LAVIS. In una prima puntata abbiamo iniziato il nostro viaggio virtuale fra le chiese di Lavis, seguendo le visite guidate, organizzate in occasione della fiera dei Ciucioi.
Alle11 torniamo verso Lavis per visitare la chiesetta della Madonna di Loreto con la guida Gemma Tabarelli. Originariamente la chiesa era a livello del ponte, all’epoca più basso, mentre attualmente per accedere si scende una scalinata. All’esterno della chiesa c0è un capitello con la statua di san Nepomuceno, sacerdote e confessore della regina alla corte del re Venceslao IV a Praga. Il sacerdote fu gettato nella Moldava perché non voleva rivelare al re i segreti della regina detti al confessionale.
Un cippo accanto al capitello ricorda le date 1796/1797 e 1809 dove drappelli di Schützen vennero fucilati perché avevano soccorso la popolazione di Lavis durante l’assedio napoleonico e durante la rivolta di Andreas Hofer contro i Bavaresi. Giovanni Battista Svaldi di Lavis nel ‘700 costruiva la chiesetta rifacendosi al santuario della Madonna di Loreto, poiché Ferdinando II d’Asburgo voleva riportare la religione cattolica nell’impero asburgico.
Il tetto è composto da tegole marsigliesi in ceramica policroma smerigliata, mentre all’interno è presente una pietra tombale dove è sepolto colui che ha edificato la chiesetta. L’affresco alla base dell’altare che rappresenta angeli che trasportano la Madonna con Bambino e la casa di Nazareth, è opera dell’artista lavisano Angelo Orlandi (1989).
Nella nicchia sopra l’altare c’è la statua lignea della Madonna di Loreto dal caratteristico volto nero. Sono presenti pregevoli tavole votive in legno e olio su tela, che descrivono i costumi e le acconciature dell’epoca. Sulla parete esterna della chiesa una bella statua in pietra bianca della Madonna di Loreto con Gesù bambino ed angeli, sotto una scritta in latino: HEC DOMUS DOMINI (Questa è la casa del Signore).
Dopo una pausa, alle 14 il gruppo si ritrova con la guida di Andrea Brugnara davanti alla chiesa arcipretale di Sant’Udalrico, vescovo e patrono nato ad Augusta in Baviera nell’890 d.C.
Sant’Uldarico ebbe successo anche come diplomatico durante il suo mandato, negoziando una tregua nella rivolta contro Ottone I e l’anno successivo resistette all’invasione ungherese della città di Augusta. La leggenda racconta che Sant’Udalrico rientrando da un viaggio a Roma nell’anno 973 d.C. e diretto in Germania si sentì male tra Trento e Lavis. Allora chiese di essere portato sulla destra del fiume Avisio in terra tedesca. Qui, sempre secondo la leggenda, morì a 81 anni e le sue viscere sarebbero state sepolte nella cappella di Lavis edificata a tale scopo da artigiani bavaresi. Il suo corpo mummificato fu sepolto ad Augusta.
Sul quotidiano Trentino nel 2008 è stato pubblicato un articolo dal titolo: “Sotto il pavimento spunta un cimitero” che rivela i risultati delle analisi del georadar nella chiesa di Sant’Udalrico.
«A diverse profondità è stata rilevata l’esistenza di varie tombe e di una galleria a volta dell’altezza di circa due metri che va dall’altare della Madonna fino a quello del Crocefisso. Sotto la sacrestia risulta esserci un ambiente molto ampio dalle dimensioni di quattro per cinque metri, probabilmente collegato al vicino cimitero».
Andrea Brugnara durante la visita guidata all’interno della chiesa mostra il punto nel pavimento, un po’ nascosto dai banchi finemente lavorati del ‘800, sotto i quali esiste una cripta con tombe, ma in questo momento non è possibile procedere nell’indagine per motivi di costi e burocrazia.
L’entrata nella chiesa avviene da un portale barocco ai piedi del campanile a torretta del ‘700 con cuspide a cipolla, foderata di rame. Tutto l’impianto dell’attuale chiesa con colonne corinzie, capitelli e timpano potrebbe essere attribuito all’architetto Antonio Giuseppe Sartori di Castione. Sopra il portale è collocata in una nicchia copia della statua benedicente di Sant’Udalrico realizzata da Cristoforo Benedetti nel 1707, a destra una lapide ricorda a terribile piena del torrente Avisio del 1707, una linea indica l’altezza massima raggiunta dall’acqua.
