Lo studio è stato realizzato con l’Università di Reading e quella di Trento. I risultati mostrano che questo è un buon mezzo di prevenzione per le malattie cardiovascolari
SAN MICHELE ALL’ADIGE. Non una, ma due mele al giorno tolgono il medico di torno. Sono infatti sufficienti a ridurre i livelli plasmatici di colesterolo, importante biomarcatore di patologie cardiovascolari. A rivelarlo è una ricerca condotta da Fondazione Mach di San Michele e Università di Reading (nel Regno Unito), in collaborazione con l’Università di Trento. Lo studio umano di nutrizione è stato da poco pubblicato sul prestigioso American Journal of Clinical Nutrition.
La ricerca
La ricerca ha studiato l’effetto del consumo giornaliero di mele Renetta Canada coltivate in Trentino, una varietà particolarmente ricca di fibre e di proantocianidine, ovvero una classe di polifenoli con molti effetti benefici sulla salute, noti per la capacità di contrastare il colesterolo cattivo LDL e di promuovere così la salute cardiovascolare. Lo studio ha coinvolto 40 soggetti volontari con lieve ipercolesterolemia ossia livelli leggermente alti di colesterolo nel sangue, che hanno partecipato allo studio di nutrizione clinica svoltosi presso la Hugh Sinclair Unit of Human Nutrition dell’Università di Reading (Regno Unito). Hanno consumato due mele al giorno, fornite dal Consorzio Melinda, per otto settimane. Oppure hanno bevuto il succo di mela impoverito, ovvero privato delle benefiche fibre e dei polifenoli antiossidanti, come controllo.
Al termine delle otto settimane i ricercatori hanno misurato vari parametri chiave per malattie cardiovascolari, inclusi la glicemia, l’insulinemia, la lipidemia e la funzionalità di vene e arterie. Le analisi hanno dimostrato una diminuzione significativa del 4% dei livelli di colesterolo totale e anche del cosiddetto “colesterolo cattivo LDL” dopo consumo cronico di mele. Tale diminuzione, seppur moderata rispetto a quella ottenibile con farmaci mirati contro l’ipercolesterolemia, quali le statine, è comunque significativa e porta a considerare il consumo di alimenti sani, come la mela, un buon mezzo di prevenzione per le malattie cardiovascolari. Lo stesso effetto non è stato riscontrato dopo l’assunzione di succo di mela impoverito.
Una mela nonesa
Secondo i ricercatori autori di questo studio gli effetti benefici delle mele potrebbero essere legati, tra le altre cose, all’alto contenuto di fibre, un elemento che si perde spesso nella lavorazione delle mele per ottenere i succhi di frutta. Ma anche ai polifenoli che probabilmente esplicano i loro effetti benefici interagendo con il microbiota intestinale, l’insieme di batteri residenti nel nostro intestino. Il Dipartimento qualità alimentare e nutrizione della Fondazione Edmund Mach, dotato di strumentazione all’avanguardia (ad esempio intestino artificiale, metabolomica) per lo studio degli effetti del microbiota intestinale sul metabolismo umano, è impegnato a capire esattamente quali sono i nutrienti delle mela responsabili di questi effetti.
In Trentino la Renetta Canada è una varietà coltivata da secoli nelle Valli di Non e di Sole, dove ha trovato il suo habitat ideale. Qui c’è oltre il 90% della produzione italiana. Grazie a questa lunga storia, testimoniata da una nutrita serie di documentazioni, la varietà ha ricevuto nell’anno 2003 il riconoscimento della D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta) da parte della Comunità Europea. Attualmente nelle valli del Noce è coltivata su circa 500 ettari, nei terreni più vocati situati tra i 400 e 700 m s.l.m.: in queste situazioni la Renetta C. esprime al meglio le sue caratteristiche (buccia leggermente rugginosa, ideale rapporto zuccheri/acidità, polpa morbida e profumata, ottima conservabilità).
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Vive a Lavis ed è esperto.
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