LAVIS. Come abbiamo visto nelle scorse puntate, don Giuseppe Grazioli morì a Villa Agnedo nel 1891. Qualche giorno prima della sua dipartita, l’Alto Adige scrisse che lo stato di salute «dell’egregio patriota è da qualche giorno aggravantissimo. L’illustre infermo è nella sua casa a Villa Agnedo. Speriamo ancora che egli possa superare il male ed essere conservato l’affetto di tutto il paese da lui tanto e sì fortemente amato».
Sono parole che testimoniano l’attaccamento e l’affetto verso quella persona che salvò l’economia del baco da seta dalla pebrina.
Lavis e don Grazioli
Prima puntata – Un prete di campagna e il suo tempo: venti di rivoluzione
Seconda puntata – La battaglia per la libertà
Terza puntata – La fragile economia del Trentino di metà Ottocento
Quinta puntata – La storia del monumento
Tanto benemerito
Nei verbali del Consiglio comunale di Lavis del 6 marzo 1891 si legge:
Riferisce che da quanto si parla abbia disposto Don Grazioli di un importo a favore del fondo per un asilo infantile a Lavis e di un legato a questo Comune per scopi agrari. La Rappresentanza Comunale prende ciò a notizia ed approva quanto sopra, e sopra proposta del signor Peratoner delibera che il Municipio faccia celebrare a spese comunali un ufficio solenne funebre invitando il sagristano a voler nella detta occasione abbellire la Chiesa ed il presbiterio.
Viene inoltre stabilito sopra proposta del signor Dalmaso che il Municipio faccia acquisto di una fotografia di Don Grazioli per collocarla in Municipio»
Il Novecento: il Monumento a don Giuseppe Grazioli.
«Pro Monumento a Don G. Grazioli» titolava Il Popolo il 29 marzo 1910 per invitare enti, istituzioni e privati cittadini a contribuire finanziariamente alla realizzazione del monumento che tutt’oggi domina via Matteotti.
Lo si legge nel comunicato firmato dal Comitato per l’erezione del Monumento:
Ma se il Comitato assunse l’arduo compito, lo fece nella certezza che le istituzioni tutte e le popolazioni non avrebbero mancato di rispondere con slancio all’appello coll’invitare il loro contributo. Su dunque, o compatrioti mostrate presto coll’opera che siete compresi degli alti meriti acquistati da colui che consacrò la vita per il bene delle popolazioni trentine affrontò disagi e pericoli, e che largì poi generosamente i modesti suoi risparmi.
È questo l’ultimo appello del Comitato, il quale nutre fiducia di trovare ascoltata presso i Comuni, Istituzioni e Privati che finora mancano al primo appello».
Il cavaliere Peratoner
Il costo finale del monumento, come riportato nell’articolo del Popolo, fu di circa 20.000 corone e il primo a sborsare qualche soldo fu proprio il Peratoner: il mecenate che sulle rive dell’Attersee (Austria), grazie all’acquisto di tre battelli a vapore, fece del turismo la sua principale e florida attività. Nel 1910 aveva 78 anni. Partì da Lavis all’età di 14 anni.
Il Peratoner, però, non dimenticò mai la sua terra natia. Anzi, mantenne un legame continuo con Lavis contribuendo a sostenere economicamente, non solo il monumento per don Grazioli, ma anche il corpo bandistico e il restauro del teatro comunale.
Il 30 gennaio del 1910 il periodico Vita Trentina celebrò le sue qualità e le sue doti con un articolo intitolato «Un mecenate trentino». Nelle ultime battute si legge:
L’inaugurazione del monumento
«La solenne inaugurazione del Monumento a Don Gius. Grazioli in Lavis» titolava la prima pagina del Popolo nell’edizione del 3 giugno 1912. Il giorno prima, infatti, la borgata lavisana era addobbata a festa per l’inaugurazione del tanto desiderato monumento dedicato a don Giuseppe Grazioli.
Il cielo di quel 2 giugno di cento anni fa era plumbeo, piovigginava già di prima mattina, ma, nonostante l’incertezza del tempo:
Alle 9.15 giunse la Banda di Predazzo. Alle 9.30 arrivarono in treno i ciclisti di Riva del Garda. Verso le ore 10.45 giunsero da Trento e dalla Valle di Non altri ospiti: molte associazioni ciclistiche come il Veloce Club Trentino, di Mori e di Cles. Si andò a formare un lungo corteo, guidato dalla fanfara ciclistica, che si fermò fuori dall’Albergo Corona dove fu offerto un «vermouth d’onore» mentre la Banda di Predazzo svolgeva il suo «attraente programma».
Alle 11.30 il corteo si spostò fuori dal Municipio, dove il Podestà Arturo de Schulthaus diede il benvenuto ai presenti.
