LAVIS. Esistono date che non si dimenticano, come l’evento culminante della Rivoluzione francese: 14 luglio 1789 presa della Bastiglia a Parigi. Ma se facciamo scorrere l’orologio del tempo di sette anni e ci chiediamo cosa è successo nell’anno 1796 qualche dubbio rimane.
Eppure domenica 22 settembre 2019 alla Festa dell’uva di Verla durante la passeggiata tra portici e vie del borgo in attesa della sfilata dei carri allegorici, una mostra di stampe antiche attira la nostra attenzione.
Una data (1796) campeggia in alto a sinistra di una bella immagine a colori, non ci sono dubbi sulla dicitura in francese “Vue du Village de Lavis”, si tratta di una riproduzione della lunga e dura battaglia del 5 settembre 1796 in cui Napoleone Bonaparte avanzando dalla pianura padana occupava Lavis.
Il condottiero aveva inviato un proclama al popolo tirolese; avrebbe incendiato e saccheggiato quei paesi che si opponevano all’esercito francese. Scrive Albino Casetti nel pregevole libro: “Storia di Lavis, Giurisdizione di Königsberg-Montereale”:
Nello scontro tra le truppe austriache-tirolesi e l’esercito francese, la compagnia dei cacciatori tirolesi di Gries che si era rifugiata nella casa del Dazio, veniva sterminata dai francesi: 40 Schützen uccisi nell’incendio e dalle successive baionettate.
La giornata del 5 settembre 1796 stava concludendosi nel peggiore dei modi: Napoleone aveva dato ordine di incendiare l’intero paese perché dalle finestre delle case lungo l’Avisio gli abitanti avevano sparato contro i Francesi.
Francesco de Filos di Mezzolombardo che conosceva il francese era stato incaricato di convincere Napoleone dell’innocenza dei lavisani, riuscì parzialmente nel suo intento. Il paese fu saccheggiato e le case che si affacciavano lungo il torrente date alle fiamme. A Parigi alla tomba di Napoleone nella Chiesa di Saint Louis des Invalides, fra i nomi delle battaglie napoleoniche è inciso anche il nome di Lavis.
L’acquarello descrive accuratamente lo scenario della battaglia sull’Avisio: l’esercito di Napoleone mentre attraversa il lungo ponte per raggiungere Lavis sullo sfondo, nuvole di fuoco dai cannoni rivolti verso il paese, il torrente con le sue anse occupa ampi lembi del territorio simile ad un fiordo.
Autore della stampa in originale che si trova alla Galleria di Versailles (citata nel testo di Albino Casetti) è Giuseppe Pietro Bagetti (1764-1831) pittore e architetto torinese, noto soprattutto come vedutista. Il Bagetti seguiva l’esercito francese sul campo, documentando visivamente la prima campagna di Napoleone in Italia tra il 1796 e 1800. Realizzava le vedute con tecnica e precisione, studiando prima le carte topografiche della zona e interrogando i protagonisti della vicenda.
Tra le altre foto esposte nella mostra organizzata dal Gruppo Alpini di Verla, una elenca i deputati chiamati a decidere in merito ad un’opera stradale in val di Cembra, in cima alla lista un nome: Tommaso Bortolotti (Capo Comune).
Il costruttore del giardino-castello dei Ciucioi era nato il 5 novembre 1796 (due mesi dopo la famosa battaglia e proprio la notte della ritirata dei francesi). Per 19 settimane le truppe francesi erano rimaste accampate a Lavis, luogo strategico scelto da Napoleone per costringere alla resa Austriaci e Schützen.
Nel 4° capitolo sull’Epoca Napoleonica, Albino Casetti descrive con dovizia di particolari le fasi dell’invasione dell’esercito francese a Lavis. Inizia così un periodo di guerre che interrompe un’era di pace per Lavis, all’epoca importante centro politico, amministrativo e giudiziario.
Anche Tommaso Bortolotti era ambizioso, aveva vissuto l’intera infanzia e giovinezza durante l’età napoleonica e chissà se gli echi delle battaglie hanno influenzato il suo grande sogno: costruire a Lavis dov’era nato, la scenografia di un meraviglioso giardino romantico con castello sulle pendici del Dos Paion.
“Serve avere il coraggio di guardare lontano e anche avere il coraggio di fare delle battaglie solitarie.”
(Ferruccio De Bortoli)
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