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Storia di una strada: com’è cambiata via Rosmini a Lavis

LAVIS. C’era una vecchia canzone che faceva Strade, stradelle che tu mi fai far…. Quella che state leggendo è la storia di un’antica via di Lavis, di quelle che si percorrono “girovagando” fra le pagine del nostro passato. È una strada piuttosto importante, e non solo per gli abitanti di Lavis e di Pressano. Parliamo di via Rosmini (chiamata, in origine, via Pressano).

Negli ultimi 60/70 anni, ha cambiato completamente il volto per i tanti lavori che si sono susseguiti, con altrettanti cantieri al suo interno e lungo tutta la sua lunga percorrenza.

La via dei condomini

1.In origine era una strada frontista delle campagne circostanti. Ma poi, con l’avvento dei primi condomini nei primi anni ’60, è diventata un’altra cosa. Ha assunto un volto moderno, commerciale, una grossa arteria con diverse diramazioni e stradine di collegamento vero e proprio. Dalla piazza Grazioli porta verso Pressano e i suoi Masi alti, ma anche verso la Nazionale della SS12 del Brennero e tutte le sue derivate.

È ricordata ancora oggi, dai lavisani doc, come “la via dei condomini”. Quelli più anziani invece la ricordano come “la via delle fiere e dei mercati”. Le prime grandi costruzioni abitative, i condomini veri e propri anche multipiani, iniziarono ad apparire nei primissimi anni ’60, lungo quell’arteria. E al posto delle campagne che allora inondavano praticamente l’intera zona di tranquillità e di verde.



Fiere e mercati

2.Quelli di una certa età ricordano come questa parte del paese fosse interessata periodicamente dalle grandi fiere agricole. Inoltre c’erano mercati stagionali con animali di ogni genere, con i prodotti per la casa e la campagna. Diverse case lungo la via testimoniano ancora oggi l’attività di mercato che si svolgeva stagionalmente e a date fisse del calendario comunale. Da qualche parte si vedono ancora, che sporgono dai muri, i vari anelli e i ganci ai quali veniva legato e parcheggiato il bestiame di allora.

Annualmente, dal 1937 in poi, si svolgevano in borgata diversi mercati e fiere, sempre nella stessa via e negli stessi posti. Si ricordano infatti, dagli elenchi comunali di quegli anni:

  • la fiera del 29 gennaio,
  • quella del lunedì dopo la Lazzera (la domenica di Passione),
  • invece a Pressano ogni lunedì dopo l’Ottava (la domenica in Albis),
  • poi ancora in quel di Lavis fiera e mercato il 5 maggio,
  • il 5 luglio,
  • il 14 di agosto,
  • il 7 settembre (vigilia della Festa Votiva),
  • poi anche il 25 ottobre
  • e naturalmente il 7 dicembre, dove attualmente c’è la Fiera dei Ciucioi.

In calce agli storici avvisi di quei tempi si legge anche l’avvertenza:

«in tutti i mercati e fiere hanno luogo scambi e vendite di merci e di bestiame».

Arrivano i primi pali Scac nel 1960

Il braccio armato della legge

3.E con l’avvento dei condomini, è stato proprio in via Rosmini che si sono visti i primi pali Scac, quelli di cemento per sostenere l’illuminazione pubblica: una vera novità all’interno del paese.

Più in generale, che questa sia una via che fa parte della storia del paese, lo si è sempre saputo anche dalle cronache locali. Dai racconti dei nostri avi, ma specialmente da quelle attinti dall’ormai famosa “Storia di Lavis” scritta dal concittadino storico-archivista Albino Casetti.

Già all’angolo con la piazza Grazioli-San Gallo, all’attuale numero civico 13, esisteva la Casa del Bargello, adiacente a quella del Giudizio. Ancora nel 1673 fu acquistata dal conte Zenobio e destinata, tout court, alla sede della Polizia e della Forza Pubblica, con annesse le abitazioni dei comandanti e degli ufficiali.

La Corte Pretoria costituiva allora per Lavis il vero e proprio braccio armato della legge, in particolare il Bargello e il Vicario dell’intera Giurisdizione.

Nomi diversi

4.Dagli anni ’20 e fino alla fine dell’ultimo conflitto mondiale, la stessa via era denominata (per volere del Partito nazionale fascista), come “via Costanzo Ciano”. Subito dopo divenne “via Pressano”. Infine si arrivò con la nuova segnaletica all’attuale “via Rosmini”.