Alle ore 12.00 iniziò il pranzo in una pittoresca sala giardino improvvisata dal solerte comitato. Il pranzo fu di circa 130 coperti. Ad un tratto in tutta la sala scrosciarono i più fragorosi applausi con evviva Don Lenzi.
L’amico di Don Grazioli, il prete del suo stampo buono e liberale, entrava infatti salutando con un sorriso di mestizia. Di mestizia, perché di tutta la sua casa egli solo era accorso a proclamare l’omaggio suo fervido al prete ideale, e patriota».
Migliaia di persone
Nel dopo pranzo il sole iniziò a farsi timidamente strada fra le nuvole rallegrando i cuori di tutti. Nel frattempo giunsero altri ospiti provenienti da Trento, fra cui anche la Banda Cittadina. Ben presto, però, le nuvole presero nuovamente il sopravvento e, sotto un cielo grigio, si formò ugualmente un grandioso e imponente corteo.
Scrive il Popolo:
Il colpo d’occhio di questo numeroso corteo, lungo qualche centinaio di metri, è grande e commovente».
Giunti ai piedi del monumento, realizzato dallo scultore Stefano Zuech, ancora coperto da una «candida tela», più di 3000 persone erano in attesa del grande evento:
I discorsi inaugurali
Riportiamo i discorsi inaugurali, così come sono ricordati da Il Popolo.
Il Podestà di Lavis, Arturo de Schulthaus:
Il Podestà di Trento, Antonio Tambosi:
Il discorso del professor Guido Suster:
La vera anima dei festeggiamenti
Verso il tardo pomeriggio la pioggia iniziò a scendere interrompendo il discorso del cav. Peratoner. Nonostante il maltempo, i festeggiamenti proseguirono con il concerto della Banda Sociale Cittadina di Trento. La grande festa si concluse con la cena presso l’Albergo Nicolodi. Erano le ore 19.30.
È interessante la conclusione di questa cronaca in cui il giornale, oltre a chiedere scusa per l’affrettata relazione, ringrazia Ciro Marchi: la vera anima dei festeggiamenti.
Non possiamo però sottacere per esempio il nome del sig. Ciro Marchi, un miracolo di attività febbrile, molteplice, favolosa, che compariva come per incanto dappertutto dov’era necessaria la sua direttiva. Perché egli era l’organizzatore, il regolatore, l’anima di tutto e di tutti. Eppure egli era sempre pacifico; correva qua e là col sorriso sulle labbra; trovava il tempo per scambiar due parole di passaggio per scambiarci notizie: sempre affabile.
Evviva Ciro, si gridava di tanto in tanto. Ed a questo grido abbiamo fatto eco anche noi perché Ciro Marchi ci appariva veramente ammirabile»
Il monumento durante la Grande Guerra
Il sogno autonomista proseguì nel Novecento, ma ben presto fu accantonato per lasciare spazio alle mitragliatrici e alle trincee. Nel 1914 scoppiò la Grande Guerra, e nella primavera del 1915 il Regno d’Italia, a 53 anni dalla sua unità, dichiarò guerra all’Austria-Ungheria.
Non c’era più spazio per le aspettative autonomiste dei trentini; gli irredentisti, o i presunti tali, furono imprigionati a Katzenau. Ogni cosa che riconducesse all’italianità trentina doveva scomparire e il 18 luglio del 1916, il Capitanato Distrettuale di Trento, ordinò di cancellare dal monumento le scritte di chiara aspirazione irredentistica.
Lo si legge nel documento conservato all’Archivio Storico del Comune di Lavis
Per non tener deste e suscitare tendenze irredentistiche nella popolazione di Lavis e dei paesi vicini si rende necessario di allontanare rispettivamente di sostituire le iscrizioni attuali con altre bilingui e che non possano dar luogo a varie interpretazioni, ma che valgano esclusivamente ai veri meriti del Grazioli.
Inseguito a decreto del Comando supremo militare in Tirolo ricerco V.S. di riferirmi al più tardi entro 5 giorni quale disposizione codesto Municipio intende prendere, di produrre eventualmente proposte per nuove iscrizioni e di parteciparmi contemporaneamente quali e quanti operai Le sono necessari a tale scopo e ciò perché io possa mettermi d’accordo coi comandi militari competenti affinché mettano a disposizione gli stessi.
Invito inoltre V.S. A presentarmi contemporaneamente proposte di modificazione per l’iscrizione, che si trova in codesto Municipio in onore di Don Grazioli, perché l’ultimo capoverso della stessa: “Per il trionfo dell’idea nazionale sofferse amarezze, affrontò disagi ed il suo modesto patrimonio frutto del suo lavoro largì generosamente”, è atto a dar luogo a giustificate recriminazioni. Trento, 18 luglio 1916»
Lavis e don Grazioli
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