LAVIS. C’era una vecchia canzone che faceva “Strade, stradelle che tu mi fai far…“. Quella che state leggendo è la storia di un’antica via di Lavis, di quelle che si percorrono “girovagando” fra le pagine del nostro passato. È una strada piuttosto importante, e non solo per gli abitanti di Lavis e di Pressano. Parliamo di via Rosmini (chiamata, in origine, via Pressano).
Negli ultimi 60/70 anni, ha cambiato completamente il volto per i tanti lavori che si sono susseguiti, con altrettanti cantieri al suo interno e lungo tutta la sua lunga percorrenza.
È ricordata ancora oggi, dai lavisani doc, come “la via dei condomini”. Quelli più anziani invece la ricordano come “la via delle fiere e dei mercati”. Le prime grandi costruzioni abitative, i condomini veri e propri anche multipiani, iniziarono ad apparire nei primissimi anni ’60, lungo quell’arteria. E al posto delle campagne che allora inondavano praticamente l’intera zona di tranquillità e di verde.
Annualmente, dal 1937 in poi, si svolgevano in borgata diversi mercati e fiere, sempre nella stessa via e negli stessi posti. Si ricordano infatti, dagli elenchi comunali di quegli anni:
In calce agli storici avvisi di quei tempi si legge anche l’avvertenza:
«in tutti i mercati e fiere hanno luogo scambi e vendite di merci e di bestiame».
Più in generale, che questa sia una via che fa parte della storia del paese, lo si è sempre saputo anche dalle cronache locali. Dai racconti dei nostri avi, ma specialmente da quelle attinti dall’ormai famosa “Storia di Lavis” scritta dal concittadino storico-archivista Albino Casetti.
Già all’angolo con la piazza Grazioli-San Gallo, all’attuale numero civico 13, esisteva la Casa del Bargello, adiacente a quella del Giudizio. Ancora nel 1673 fu acquistata dal conte Zenobio e destinata, tout court, alla sede della Polizia e della Forza Pubblica, con annesse le abitazioni dei comandanti e degli ufficiali.
La Corte Pretoria costituiva allora per Lavis il vero e proprio braccio armato della legge, in particolare il Bargello e il Vicario dell’intera Giurisdizione.
Esattamente intorno al 1950, andando verso Pressano sulla sinistra della contrada, le case si susseguivano insieme ai loro abitanti e proprietari terrieri di quei tempi. Partendo quindi dalla piazza Grazioli, nella prima casa ad angolo sulla sinistra si trovava, al piano terra, la “bottega” dell’artista-scultore Othmar Winkler, collegata alla casa con pianerottolo esterno della allora famiglia Ravanelli.
Il teatro però ebbe vita breve in quell’ambiente, dato che il 20 febbraio del 1904 proprio al presidente stesso arrivò la sospensione della licenza e il ritiro del permesso di recite teatrali. Per il motivo che il locale stesso – dopo un sopralluogo della commissione apposita – era risultato non più idoneo e assolutamente inadatto per l’uso teatrale e ancora carente delle norme di sicurezza stabilite dalla legge…
La seconda casa andando in giù era dei coniugi Silvio e Paola Ravanelli, poi seguiva l’abitazione di Maria Baldessari con, al livello stradale, la famosa porticina d’ingresso al corridoio che portava direttamente all’Asilo Infantile di via Clementi: la porticina oggi esiste ancora. Sopra però non c’è più la scritta “Asilo”, cancellata dalla recente ristrutturazione dell’intera facciata.
Il lungo caseggiato finiva poi con le abitazioni delle famiglie Nardon, Lunelli e Refatti. In posizione isolata, in mezzo al verde e ai fiori, si trovava la storica “Villa Donati”. Al suo posto, oggi, c’è la nuova sede della Cassa Rurale, tutto il resto è scomparso e cancellato da tempo.
Nella Villa, oltre ai proprietari Donati, vi abitavano l’allora segretario comunale Giovanni Fritz e anche la famiglia Marsoner, poi emigrata in Argentina.
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Tornando poi sul lato destro della via e partendo sempre dalla piazza Grazioli, dopo il palazzo dei De Schulthaus-Ferrari e casa colonica annessa, c’erano soltanto gli splendidi ippocastani (i famosi castagnari). A fianco c’era “el rogial”, con il muro di cinta che fiancheggiava la strada in giù, fino alla fontana con abbeveratoio e lavanderia all’imbocco della stradella per casa Zeni, sola e isolata dal resto.
Da questo punto iniziava l’altra fila di case, quella della famiglia Vindimian, poi gli Andreatta con il famoso maestro muratore Vittorio Andreatta. Di seguito le case dei Pasolli e delle famiglie Devigili. Al piano terra c’era lo spaccio del vino asporto (la cosiddetta frasca), che diventava il punto nevralgico in occasione delle fiere/mercato.
Tutto è poi cambiato anche in via Rosmini. Dopo tutti questi anni, la via è diventata praticamente irriconoscibile, con le novità immerse in cotanto cemento…
Qualcuno dei vecchi residenti di allora sussurra, tra le righe, la battuta spontanea:
«Si è lasciato correre troppo il progresso insieme all’edilizia. Comunque si stava meglio quando si stava peggio, sicuramente».
Che sia proprio vero?… La voce di popolo…!
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