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La storia del telefono a Lavis: dai primi 12 apparecchi ai bambini con gli smartphone

LAVIS. Questo pezzo potrebbe iniziare con le note di Domenico Modugno e con la sua canzone “Piange il telefono”. Anche perché in paese ormai i telefoni, specie in questo periodo, piangono comunque: ma per il superlavoro ai quali sono sottoposti sempre più, ogni anno che passa.

Il primo telefono ai Carabinieri

1.La storia lavisana, quella del telefono naturalmente, l’abbiamo recuperata sfogliando alcuni documenti, permessi e concessioni, all’interno dell’archivio storico comunale. Erano negli scaffali polverosi che praticamente occupano la storia locale, sia nei fatti che nei suoi antefatti calati nella memoria.

Si può dire che il primo telefono in quel di Lavis, che allora odorava di trine e merletti anche in certe facoltose famiglie locali, portava rigorosamente il numero “1” nello storico elenco degli abbonati di quell’epoca. Era stato installato e messo in funzione proprio nel 1909 ed era quello che faceva capo alla Caserma dei Reali Carabinieri. Allora era all’angolo della via del Macello (ora via Fabio Filzi), vicino alla roggia e al ponte dei de Concini, dove tanti anni dopo vennero ospitati i Carabinieri e poi le scuole Clementi fino a tutt’oggi.

Elenco telefonico

2.In ordine sparso di prenotazione, arrivarono poi anche tutti gli altri numeri per gli utenti più o meno importanti. Il numero “2” venne attivato per la famiglia con ditta commerciale intestata a Filippi Alberto & Co, in via Santo Udalrico. Il numero “3″ era quello dell’utenza del facoltoso Giovanni Battista Perini in via del Macello.

Il numero “4″ invece era quello intestato alla famiglia del notaio Carlo Sette in via del Loretto, poi divenuta via 4 Novembre nel corso degli anni e degli eventi storici. Il numero “5” era stato invece assegnato alla Cantina di proprietà di Antonio Cembran, praticamente quella dove oggi esiste la grande Cantina La Vis. Invece il numero “6″ era quello della Fabbrica di biscotti in località detta “al Giacobbe”, nelle vicinanze del Cimitero detto della Madonnina.

Il telefono del Municipio di via Grazioli, poi divenuta via Matteotti, aveva il numero “7 “, quello dell’Albergo al Tram della Famiglia Nicolodi in piazza Garibaldi era il numero “8”. La Famiglia Cooperativa di via Matteotti (già via Grazioli) ottenne il numero “9” per il suo telefono. Il numero “10” andò alla Banca Cooperativa di Trento, allora ospitata al piano terra di Palazzo Monfort (ora Casa Simoni).

Il numero “11” era stato assegnato alla Famiglia Cooperativa di Pressano. Il numero “12” era quello assegnato al “Pettinificio trentino” di piazza Loreto, poi diventato della famiglia Molteni e ospitato nell’interrato del Panificio Comunale.

Altri telefoni in paese

3.Quindi, nell’elenco generale degli abbonati al telefono della Venezia Tridentina aggiornato a tutto aprile del 1925, nel territorio comunale di Lavis funzionavano allora ben 12 numeri telefonici e con altrettanti apparecchi installati…

Arrivarono poi di seguito anche i numeri telefonici per l’Albergo Corona di piazza Manci, il negozio alimentari di Romano Donati sempre in quella zona, la stazione delle Ferrovie dello Stato vicino a Zambana, la Cantina Armellini sempre in via Stazione, anche all’Ufficio Postale al piano terra di casa Endrizzi in piazza del Tram e anche all’interno della stessa stazione della Trento/Malé inaugurata insieme alla tramvia nel 1909.

Le prime manovre

4.Le prime vere e proprie “manovre” per gli allacciamenti telefonici sul territorio di Lavis iniziarono nel gennaio del 1898. Allora partirono le prime pratiche seguite dalle prime linee aeree. Erano tutte rigorosamente tirate a mano, attraversando strade e campagne, con il supporto dei pali di legno di una decina di metri fuori terra.

Con i primi permessi di allacciamento arrivò così la grande novità del telefono nelle case. Una comodità in quei tempi, anche se preclusa ai pochi fortunati utenti. Loro però ospitavano le telefonate dei vicini, degli amici e anche dei parenti lontani, per tutte le evenienze e urgenze del caso.

Il telefono alle Poste?

5.A quei tempi il nobile Camillo Oss Mazzurana avviò la pratica per installare il telefono direttamente da Trento fino alla sua Villa di Camparta. I dirigenti delle Poste di Lavis pensarono di approfittarne, interpellando l’allora direzione delle Poste & Telegrafi di Innsbruck, competente anche per il territorio lavisano.

