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Italo e Giuseppe Varner: due fratelli indimenticabili, meteore nel firmamento di Lavis

LAVIS. I nostri ricordi si arricchiscono ora con le memorie dei personaggi celebri del nostro passato locale, persone impegnate per gli altri, schive, umili, semplici, inimitabili, che nel gergo degli alpini “sono andati avanti”, ma che nel nostro paese hanno lasciato il segno del loro passaggio indimenticabile!

Oggi poi, che si parla e si sparla a sproposito, spalancando anche la bocca più del consentito, del cosiddetto “volontariato attivo”, cioè sia di quello a livello civile ma anche di quello comunitario e parrocchiale, il ricordo di questi due personaggi torna quanto mai di attualità calato nei nostri giorni. Sembra infatti che questa strana vocazione – quella del volontariato doc – sia stata inventata solo adesso e in questi tempi, invece non è sicuramente proprio così, anzi i volontari più veri e genuini del termine ci sono sempre stati a Lavis, specialmente negli anni passati, difficili ma vissuti intensamente.

I fratelli Varner

1.Lo scorrere inesorabile del tempo e del calendario, ci porta quindi alla riscoperta dei ricordi di quegli anni, di quando l’oratorio (chiamato più famigliarmente ricreatorio) era considerato da tutti, grandi e piccini, come la seconda e insostituibile casa, sempre aperto e frequentato in ogni ora del giorno, con qualsiasi tempo ed in ogni stagione dell’anno.

Sono diverse le figure carismatiche che si sono susseguite in quest’ultimo scorcio di secolo, tutti veri pionieri e collaboratori instancabili che affiancavano sistematicamente, nelle molteplici iniziative e organizzazioni oratoriane, i vari cappellani di quei tempi indimenticabili ai più.

E nel ricordo di molti ex ragazzi e giovani di allora, sono rimasti ancora indelebili i due fratelli Varner, i figli del famoso Carlo della storica Pasticceria vicina alla chiesa e di Maria Magotti la sua simpatica e fedele compagna di vita. Parliamo di Giuseppe, el Bepino per tutti, (1927-1990) e Italo, Italaz per gli amici più intimi, (1922-1992), tutti e due si possono benissimo annoverare tra le preziose meteore che hanno solcato ed illuminato di luce propria la Lavis del passato.

I fratelli Varner in pasticceria

All’oratorio

2.Due figure di lavisani doc ormai scomparsi da tempo, ma indimenticati nella maggior parte dei paesani che li avevano conosciuti ed apprezzati, stimati e amati. E da tutti quelli ai quali piacciono i ricordi e la memoria storica e affettiva locale. Per il duo dei Varner quindi, non solo cultura, arte, commedie, poesie e pittura nel loro variegato curriculum più conosciuto a tutti, ma sicuramente determinante sulle loro scelte è stato il periodo della loro giovinezza, dedicata per la maggior parte alle attività comunitarie, oratoriane e parrocchiali in genere.

«Gli anni più belli?», avevano confermato all’unisono i due fratelli in più occasioni, «senza dubbio quelli trascorsi all’Oratorio, con i giovani ma anche con la Filodrammatica “La Vetta” nel teatro al piano terra»!

Un periodo fecondo quello per Italo, che sin dagli anni ’40, tra gli altri incarichi, porta avanti anche quello di incaricato allo sport della Sottofederazione Giovanile di Azione Cattolica, mentre il fratello Giuseppe invece ne è il segretario. Nel 1942 Italo viene nominato presidente dei giovani “Juniores”, mentre Giuseppe diventa il capo della Sezione degli “Aspiranti”.


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“Flavianus”

3.I due nelle ore libere sono sempre all’Oratorio, anche scappando dal lavoro della pasticceria di famiglia, per organizzare, predisporre, lanciare, programmare tutte le sere le iniziative giovanili a tutti i livelli e per tutti i gruppi.

Italo, intanto, inizia la carriera di commediografo a partire proprio dall’Oratorio con i primi atti unici, le scene e le scenette varie anche in occasione di festività locali particolari, inaugurazioni e convegni di ogni tipo e importanza, raduni e manifestazioni per tutti i gusti. Il lancio vero e proprio avviene con il nuovissimo lavoro “El vecio avaro”, al quale segue a poca distanza “Il principe della Selva Nera”.

Italo è in contemporanea autore, regista, sceneggiatore ma anche attore e rimane memorabile la sua interpretazione del colossale “Flavianus”, un drammone storico in ben cinque atti, tutto in costume romano, una storia strappalacrime sui primi martiri cristiani.