Esattamente intorno al 1950, andando verso Pressano sulla sinistra della contrada, le case si susseguivano insieme ai loro abitanti e proprietari terrieri di quei tempi. Partendo quindi dalla piazza Grazioli, nella prima casa ad angolo sulla sinistra si trovava, al piano terra, la “bottega” dell’artista-scultore Othmar Winkler, collegata alla casa con pianerottolo esterno della allora famiglia Ravanelli.

Casa Tonazzolli, dove c’era il teatro agricolo

C’era anche un teatro

5.Proseguendo si arrivava alla casa dei Tonazzolli, con le famiglie dei Paolat e dei Perenzoni. C’era la casa Cainelli con adiacente un grande orto coltivato con tutte le primizie. Ma, a proposito della casa Tonazzolli, è giusto ricordare che il proprietario di allora (nel 1903), Lodovico Tonazzolli, era presidente della Società Agricola Operaia Cattolica. Al civico numero 206, disponeva al piano terra di un grande locale che usava come teatro per i suoi associati e per le feste della Società.

Il teatro però ebbe vita breve in quell’ambiente, dato che il 20 febbraio del 1904 proprio al presidente stesso arrivò la sospensione della licenza e il ritiro del permesso di recite teatrali. Per il motivo che il locale stesso – dopo un sopralluogo della commissione apposita – era risultato non più idoneo e assolutamente inadatto per l’uso teatrale e ancora carente delle norme di sicurezza stabilite dalla legge…


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Verso “villa Donati”

6.Dopo la casa Tonazzolli partiva il secondo caseggiato. La prima casa era quella della famiglia di Mario Moscon e Carmela con i loro cinque figli, poi emigrati tutti in Argentina.

La seconda casa andando in giù era dei coniugi Silvio e Paola Ravanelli, poi seguiva l’abitazione di Maria Baldessari con, al livello stradale, la famosa porticina d’ingresso al corridoio che portava direttamente all’Asilo Infantile di via Clementi: la porticina oggi esiste ancora. Sopra però non c’è più la scritta “Asilo”, cancellata dalla recente ristrutturazione dell’intera facciata.

Il lungo caseggiato finiva poi con le abitazioni delle famiglie Nardon, Lunelli e Refatti. In posizione isolata, in mezzo al verde e ai fiori, si trovava la storica “Villa Donati”. Al suo posto, oggi, c’è la nuova sede della Cassa Rurale, tutto il resto è scomparso e cancellato da tempo.

Nella Villa, oltre ai proprietari Donati, vi abitavano l’allora segretario comunale Giovanni Fritz e anche la famiglia Marsoner, poi emigrata in Argentina.


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Il vino sotto la frasca

7.Dalla Villa Donati in giù si estendeva poi tutta la campagna, con il suo caratteristico muro di cinta in sassi carico di rampicanti, giù fino al capitello dell’incrocio della strada per Pressano e quella verso lo stradone della Nazionale e il Cimitero.

Tornando poi sul lato destro della via e partendo sempre dalla piazza Grazioli, dopo il palazzo dei De Schulthaus-Ferrari e casa colonica annessa, c’erano soltanto gli splendidi ippocastani (i famosi castagnari). A fianco c’era “el rogial”, con il muro di cinta che fiancheggiava la strada in giù, fino alla fontana con abbeveratoio e lavanderia all’imbocco della stradella per casa Zeni, sola e isolata dal resto.

Da questo punto iniziava l’altra fila di case, quella della famiglia Vindimian, poi gli Andreatta con il famoso maestro muratore Vittorio Andreatta. Di seguito le case dei Pasolli e delle famiglie Devigili. Al piano terra c’era lo spaccio del vino asporto (la cosiddetta frasca), che diventava il punto nevralgico in occasione delle fiere/mercato.


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Qui era tutta campagna

8.Così si concludeva l’intera sfilata dei caseggiati di allora. Tutto lasciava il posto alla campagna, abbondante di pergolati di viti e campi immensi con parecchie e svariate colture e alberi di diverse fogge.

Tutto è poi cambiato anche in via Rosmini. Dopo tutti questi anni, la via è diventata praticamente irriconoscibile, con le novità immerse in cotanto cemento…

Qualcuno dei vecchi residenti di allora sussurra, tra le righe, la battuta spontanea:

«Si è lasciato correre troppo il progresso insieme all’edilizia. Comunque si stava meglio quando si stava peggio, sicuramente».

Che sia proprio vero?… La voce di popolo…!

Giovanni Rossi

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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