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Othmar Winkler: il grande artista che visse a Lavis e scolpì la via Crucis

LAVIS. È ricordato ancora da molti lavisani doc, lo scultore Othmar Winkler. Era nato a Brunico, in provincia di Bolzano, il 25 aprile del 1907 e morto a Trento il 22 agosto del 1999. Oggi riposa nel Cimitero di Velturno. Ricordato perché soggiornò in borgata per un decennio con la sua famiglia, dal febbraio ’43 e fino al dicembre del ’52, prima in piazza Grazioli e poi in via Costanzo Ciano (già via Pressano e ora via Rosmini). Abitò subito dopo la casa dei Tonazzolli e prima della casa di Mario Moscon l’allora comandante dei pompieri lavisani.

Othmar proveniva da Pesaro, dove aveva insegnato materie artistiche. In Trentino aveva anche fatto l’interprete, facendosi conoscere per le sue doti non solo artistiche, ma anche di serietà morale e di grande intelligenza. Dopo aver lasciato la borgata lavisana si trasferì a Trento fino alla sua morte.

Othmar Winkler e il legame con Lavis

1.L’artista è ricordato ancora oggi in paese. Qui aveva tanti amici e conoscenti che veniva a trovare da Trento. Lo faceva ogni settimana, soffermandosi anche per interi pomeriggi in lieta compagnia e in sincera amicizia. Negli ultimi anni prima della sua scomparsa, non mancava mai con la sua presenza alle varie celebrazioni e manifestazioni culturali che si tenevano a Lavis.

Era invitato dagli amici, dalle varie associazioni culturali e in modo speciale dagli “Amici dell’Arte” insieme alla Paola Demanincor. Ma i lavisani di un tempo non hanno certo dimenticato il capolavoro in assoluto – come decretato da recensioni sia trentine sia nazionali – che il Winkler aveva lasciato all’interno della chiesa arcipretale di Sant’Udalrico. La stupenda e spettacolare “Via Crucis”, realizzata tutta in legno dal celebre scultore, con le grandi figure e stazioni che raggiungono anche il metro quadro di superficie. E talvolta anche di più.

Othmar Winkler

La Via Crucis

2.L’intera opera della Via Crucis era stata commissionata allo scultore residente a Lavis, proprio dall’allora arciprete-decano don Celestino Brigà. Come ricordano anche i più vecchi ancora in vita, la cosa non era passata sotto silenzio. C’erano stati diversi scambi a dir poco focosi di opinioni tra l’artista e l’arciprete.  Avevano discusso sulla prima progettazione di alcune scenografie: situazioni e simboli che allora erano stati giudicati allora forse troppo all’avanguardia, sia come liturgia generale sia come arte definita sacra.

Alla fine però i due “contendenti” arrivarono a un accordo, definendo tutti i 14 soggetti nella loro completezza e stabilendo infine anche un preventivo-prezzo ritenuto “congruo” sull’intera opera in cantiere. Il 25 settembre 1945, a guerra già conclusa, l’intera Via Crucis era pronta per essere ritirata e portata in quel di Lavis.

In Chiesa

3.Con un camion messo a disposizione dal commerciante Riccardo Endrizzi che abitava sul 3° Vicolo del Pristol e insieme ad alcuni giovani volontari, si andò in Val di Rabbi a ritirare tutte e 14 le stazioni, realizzate dallo scultore che in quel periodo era sfollato lassù per la guerra. Prima però di essere posizionata nei posti già stabiliti e studiati all’interno dell’arcipretale, l’intera opera venne esposta nella sala della Canonica di via Roma per la visita dei parrocchiani e della gente interessata.

Tutti rimasero soddisfatti e contenti per questa bellissima, grande e imponente realizzazione. Successivamente poi, in occasione della grande Missione al Popolo organizzata per la fine della guerra e iniziata il 9 dicembre del ’45, l’opera completa della Via Crucis venne collocata lungo tutte le pareti interne della chiesa. Partendo dalla destra del presbiterio e poi a seguire in gruppi di tre stazioni fino al lato opposto e con la conclusione sempre in arrivo sulla sinistra del presbiterio.

Il venerdì 14 dicembre l’intera opera del Winkler venne benedetta ufficialmente proprio dallo stesso padre francescano che guidò l’intera Missione al Popolo. Ne seguì quindi l’intera pia pratica della Via Crucis. Le prime sette considerazioni furono tenute da don Luigi Trevisan arciprete di Tressino, in provincia di Vicenza, le altre sette da don Bortolo Gasparotto, arciprete-decano di Sandrigo, sempre in provincia di Vicenza: eano i due bravi e seguiti predicatori ufficiali dell’intera Missione al Popolo Lavisano.