Italo Varner

Dopo la guerra

4.Anche Giuseppe però fa l’attore e si esibisce in diverse e svariate parti a seconda delle storie recitate. Poi scoccano anche i primi segnali della pittura e del disegno, dato che i manifesti pubblicitari per le recite oratoriane di allora venivano tutti fatti a mano, da Giuseppe ma insieme con il suo simpatico amico, anch’egli attore, Gustavo Toller imbianchino di professione.

E si prosegue così malgrado la guerra e l’Oratorio sconquassato dai bombardamenti, il teatro all’abbandono completo. Alla ripresa dopo la fine della guerra, parte anche la rinascita della filo oratoriana con il nuovo nome che è anche un auspicio per tutti, “la Vetta”. Il teatro viene pulito e risistemato e così Italo può presentare la sua prima commedia del dopoguerra, scritta completamente da lui, andata in scena proprio nel mese di dicembre del 1945, “Toni set o no set Trentin?”. Un grandissimo successo, sia di pubblico sia di critica. Alla prima erano stati invitati tutti i reduci e i prigionieri tornati a casa dalla guerra sani e salvi.


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Giuseppe Varner

Dal “Coro Scarpon” alla “Passione”

5.Nel 1947 nasce poi il “Coro Scarpon” ed è sempre Italo alla sua guida e direzione, proseguono le collaborazioni con Oratorio e Parrocchia, altre commedie e altro teatro di successo con grandi pienoni di pubblico che galvanizzano tutti quanti.

Arrivano poi altri importanti impegni per tutti e due i fratelli, è una continua evoluzione in tutti i campi, la collaborazione con la parrocchia prosegue senza sosta, i primi presepi in chiesa, ancora recite teatrali, la Via Crucis luminosa ideata e creata da Italo per le vie del paese.

Anche Giuseppe non demorde, prosegue la sua attività di attore con la Filo, arrivano altre collaborazioni e partecipazioni come speaker ed animatore nelle organizzazioni dei vari Carnevali organizzati dall’Oratorio. Poi ancora con il Circolo “Amici dell’Arte” partono le varie mostre stagionali, il Cineforum Lavisano presso il cinema del Ricreatorio, per Pasqua anche la recita di una vera e propria “Passione” sullo stile pasoliniano, le varie collaborazioni per le scenografie col “Circolo Neruda” di Trento.


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Sindaco “a tempo determinato”

6.Italo intanto insegna alla scuola elementare e poi alle medie, quindi si butta a capofitto nella poesia dialettale, “Mi come na menudola”, “Saor de Tera” e tante altre raccolte di successo, scrive i testi delle canzoni del suo grande amico musicista Camillo Moser, indimenticabile resterà per tutti quella de “La Madonina” ambientata proprio sul Pristòl della sua infanzia.

Ancora teatro, anche per ragazzi, con “Abicineide” (oltre la sessantina fra attori e cantanti coinvolti), le grandi recite al Grundig Sport Palace di Lavis e anche al teatro Sociale di Trento ne avevano decretato il successo assoluto. Una raccolta di dischi musicali, tutti con i testi di Italo e le musiche di Camillo Moser, distribuiti anche in campo nazionale. Poi la parentesi politica dei primi anni ’70, che però non ha incantato proprio tanto il buon Italo, diventato anche sindaco di Lavis per un paio d’anni e poi dimissionario per giochi interni dei suoi stessi amici di partito…

Questa – lo aveva più volte dichiarato ai suoi amici più intimi e sinceri – era stata l’esperienza più brutta e insignificante della sua vita!


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L’ultima la recita de “Na storia per Rosalba”

Volontari doc

7.Tutto continua e ancora con testi e recite, insieme alla sua compagnia Filodrammatica che dopo la sua dipartita porterà il suo nome, “Filodrammatica Italo Varner”. Tanti i suoi testi originali in giro per il Trentino e anche per l’Italia, da “La Toresela del Valentin”, l’indimenticabile “Na storia per Rosalba”, “La Costa del Sol” e tanti altri, acclamati da tutto il pubblico, dai suoi fans e dagli appassionati del suo teatro.

Due fratelli quindi, indimenticabili, due pietre miliari per la borgata lavisana, due veri volontari doc, nati e vissuti all’Oratorio che avevano sempre definito la loro “seconda casa”, come del resto erano così quelli di una volta e che nessuno scorderà mai, anche con il passare inesorabile degli anni. Intanto però la cultura locale, senza di loro, è sicuramente diventata più povera, senza la creatività e positività, impegno e promozione, che loro due avevano sempre sprigionato e donato, alimentando così l’intera comunità nel corso del tempo e contribuendo nella sua crescita…

Giovanni Rossi

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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