L’idea era di riuscire a collegare anche l’ufficio postale lavisano. Si doveva praticamente allacciarsi al palo che a San Lazzaro deviava appunto per Camparta. La distanza da quel punto fino all’Ufficio Postale lavisano era intorno ai 500 metri di linea aerea. Era poi anche stato spiegato in modo dettagliato ai superiori e ai tecnici di Innsbruck, che il percorso fino a Lavis era tutto fiancheggiato da case di abitazione per cui – si legge nel documento originale – «forse nessun palo potrebbe occorrere per portare il filo fino all’Ufficio Postale»…

E si aggiungeva anche che questa distanza poteva benissimo venire accorciata se si attraversava senza pali e con la sola linea aerea il torrente Avisio, senza dovere fare tutto il giro “dell’oca” verso la via Loretto, ora via 4 Novembre.

Un pubblico parlatorio

6.Il 7 febbraio di quell’anno arrivò la risposta da Innsbruck da parte del direttore generale delle Poste, il quale asseriva che la congiunzione telefonica con la linea per Camparta non si poteva fare, in quanto sia la linea che la stazione fino a Trento erano di esclusiva proprietà ed uso del nobile Mazzurana!

Inoltre per Lavis – aggiungeva poi la nota – si dovrebbe invece costruire una linea libera e propria, appositamente verso Trento per tutti i suoi usi telefonici vari. Ancora da Innsbruck veniva poi assicurato che al competente Ministero del Commercio c’era invece la proposta per la creazione di un posto di “pubblico parlatorio” (un posto telefonico pubblico insomma) e questo da posizionare proprio all’Ufficio Postale di Lavis.

Bisognava però che “il lodevole Municipio locale si assumesse tutte le spese per la costruzione della nuova linea telefonica da Trento a Lavis”!

Telefoni nelle frazioni

7.Tanta acqua è poi passata e non solo nell’Avisio. Anche tanti anni se ne sono andati dall’arrivo dei primi apparecchi telefonici in borgata e dai primi storici numeri assegnati. Una prima centrale telefonica vera e propria è ricordata sin dall’ultimo dopoguerra al primo piano situato nella casa del Macello Comunale al posto della Trattoria Troier (ora Biblioteca civica), gestita dalla ditta veneziana Telve.

Anche nelle frazioni arrivò il telefono. A Pressano e Nave San Felice dal 1958 furono realizzate due centraline, rispettivamente nei piani interrati degli edifici scolastici frazionali, ai quali furono poi allacciati anche i primissimi utenti privati.

Era il 1959 quando anche ai Sorni arrivò il telefono pubblico a fianco del negozio-emporio della famiglia Facchinelli in piazza della chiesa.

Fra fisso e smartphone

8.E per finire in letizia di dati e di resoconti, quanti saranno oggigiorno i telefoni fissi e quelli cellulari sull’intero territorio comunale? La popolazione si sta attestando in questi tempi intorno alle 9.000 unità. Quelle con il cosiddetto telefono fisso sono ridotte a meno del 60% del totale. In quattro case su dieci l’apparecchio fisso è praticamente scomparso del tutto.

Ci sono oggi le famiglie collegate ad internet che superano l’80%. Tra i bambini dai 4 ai 10 anni il 20% ha già lo smartphone. Tra gli 11 e i 17 anni si arriva ad una percentuale che sfiora invece il 90%. Quindi su ben dieci ragazzi minori, nove di questi hanno già il proprio smartphone… personale !

Più cellulari

9.A Lavis è intanto sempre attiva la grossa centrale con antenna della Tim-Telecom in via Rosmini, senza contare quelle più piccole più o meno nascoste, appartenenti a tutti gli altri numerosi concessionari telefonici che fanno ormai il bello ma anche il cattivo tempo in quanto a tariffe e promozioni varie… sul territorio!

Nelle famiglie nostrane ormai non ci si parla più come una volta, oggi c’è il telefonino e lo si usa anche per comunicare in casa, addirittura tra un locale a l’altro senza eccezioni e condizionamenti… di sorta.

Nell’era moderna si rimpiange ormai il vecchio telefono a filo, unico baluardo rimasto per anni in famiglia, ora c’è sicuramente più di un cellulare per nucleo famigliare. E oltre ai genitori lo hanno anche tutti i figli, indistintamente. Oltre al computer c’è anche lo smartphone di diverse potenzialità e accessoriato alla grande per foto, giochi, messaggi e messaggini vari più o meno importanti e simpaticamente coinvolgenti…

Piange il telefono

10.Ecco allora che si può ricordare ancora, pensando al telefono fisso “de stì ani” e la sua fine ingloriosa nel tempo, la canzone di Domenico Modugno, quella che diceva pressapoco così:

“piange il telefono, perché non hai pietà, però nessuno più mi risponderà, ricordati però che piango al telefono, l’ultima volta ormai…”!

Ma qui a Lavis, in diverse famiglie, non si piange ormai solo per il telefono fisso che si ha lasciato, ma anche per le bollette telefoniche che arrivano ogni due mesi…!

Giovanni Rossi

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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