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«Di vero artista»

4.Tutti ricordano in quell’occasione la presenza di una grande folla che stipava in lungo e in largo l’intera chiesa arcipretale. Molti poi i commenti-complimenti più che positivi verso la grande realizzazione dello scultore Othmar Winkler. Tanti poi i giudizi dei vari intendenti, storici e critici del settore artistico ecclesiale, civile e anche laico, che avevano definito la grande realizzazione scultorea una autentica opera d’arte. Stimabile anche per la sua grandiosità sia dello stile ma anche della fede espressa con il legno dal bravissimo scultore.

Un’opera di grande impegno – avevano poi scritto altri intenditori di settore all’arciprete don Celestino e alla parrocchia – lavorata con estrema perizia e senso d’arte. Originale nella composizione, ma perfetta nella realizzazione dei vari blocchi lignei.

«La tragedia del Golgota – come hanno scritto eminenti studiosi d’arte religiosa e profana – veniva così rivissuta in forma altamente suggestiva e piena di fascino corale, in questa Via Crucis che rappresenta nel campo della scultura lignea una vera e propria creazione artistica, ispirata degnamente a quella tradizione d’arte atesina cui il Winkler si ricollegava, non per retorica imitazione, ma perché corrispondente all’intimo suo sentire e agire di vero artista».

Othmar Winkler a Lavis

Una modella di 10 anni

5.L’opera rappresentò certamente per lo scultore nostrano una bella vittoria artistica nel vero senso della parola, avendo superato più che brillantemente tutte le difficoltà che l’arduo e complesso tema del soggetto presentava giustamente.

Nell’eseguire i primi bozzetti, l’artista si servì di una giovane ragazza come modella, sia per le mani sia per le varie pose multiple, in modo speciale per il gruppetto delle pie donne ai piedi della croce e per altre scene con figure femminili. Era la sua vicina di casa: Elisa Moscon che nel 1943 aveva 10 anni. Poi
emigrò, dal 1950, con i suoi a San Nicolas – Buenos Aires: era una delle figlie del Mario Moscon, allora comandante dei pompieri di Lavis. Lo zio Antonio poi restò sempre amico fraterno di Othmar fino all’ultimo.

Un gioiello di scultura

6.L’intera Via Crucis venne esposta negli anni ’50 nelle vie principali del paese in occasione dell’arrivo della famosa Madonna Pellegrina e poi della Peregrinatio Marie, naturalmente era presente anche lo scultore Winkler vicino alla sua opera d’arte.

Ancor oggi numerosi personaggi e appassionati storici visitano periodicamente la bella chiesa di Sant’ Udalrico, datata 1777. Non mancano mai gli apprezzamenti a questo vero gioiello di scultura che è la grande e bella Via Crucis di Othmar Winkler.

Il libretto commemorativo

7.A 75 anni di distanza dalla sua messa in opera, anche la comunità lavisana ricorda con sempre più rispetto e affezione l’opera meravigliosa del suo grande ex concittadino artista e scultore. Una decina d’anni fa era stato ulteriormente ricordato ai posteri con alcune manifestazioni varate dall’amministrazione comunale insieme alla parrocchia. Era stato dato alle stampe anche un agile volumetto con tutte le foto della storica Via Crucis, realizzato con cura dall’architetto Ettore Bellini. C’era la presentazione della vita e delle opere del Winkler curata dal critico d’arte Pietro Marsilli.

Nel volumetto, c’erano i vari commenti biblici e storici di don Ambrogio Malacarne. E poi le varie riflessioni sulle 14 stazioni della Via Crucis, tratte e commentate dalle Sacre Scritture a cura del biblista lavisano don Bruno Tomasi. Per chi non avesse mai visto il volumetto in questione, lo potrà trovare ancora sicuramente in Canonica e anche alla Biblioteca Comunale. Oppure nella sede della pro loco. Un altro degno omaggio e ricordo alla grande arte indimenticata di Othmar Winkler.

Aggiornamento 30 luglio 2019, ore 21.20: abbiamo modificato l’articolo per inserire che il libro è a disposizione anche nella sede della pro loco, come ci ha segnalato il presidente Paolo Scaramuzza nei commenti

Giovanni Rossi

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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