LAVIS. Forse è anche perché da qualche giorno siamo in vacanza sull’altopiano della Paganella, comunque il richiamo e la nostalgia dell’Avisio si fanno sentire, eccome! Nati e vissuti vicino al torrente che ha dato storicamente i natali alla borgata, non è certo una fortuna da poco.
Non è di tutti sicuramente, ma i rivieraschi e i frontalieri sono sempre stati quelli che hanno avuto le fortune di conoscere e vivere tante avventure e anche disavventure, nate naturalmente lungo l’Avisio e bagnate dalla sua lunga storia di vita.
Lungo le sponde dell’Avisio però, libere da ogni intrallazzo pericoloso e logistico o da ostruzioni dovute a questa o a quella piena stagionale, si sono sempre praticate le passeggiate dei lavisani ma anche dei “sanlazeroti” ( gli abitanti di Santo Lazzaro così chiamati dai lavisani per intenderci).
Passeggiate quindi ad ogni apertura di stagione, specialmente al primo sole di primavera, quando cioè le sponde di “Avisium” iniziavano a colorarsi di verde e si notavano già i primi fiorellini spuntare timidamente tra i sassi e sugli arbusti circostanti e intorno alle stradine di collegamento.
I più giovani erano naturalmente accompagnati a debita distanza dai rispettivi genitori, che erano sempre in allerta, seguendo l’intera passeggiata allo scoperto e senza però perderli mai di vista… Ma anche le mattinate estive sotto un cielo terso e sgombro da nubi e così pure gli afosi interi pomeriggi, erano un interminabile via vai di gente vacanziera.
C’erano anche i bagni in quei tempi e non c’era nessuna piscina in tutto il circondario, l’Avisio suppliva anche a questo, sempre seguendo il motto del sommo Petrarca che ricordava: «Chiare, fresche e dolci acque, ove le belle membra pose colei che sola a me par donna…»!
Qualcuno, in diverse occasioni, pensava anche di percorrere l’Avisio praticamente facendolo controcorrente, naturalmente circondato dal pubblico appassionato, plaudente e parecchio entusiasta. Quei nuotatori di allora erano però i più bravi, i più esperti e uno di questi era senz’altro l’indimenticabile Fernando Albertini, meglio conosciuto in paese come “el Nando de le Acli”.
Si radunavano e poi partivano praticamente da sotto il ponte dedicato a San Giovanni Bosco, quello sullo stradone della Nazionale del Brennero, nei paraggi dell’Officina del Remo Pegoretti, vicina alla famosa e storica “Villa al Vento”.
Nuotando si avviavano a larghe bracciate in direzione del ponte di ferro per Santo Lazzaro, quindi il tratto a piedi proprio sotto il ponte, per poi rimettersi nuovamente in acqua, nella grande forra sotto la casa Leimer dell’omonimo bar e negozio di coloniali. A forti bracciate si procedeva così verso la zona dello “Zambel” e la diga di San Giorgio, superando le prime cascatelle delle rogge negli ex rifugi dell’ultima guerra e poi nuovamente in acqua verso la diga, passando però sotto il caratteristico ponte sospeso sulle funi e arrivando così proprio ai piedi della diga di San Giorgio.
I veri campioni, il Fernando era sempre tra questi, passato un momento di pausa e di relax, ripartivano facendo tutto il percorso all’indietro. Salivano sul ponte aereo sospeso sulle funi (un simpatico e caratteristico manufatto che precorreva di anni le avventure di Indiana Jones) che aveva quasi sempre qualche asse mancante nel pavimento di fondo, poi dal bordo di questo si rituffavano in acqua tra le schiume e lo scrosciare vorticoso delle onde e dei loro spruzzi e zampilli spettacolari, proseguendo così la strada verso il ponte di ferro di piazza Loreto e poi giù verso quello della statale del Brennero, rifacendo così lo stesso percorso e programma dell’andata.
La riconquista, per così dire, del torrente è poi ripartita anche nei nostri giorni, dopo i grossi lavori di sistemazione delle sponde e degli accessi eseguiti da “Mamma Provincia” a partire dagli anni ’80 e con una miriade di imprese piccole e grandi impegnate nell’operazione “Acque Chiare”.
Sono poi ritornate anche le passeggiate, ma non erano però più come quelle di una volta, basta vedere nei fine settimana e non solo nei giorni festivi, quanta gente circolava ancora indisturbata, nonostante i divieti di accesso all’intera zona intorno e lungo il torrente e nella zona verso lo Zambel.
Oggi però queste coppiette dell’ultima ora sono senza la “scorta” dei genitori di una volta, la loro scorta odierna è il cellulare, consultato, visionato, ascoltato e riascoltato durante tutta la passeggiata, che non è più mano nella mano come una volta – dato che le mani sono occupate dai telefonini – si vede che i tempi sono proprio cambiati per tutti…
E si va così avanti, nonostante tutto e tutti, pensando anche ad un futuro e promesso (da oltre un decennio) “Parco Fluviale” proprio nei paraggi dell’Avisio, dal ponte della nazionale SS12 fino al ponte di ferro per Santo Lazzaro. Così le problematiche migliorative dell’intera zona bagnata dal torrente di casa arriveranno sicuramente ad una degna conclusione, così era stato anche annunciato!
Dopo le passeggiate di una volta, per il nostro Avisio-Mare Nostrum forse si sperano e si preannunciano così i tempi migliori, sicuramente… nell’attesa però ci rimane pur sempre l’ultima chance, quella del ritornello della canzone di Lucio Battisti che potrà rasserenarci gli animi: …«acqua azzurra, acqua chiara, con le mani posso finalmente bere…»!
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