LAVIS. In una recente intervista Cristiano De André, figlio di Fabrizio, ha detto che c’è un motivo per cui la musica del padre continua a interessare, anche le nuove generazioni: «È un appiglio nel buio esistenziale. Un esempio di coerenza, sempre schierato dalla parte dei più deboli. Mai un inciampo o un compromesso. Ha indicato uno sbocco di felicità anche nei cammini più difficili».
Venerdì sera, 2 agosto, a Lavis si potrà fare un viaggio nella musica di Faber, con l’omaggio del tributo trentino: gli Apocrifi. L’ingresso sarà a pagamento, a 10 euro: i biglietti si possono acquistare il giorno dello spettacolo o in prevendita nelle sedi delle casse rurali trentine, compresa quella di Lavis. Oppure online, sul sito di “Primi alla prima”. Questo concerto fa parte della rassegna musicale estiva organizzata dall’assessore alla cultura Caterina Pasolli.
AGGIORNAMENTO 2 AGOSTO: il concerto si terrà all’Auditorium a causa del maltempo e non al parco. Le casse aprono alle 19 e il concerto si tiene alle 21
Da poche settimane su Audible – una app di audiolibri, di proprietà di Amazon – è uscita una rassegna dedicata ai filosofi del ventesimo secolo. Il primo episodio è un approfondimento proprio su Fabrizio de André. Fa ben capire come l’importanza del cantautore genovese superi i solchi di un 33 giri e riguardi in maniera più ampia la nostra cultura. Come succede a livello internazionale per Leonard Cohen. O per Bob Dylan, che non a caso ha vinto il nobel per la letteratura.
De André invece si insegna a scuola. I “papaveri rossi” che vegliano il corpo di Piero o il pescatore con quel “solco lungo il viso, come una specie di sorriso” sono filastrocche dense di umanità. Ma è poi crescendo che si scopre l’altro De André: quello degli sconfitti, degli ultimi e degli emarginati. Il De André del “cantico dei drogati” o del “testamento di Tito”.
C’è poi il De André che è storia della letteratura, capace di dare nuova vita all’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, con la stessa forza di Fernanda Pivano che lo aveva tradotto. E poi da riscoprire oggi, cinquant’anni dopo piazza Fontana, c’è il De André che ha raccontato gli “anni di piombo”. Con le vicende di un impiegato, abituato a “contare i denti ai francobolli”, che si improvvisa bombarolo.
Lui, incapace di fare la rivoluzione, quando tutto intorno crolla insieme al sogno del “maggio francese”, diventa la voce di quella che è probabilmente la poesia d’amore più bella di De André. Fra le più belle della storia della musica italiana.
Non spalancare le labbra ad un ingorgo di parole
le tue labbra così frenate nelle fantasie dell’amore
dopo l’amore così sicure da rifugiarsi nei “sempre”
nell’ipocrisia dei “mai”.
Non sono riuscito a cambiarti
non mi hai cambiato, lo sai.Fabrizio De André
Un appiglio nel buio esistenziale, appunto.
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