LAVIS. Una luce bluètte invita ad alzare lo sguardo in direzione del suggestivo Giardino Bortolotti detto dei Ciucioi, affrettiamo il passo per essere puntuali alla prima rappresentazione delle 20 in programma il 27 settembre 2019 a Lavis.
La Compagnia Teatrale La Burrasca non smette mai di stupire, questa sera ci attendiamo un’esperienza di visita inedita, uno spettacolo itinerante e ascensionale, misterioso e coinvolgente dal titolo: “Dei limiti della conoscenza e del giardino ascendente Bortolotti e i suoi Ciucioi”.
Le mure merlate illuminate nelle tonalità blu e rosso, i colori dello stemma di Lavis, fanno da sfondo al palcoscenico dove appare l’attore Alessio Dalla Costa nei panni del protagonista Tommaso Bortolotti, vestito di nero con cappello e bastone, tre elementi che ormai lo caratterizzano.
Ricollegandosi alla mitologia del territorio, alla sua storia, ai misteri sulla figura del Bortolotti e con un pizzico di cultura esoterica/misterica/massonica ottocentesca, si racconta una storia di magia, di ricerca della sapienza e di rapporto dell’individuo con la sua comunità, con la natura e con l’ignoto.
L’esoterismo, orientaleggiante o massonico, è una delle chiavi d’interpretazione per la costruzione del giardino-castello Ciucioi e la presenza massonica sul territorio di Lavis è attestata dal chiaro simbolo massonico sul pavimento di una sala di palazzo Maffei, ma l’appartenenza alla massoneria del Bortolotti non è accertata storicamente. L’arte, tuttavia, può prendersi libertà che alla storiografia non sono concesse.
Un monologo introduce la misteriosa musa, impersonata dall’attrice Maria Vittoria Barrella, che tolto il mantello scuro con cappuccio che le nasconde il viso, si rivolge con voce suadente al Bortolotti e poi invita il pubblico a seguirla lungo i passaggi e ombre del giardino.
L’autore dei testi Renato Barrella (fratello dell’attrice), si è ispirato alle leggende sulle anguane, figure femminili dalle caratteristiche in parte simili alle streghe e le ninfe tipiche del folklore regionale. Mischiare storia e leggenda è molto evocativo e permette di indagare la storia segreta di un luogo o di una comunità.
Saliamo lungo la rampa che ci porta ai primi terrazzamenti, una pausa, poi proseguiamo fino alla sala del caminetto illuminata dalle torce degli attori.
I dialoghi tra i due personaggi descrivono il lungo lavoro, la fatica e l’ingente somma di 60.000 fiorini spesa per costruire il giardino-castello. Delicate e magiche le note dell’hang, un moderno strumento musicale analogico che nelle sonorità si ispira a strumenti caraibici. È suonato da Daniele Chini, compositore e armonizzatore delle musiche di sottofondo.
La scena finale recitata sul balcone pensile rende l’idillio romantico, complice il gioco di luci blu e l’utilizzo di tessuti aerei, quasi una promessa di eternità a simboleggiare il sogno di Tommaso Bortolotti. Con la sua “resurrezione”, in occasione della riapertura del giardino-castello, si è voluto dare spazio ad un’altra interpretazione: raggiungere l’immortalità, anche solo locale.
Renato Barrella ha ricostruito il “pensiero” del protagonista, mantenendolo coerente alla sua epoca; un mix di ottimismo “positivista” al tempo degli albori con un po’ di irrazionalismo tardo romantico. Non ha tralasciato una critica, per bocca del Bortolotti riassumibile in: «Possiamo apprendere molto del nostro mondo grazie ai moderni strumenti scientifici e ad uno scaltro apparato conoscitivo/interpretativo, ma i limiti della nostra conoscenza sono nel passato. Se non ci libereremo delle vecchie categorie di pensiero, difficilmente potremo elaborare strumenti leggeri e non dogmatici per l’interpretazione di fenomeni moderni» (con un riferimento ad esempio alle grandi migrazioni contemporanee).
Il pubblico incantato non riesce a staccare lo sguardo dalla scena, un cenno dell’attrice fa capire che lo spettacolo è terminato, seguono applausi a scena aperta.
La particolare conformazione del Giardino Bortolotti ha permesso l’utilizzo dei tessuti aerei, strumenti che con pochi accorgimenti di luci e regia, per un prezzo contenuto, hanno una resa scenica di grande effetto.
La riapertura del Giardino Bortolotti ha dato la possibilità alla Compagnia Teatrale La Burrasca di continuare un percorso poetico e metodologico, che passa per le molteplici esperienze precedenti di valorizzazione di siti storici o naturalistici, dove l’attore e l’attrice sono un tramite tra il luogo e il pubblico.
Tra gli spettacoli di successo: “Minacce. Nemici, Diavoli e Streghe” rappresentato in diversi castelli del Trentino, “La Cacciatrice, il Vescovo, l’Ingegnere” visita guidata teatralizzata all’Orrido di Ponte Alto e “Una cosmica Giostra d’Amore” che unisce mitologia, astrofilia e garbate romanticherie.
Focus principale del gruppo di lavoro è la riflessione sulle dinamiche del territorio e del suo elemento umano (“La guerra di Tina. Ho sognato un mondo sopra un treno” sulla deportazione delle donne trentine, “Una mina, Bandiere di Seta” sullo sciopero della manovalanza femminile della Filanda Tambosi nel 1890 a Lavis e ultima produzione teatrale “Operetta immorale” sulla prostituzione sommersa).
Per la giovane Compagnia Teatrale La Burrasca l’opportunità del “Giardino dei Ciucioi” non rappresenta solo un momento di visibilità e occasione di lavoro, ma anche un contatto reale con donne e uomini, quella parte di società curiosa, sensibile, attenta, aperta al mondo e al futuro a cui dedicano la propria arte e capacità artistiche. Sabato 5 ottobre il coronamento di questo percorso, con lo spettacolo itinerante per i 200 anni del Teatro sociale a Trento.
«Non crediamo nei territori rinchiusi, guardiamo alle montagne con amore, ma cerchiamo valichi, invitiamo chiunque a visitarci e scoprire il Trentino» affermano Renato e Maria Vittoria Barrella.
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