Il campanile è alto 32 metri, quanto la distanza dal fiume, mentre l’orologio è opera di Pietro Zanon di Trento realizzato nel 1837, a fianco l’antico edificio rosa della canonica costruita nel 1488. Nell’atrio sotto l’orchestra spicca la fonte battesimale del ‘700 in pietra rossa di Trento con coperchio barocco, a fianco una porta conduce con scala a chiocciola alla sala riservata al coro Santa Cecilia e al magnifico organo, restaurato nel 1992.
L’interno della chiesa in stile barocco e rococò visto dalla Cantoria appare in tutta la sua grandezza e luminosità, decorata da bellissimi stucchi policromi e pitture a fresco con scene bibliche di Bartolomeo Zeni, pittore del ‘700 con bottega a Riva del Garda e coadiuvato dal figlio Domenico.
La chiesa è a tre navate con cinque altari; l’altare maggiore settecentesco è opera del maestro Giovanbattista Antonini da Brentonico. Dietro l’altare maggiore si trova la pala del santo patrono Udalrico con in capo la mitria vescovile in atto di preghiera, ai lati del presbiterio sono poste due tele ad olio di Giuseppe Alberti da Tesero. Raffigurano a destra l’Assunzione di Maria e a sinistra la Resurrezione di Cristo.
Durante i lavori di restauro nel 2003 dietro la tela dell’Assunzione di Maria, è stato scoperto un graffito su malta raffigurante Napoleone Bonaparte a cavallo, vegliato dal diavolo. Probabilmente colui che ha eseguito il graffito ha voluto tramandare ai posteri le disgrazie arrecate al paese dall’invasione napoleonica del 1796.
Ai lati del presbiterio dietro l’altare maggiore due tele donate nel 1796 dal conte don Gerolamo de Melchiori raffigurano la morte di San Giuseppe e a destra il martirio di San Giovanni Nepomuceno.
Quattro altari ornano le navate laterali: l’altare della Madonna, la cui statua posta nella bacheca, ogni anno viene portata in processione per le vie del paese l’8 settembre durante la festa della Natività di Maria.
In fondo al transetto destro è collocato l’artistico Crocifisso d’argento, dono di Benedetto de Schulthaus, opera del 1859 di Carlo Toneatti da Rovereto. Opere molto interessanti perché rientrano tra i maggiori capolavori dell’artista, sono le 14 stazioni lignee della Via Crucis dello scultore sudtirolese Othmar Winkler del 1944/1945 su incarico del parroco don Celestino Brigà.
Tra gli affreschi sulle volte eseguiti alla fine ‘700 dal pittore Bartolomeo Zeni con la collaborazione del figlio Domenico detto “Pittorello”, uno dei maggiori ritrattisti, spicca il miracolo del pesce compiuto da Sant’Udalrico.
Nella cupola centrale vi è il grande affresco degli Ebrei nel deserto con l’episodio della manna e delle quaglie.
Terminata la visita alla chiesa entriamo in Sacrestia a destra del Presbiterio, che tra le varie opere, ospita la grande tela di San Vigilio vescovo di Trento eseguita negli anni ‘20 da Ady Werner e il bassorilievo di Sant’Antonio con Bambino di fine ‘800.
Dominano gli spazi grandi armadi e cassettiere del ‘700, magnifiche opere di maestranze fiemmesi pagate dai commercianti del legno. Sotto c’è la cappella cimiteriale e a fianco il cimitero. Importanti arredi della chiesa e sacrestia furono saccheggiati dalle truppe napoleoniche.
L’edificio attuale della chiesa di Sant’Udalrico venne edificato a metà del ‘700, progettato e iniziato dall’architetto Antonio Giuseppe Sartori da Castione e completato da Carlo Caminada da Como. Nell’atrio è stata posta una piccola lapide in suo ricordo, con la data 1777 che corrisponde alla benedizione della chiesa.
Ci rimane un’ultima tappa per il nostro viaggio. Nella prossima puntata faremo un accenno anche alla chiesa di San Giovanni Nepomuceno. (continua…)
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