LAVIS. Calcio femminile, quale ostico argomento! Ebbene sì, nonostante al giorno d’oggi si siano superate barriere impensabili e si siano raggiunte conquiste anche negli ambiti in cui per anni il sessismo ha dettato gli schemi, c’è chi ancora reputa che il calcio in gonnella non si possa vedere.
Eppure, proprio in questi giorni leggiamo quanto interesse stiano suscitando le calciatrici azzurre ai mondiali, perché sì, udite udite: loro ai mondiali ci sono andate! E stanno onorando il tricolore a suon di tacchi e tacchetti. Chi avrebbe mai detto che la signora RAI avrebbe trasmesso in prima serata sul main channel, ovvero Rai1, la partita di qualificazione delle nostre calciatrici?
Era il 1933 quando il fascismo vietava il gioco del calcio alle donne, e per fortuna ora, nel 2019, abbiamo fatto passi da gigante, anche se qualche gentile signore, o peggio ancora, qualche principessa, trova ancora fiato per esprimersi con battute deprimenti, alquanto obsolete e fuori moda, che lasciano il tempo che trovano: “stai a casa a fare la maglia”, piuttosto che “torna tra fornelli e pannolini” e ancora “vai a fare la ballerina”. E non mi dilungo oltre…
Potrei cadere davvero in basso riportando anche le affermazioni che ho sentito durante gli anni nei quali ho frequentato il rettangolo verde (verde, o quasi: a suo tempo a noi era destinato quello in sabbia…). Parole svilenti, ma quando la passione ce l’hai dentro, nulla può fermarti.
Quella stessa passione che da ragazzina, insieme alle amiche di sempre, mi ha portata, dopo molti tornei dell’oratorio, con annesse escoriazioni causa asfalto (ebbene sì, cadiamo e ci graffiamo anche noi!), ad imbattermi nell’esperienza di fondare la squadra femminile di calcio della società del paese. Che affronto!!!
Ricordo ancora gli sguardi increduli dell’allora dirigenza quando depositammo la domanda scritta. Ma noi eravamo determinate e, nonostante i tanti paletti, abbiamo proseguito imperterrite.
Gli allenamenti si tenevano nelle prime ore del pomeriggio e ciò voleva dire arrivare al campo direttamente da scuola. Era richiesto un numero minimo di presenze, ma eravamo talmente tante che non avevamo questo problema. E l’allenatore? Qui abbiamo fatto il botto: grande Manu!
Penso di poter parlare a nome di tutte le mie ex compagne nel dire che senza di lei, senza la sua gioia e la sua tenacia, non saremmo riuscite nemmeno a superare il primo mese! Ricorderò per sempre quel test di Cooper alle 14 di un giorno di agosto: stremante! Ma c’era la serie C ad attenderci e noi non potevamo farci trovare impreparate.
Diciamo che i risultati non sono stati proprio eccellenti, anzi, ma la nostra squadra diventava sempre più ‘gruppo’ ad ogni allenamento. Nuovi innesti e qualche addio ogni stagione, determinazione e tattica per affrontare le durissime avversarie del Clarentia o le terribili alto atesine… E quanti “scambi di opinione” accesi dentro allo spogliatoio dopo la partita andata male, tutte sporche e impantanate: ma poi il bello è che, a differenza della vita, la cosa finiva lì.
E ad ogni capello grigio in più che spunta, mi chiedo: perché bisogna focalizzarsi sul fatto che uno sport nato ‘maschio’ debba rimanere tale? Nella realtà quotidiana, come anche nei migliori corsi di formazione, si parla tanto di aggregazione, di fare gruppo per arrivare al risultato e imparare a collaborare, e poi ci si perde a dover definire e/o precisare che Klose è IL capocannoniere mondiale, perché è dei maschi, mentre Marta, che di gol ne ha segnati sinora ben 17, battendo anche il suddetto (l’ultimo ahimè ci è costato la sconfitta contro le verdi-oro), no, lei non conta, perché è delle femmine.
Direi che siamo rimasti all’età della pietra: lunedì ero piuttosto basita nel leggere le critiche verso gli sfortunati cronisti del match che hanno osato osannare la signorina dal rossetto rosso da combattimento per le sue virtù calcistiche.
Eppure, signori miei, non sarebbe bello vedere i nostri balconi con il tricolore in grande spolvero in attesa di poter rivivere le emozioni di Berlino 2006 ascoltando “Notti magiche” e le strade invase da persone emozionate? Lo so, sono una ex calciatrice sognatrice, ma chissà… Per quel momento, comunque, si dovrà eventualmente attendere il 7 luglio a Lione alle ore 17, quando ci sarà la finale.
Nel frattempo possiamo cogliere l’occasione per goderci un tardo pomeriggio di giugno, il 25 giugno alle 18, in compagnia della famiglia o degli amici, appassionati o meno di questa palla ad esagoni bianchi e neri, che unisce da sempre ogni tipo di sportivo e persona, e tifare insieme: FORZA AZZURRE!!!
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