LAVIS. Prosegue ormai inarrestabile la nostra carrellata sui personaggi “Doc” che hanno lasciato il segno in quel di Lavis. Oggi in passerella, c’è la figura indimenticabile del maestro Pio Tamanini (1883-1959), nato a Pergine Valsugana e morto a Lavis nella sua abitazione di via Orti.
Ritornato poi in Trentino, il maestro Pio insegnò nuovamente a Tenna e alternativamente anche a Palù di Giovo, fu appunto in quel periodo che conobbe la sua futura moglie, Cecilia Moser. Dal 1922 giunse finalmente a Lavis, dove rimase insegnante alle scuole elementari “don Giuseppe Grazioli” per oltre un trentennio e cioè fino al suo pensionamento, avvenuto nei primi anni ’50.
Tanti sono rimasti gli episodi, i fatti importanti e anche i ricordi che in questo pur breve periodo di reggenza pubblica hanno caratterizzato l’attività, sempre precisa, imparziale e decisa, del maestro Tamanini.
Sconosciuti ai più data la sua nobile figura non certo portata alla pubblica propaganda, taluni fatti ed episodi non sono comunque rimasti segreti ai suoi famigliari,agli amici più intimi e nemmeno ai suoi vicini di casa. In questo caso anche a chi scrive, dato che si è abitato per anni gomito a gomito e con i due poggioli di confine che servivano anche di collegamento “aereo” tra le due case…
Nella vita scolastica poi, sebbene condotta con competenza, rigidità e comprensione, dispensava una grande esperienza di vita a tutti quanti lo circondavano nelle classi di allora, numerose e composte perlopiù da figli di contadini e di operai.
Proprio quella sera stessa, il sindaco venne accompagnato su di una camionetta del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) in giro per tutto il paese, armato di un secchio con la calce bianca e il pennello per cancellare tutte, possibilmente tutte, le 33 facce di Mussolini, disseminate sulle case lavisane e nei punti nevralgici del paese.
Per essere sicuro che il lavoro venisse veramente eseguito alla perfezione, aveva preferito essere lui stesso a dare i primi colpi di pennello e cancellare definitivamente tutte quelle facce ormai superate dalla storia.
L’operazione ebbe inizio proprio di fronte al Municipio, esattamente sulla casa della Farmacia Romani, sui lati dell’ingresso del negozio (come si vede nella foto qui sopra) c’erano le 2 foto di Mussolini e furono proprio quelle le prime a cadere sotto il… pennello del sindaco!
Si era quindi prodigato con le pratiche relative per i reduci e anche per i primi aiuti immediati di sostentamento insieme alla stessa Parrocchia lavisana.
Ma anche il Ministero della Pubblica Istruzione, da parte sua, gli esternò pubblicamente «il più vivo compiacimento per la conseguita benemerenza in riconoscimento della generosa e feconda attività svolta in favore dell’Istruzione Pubblica Popolare».
Continuava intanto a seguire la sua passione divulgativa e storica, collaborando con scritti, documenti e notizie locali. Infatti la sua più nota raccolta dal titolo “Appunti su Lavis e dintorni”, preparata nel 1928 ad uso esclusivo della sua classe elementare, era stata rieditata nel gennaio 1996 proprio dall’Associazione Culturale Lavisana insieme alla Pro Loco di Lavis. Anche per ricordare la loro trentennale collaborazione in campo culturale e nello stesso tempo ricordare l’indimenticabile “maestro” Pio.
Altre notizie poi, appunti giornalieri, cronache scolastiche e anche documenti storici locali, non solo provenienti dal mondo scolastico, sono rimasti ancora inediti. Come anche alcune poesie in dialetto ma anche in italiano, sono rimaste solamente dimenticate nei suoi appunti e ricordi di famiglia.
Sfornava in continuazione, per poi regalare in giro a tutti quanti, tutte le specie di posate e attrezzi per la casa e la cucina. Dai grandi mestoli fino alle famose “canarole” per la polenta, tutto rigorosamente in legno, ben lavorato, rifinito e curato a mano nei minimi dettagli.
Altra sua passione, oltre a quelle dei funghi e dei francobolli, era quella che esternava specialmente in estate quando era in vacanza con la moglie al Maso dei “Pomaroi” (Pomarolli) a Palù di Giovo. Nella spaziosa e caratteristica aia del grande maso, sotto la tettoia vicina all’ingresso, passava il suo tempo anche con la lavorazione dei tavoli, sedie e tavolinetti vari, tutti intrecciati e realizzati con le “strope” (i vimini).
L’aveva voluta costruire in quello stesso luogo, cioè a quattro passi di distanza dalla sua abitazione dov’era in affitto in via Garibaldi e dove i Tamanini erano rimasti per oltre trent’anni suonati.
Il maestro Pio ripeteva sempre che quel posto gli era sempre piaciuto, era chiamato storicamente “el Grez”. E quando incontrava i suoi vicini più affezionati, usava ripetere sempre «anca per restar ancora e sempre ensieme alla me zent»…!
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