciuti dai vari viaggiatori illustri che passavano da Lavis.

Corona e Leon d’Oro

4.Naturalmente l’Albergo più antico, tutt’ora esistente in piazza Manci, era sicuramente “L’Albergo-Locanda Imperiale alla Corona d’Oro” che risulta sui documenti locali ancora dal 1497 e gestito fino al 1882 da Marianna Woll vedova Lanzingher.

Altro locale che profumava di storia locale e che esiste tutt’ora in piazza Cesare Battisti, era “l’Osteria-Locanda Imperiale al Leon d’Oro” e le cui notizie storiche si dipartivano sin dal 1598, concentrandosi poi intorno al 1796 e alle vicende napoleoniche in quel di Lavis.

Appunto con l’occupazione napoleonica tutto il caseggiato, comprendente anche il “Leon d’Oro”, venne poi ridotto in cenere dal grosso incendio appiccato dalle truppe napoleoniche che gozzovigliavano in paese, rubando e depredando in ogni dove.

Venne ucciso, all’interno di quell’Osteria-Locanda, persino il proprietario-oste e conduttore Giorgio Batschinger. Riedificato poi l’edificio allo stato attuale, ne divenne proprietario e gestore tal Giuseppe Schacher e questo proprio nel periodo delle visite in Italia e in Trentino di Andersen.

L’ex albergo di via 4 Novembre

Tre stelle d’oro

5.Esisteva anche in quei tempi la famosa e famigliare “Osteria-Albergo delle Tre Stelle d’Oro”, situata in via del Loretto (con le due t) e oggi via 4 Novembre, proprio quella sull’angolo della prima salita del Vicolo del Pristol e confinante con la casa dei Sette, negli anni a seguire anche casa dei Campregher con sotto la drogheria e alimentari Santoni.

Era gestita sin dal 1796 dall’albergatore Bernardo Bertolasi e poi fino al 1871, anno di chiusura completa dell’esercizio, dalla famiglia Zampedri molto nota nel campo dell’ospitalità e della ristorazione di allora.

All’albergo Corona

6.L’ipotesi di questi tre locali era stata quindi discussa nell’ambito dell’Associazione Culturale diretta allora dal geometra-storico Aurelio Rasini, supportata anche dalle visite serali in sede proprio dallo scrittore lavisano Albino Casetti, che elargiva i suoi preziosi consigli e i suggerimenti storici proprio sul tema.

Partendo da questi tre locali esistenti anche ai tempi delle visite lavisane di Andersen, si era stabilito che molto probabilmente ad avere ospitato lo scrittore danese nei suoi soggiorni a Lavis doveva esser stato proprio l’Albergo Corona dell’odierna piazza Manci.

Questo sicuramente per la sua posizione a pochi passi dal “Travai” all’inizio del 4° Vicolo del Pristol, che conduceva direttamente le carrozze con i viaggiatori verso la strada per la Val di Cembra e quindi anche verso la Germania.

L’ipotesi dell’Albergo alla Corona era avvalorata dalla presenza delle stalle per i cavalli (ora casa Zanolli) a ridosso dell’Albergo, con i posteggi delle carrozze dei viaggiatori e il soggiorno dei relativi postiglioni al seguito.

A Lavis, questo è sicuro

7.Altra conferma poi sulle strutture alberghiere lavisane di allora, ci veniva ancora dal “nostro storico ufficiale” Albino Casetti il quale si domandava più volte: «quanti saranno stati i viaggiatori, pellegrini, personalità e artisti vari in costumi e fogge diverse, su carrozze modeste o sfarzose, che hanno soggiornato nel corso dei secoli in questi alberghi lavisani al confine tra la Germania e l’Italia, tra paesi così differenti per clima, lingua e abitudini di vita?»…

E comunque anche lo scrittore Hans Christian Andersen, come aveva appurato nel corso delle sue ricerche personali lo stesso regista-produttore Chris Kraft Christensen, sicuramente ha soggiornato veramente qui a Lavis, precisamente dove non si è venuto a saperlo con matematica sicurezza.

Un’altra ipotesi

8.L’ultima uscita delle ricerche è stata,infine, a favore dell’albergo-locanda-osteria delle “Tre stelle d’Oro”, odierna via 4 Novembre–angolo 1° Vicolo del Pristol, sicuramente quel locale era il più calmo di tutti gli altri, il più confortevole come conduzione veramente famigliare, forse anche il più economico di tutti e questo voleva dire tanto anche per gli artisti-scrittori di quei tempi…

Aveva proprio al suo fianco la prima salita del Pristol e poco distante anche il ponte (allora coperto) sull’Avisio, quindi logisticamente più comodo anche per i viaggi verso Trento e per le passeggiate giornaliere che lo scrittore danese poteva fare verso lo Zambel e Giovo.

Il papà delle fiabe

9.Non importa a questo punto dove sia stato il luogo preciso ed esatto e dove abbia pernottato il celebre scrittore, anche perché tutti i registri dei clienti di allora, dal 1830 e fino al 1875, erano andati irrimediabilmente perduti nel corso dei vari traslochi e delle due guerre.

Ma il bello però, come erano state le conclusioni finali che il Comune aveva inviato al produttore televisivo germanico, è stato quello di sapere con sicurezza che tra tutti i grandi ospiti storici e artistici che hanno transitato e soggiornato a Lavis nel corso dei secoli passati, ci sia stato anche il grande scrittore danese Andersen, quello che ha fatto sognare tanti bambini ma anche altrettanti adulti.

Di lui restano ancor oggi indimenticate le grandi fiabe lette e conosciute da piccoli, come “La Sirenetta”, “Il brutto Anatrocolo”, “La principessa sul pisello”, “La piccola fiammiferaia” e tante altre.

Lavis, allora terra di confine, era di importanza strategica non solamente per le mercanzie, i prodotti agricoli e il vino rinomato, ma anche per i personaggi illustri che hanno soggiornato e vissuto, come meteore, in mezzo alle sue case, nei suoi alberghi-osterie, nelle sue case, nelle sue strade e anche ammirando e visitando costantemente e puntualmente i suoi bellissimi e numerosi palazzi storici.

Non solamente quelli del centro, ma anche direttamente sul Pristol e al Castello-giardino detto dei Ciucioi…

Giovanni Rossi

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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