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Dalle prime pietre ai tanti lavori: la casa di riposo di Lavis compie 95 anni

LAVIS. La Casa di Riposo di Lavis oggi è chiamata A.P.S.P., Azienda Pubblica Servizi alla Persona, ed è dedicata al suo fondatore-promotore-sostenitore “Giovanni Endrizzi”. Proprio quest’anno compie i 95 anni di vita sul territorio e in mezzo alla popolazione lavisana.

La storia, la vera storia della Casa, è costellata da una miriade di ricordi. Sono testimonianze e contributi indimenticabili di questi 19 lustri di vita intensa. Con le persone, tutte le persone, che hanno fatto veramente la storia, sociale e assistenziale, di tutta la borgata in riva all’Avisio e non solo di quella. Noi de ilMulo.it ora proviamo a raccontarla.

Quando nascevano i bambini

1.La Casa ha cambiato molte volte il nome: prima era un vero e proprio “Ospizio”, poi “Ricovero” e anche “Ospitale Ricovero”. Alla fine era diventata “Infermeria Mista”, con al piano terra anche un utilissimo e fiorente reparto “maternità”. Andò avanti con successo funzionale e affettivo fino a tutto l’anno 1963. La struttura, a ricordo d’uomo e della stessa popolazione, in tutti gli anni era sempre stata sommersa e intricata nei vari cantieri edili che si sono sempre susseguiti al suo interno sin dall’apertura ufficiale nel 1925. Lavori di miglioria e ampliamento, d’accordo, ma sempre per far fronte adeguatamente e strutturalmente alle esigenze degli ospiti e della comunità.

Tanto ci sarebbe da dire e da raccontare sulla storia interna ed esterna della Casa e su tutte le varie dirigenze e comitati di gestione che si sono succeduti in questi quasi cento anni di vita. Attualmente il Consiglio di amministrazione è presieduto da Alberto Giovannini, vicepresidente è invece Cristina Nardelli. I tre consiglieri sono Dennis Pisoni, Jessica Chistè e Maria Teresa Vichi: tutti scadranno dalle cariche il 17 giugno del 2023.



La storia della Casa di riposo

2.Intanto però le pagine più belle della Casa ci sono state tramandate dall’indimenticabile figura di Giovanni Endrizzi. Fu lui il primo gestore-conduttore-imprenditore di tutta la grande attività dell’edificio e delle sue strutture, subito dopo l’inaugurazione avvenuta il 25 aprile 1925 con una grande festa di popolo. Altre notizie sono poi arrivate puntualmente anche dal primo segretario-direttore dell’ultimo dopoguerra, Francesco-Franco Cacciari. Per un intenso e impegnato quarantennio aveva vissuto e diretto le sorti di tutta l’intera istituzione, definita da qualcuno come la sua “seconda casa”.

Questa storia inizia dunque nell’anno 1913. Risale ad allora la decisione unanime di costruire il nuovo fabbricato nella campagna detta del “Grez” in via Orti, vicino all’Avisio. Quella zona non era ancora movimentata dalla strada nazionale (lo stradone) e nemmeno dal ponte sull’Avisio. Era una plaga di campi e pergole vitate, con tantissime piante di “stropari” (salice viminario detto anche “salgar”) che circondavano le varie rogge e i confini delle campagne tutt’intorno.


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Iniziano i lavori

3.Il 26 maggio 1914 vengono affidati i lavori di costruzione ai maestri muratori di Lavis, Vittorio Andreatta e Luigi Debiasi. Poi le opere di falegnameria ai maestri artigiani Giovanni Gotter e Giovanni Moscon, tutti da Lavis. La benedizione della prima pietra avviene in mezzo ai primi scavi e ai primi materiali da costruzione, con una grande festa di popolo il 12 luglio del 1914. Presenti tutte le autorità locali e regionali. Quelle religiose erano guidate dall’allora arciprete-decano don Giuseppe Mosna.

Inesorabile arriva poi la guerra. Il cantiere ha già raggiunto il piano rialzato, ma i lavori vengono interrotti e sospesi. Tutto rimane fermo inesorabilmente per cinque anni, con l’edificio in costruzione che è esposto a tutte le intemperie e ai disagi stagionali. A guerra passata, si riparte con lena e tanta buona volontà da parte di tutti, Municipio compreso. I costi intanto sono aumentati arrivando a superare il quadruplo del primo preventivo originario.

La cappella della casa di riposo negli anni Settanta

L’inaugurazione

4.Si arriva intanto al 1922 con il sindaco di allora che è Giuseppe Rasini. È lui a prendere di petto la situazione decidendo di portare a termine l’intera opera senza nessun indugio e con la collaborazione di tutti. Il 25 aprile 1925 la bella costruzione è ormai ultimata e pronta da inaugurare. Da Trento e Regione viene definito come «uno degli edifici più belli e ben costruiti dell’intero Trentino». Anche perché si trova nella bella zona verde a sud-ovest di Lavis e vicina alle “roste” dell’Avisio che le scorre davanti.

La prima tappa era stata quindi raggiunta con successo ma anche con sacrifici economici da parte di tutti gli enti coinvolti. Ora si doveva pensare seriamente a far funzionare nel migliore dei modi tutta la grande istituzione benefica realizzata. Il Comune era povero di risorse e non sapeva certo da che parte cominciare. Anche la locale Congregazione di Carità non aveva nessun patrimonio e nessuna risorsa. Ci pensò allora quell’astro nascente che era il mecenate Giovanni Endrizzi a far partire nel modo giusto, e a lui più consono, tutta la macchina organizzativa e pratica. Tanto che ai tempi c’era chi lo aveva definito come “l’uomo della Provvidenza”, arrivato al posto giusto e proprio nel momento giusto.

Giovanni Endrizzi

Fuga a Camparta

5.Successivamente poi, anche la Congregazione di Carità si assume in proprio l’intera gestione. Tanto che nel 1930 “l’Ospitale – Casa di Ricovero” di Lavis viene eretto in “Ente morale”, con un proprio statuto interno e anche un suo regolamento di funzionalità. Negli anni si arriva poi alla nascita dell’E.C.A. (Ente Comunale Assistenza) e la casa viene chiamata ufficialmente “Ricovero di Lavis”.

Tutto procede in sintonia e regolarità. Arrivano anche i primi contingenti delle Suore di Carità appartenenti all’ordine delle Ss. Capitanio e Gerosa, praticamente le suore di Maria Bambina. Sono loro a provvedere, oltre che alla guida spirituale, anche all’assistenza interna ed esterna e a dirigere quindi l’operatività della Casa. Nel 1944, nel culmine della seconda guerra mondiale, si trasloca tutto quanto il possibile e si va a Camparta, ospiti nella villa degli Oss Mazzurana. Lì gli ospiti e il personale rimangono fino al 1° novembre del 1945 ormai a guerra finita.

Verso il secolo di vita

6.Nella Casa intanto erano stati eseguiti d’urgenza tutti quei lavori di riparazione e ripristino, dovuti ai bombardamenti e allo scoppio delle bombe cadute nelle vicinanze. Avevano sconquassato quasi tutti i locali e anche il tetto. Tutto riparte ancora con lena e buona volontà. Arrivano poi anche altre nuove costruzioni e realizzazioni interne al piazzale, il nuovo riscaldamento, la nuova lavanderia, la stalla e la nuova cucina. Gli ospiti in media sono intorno ai 110, stipati all’interno del caseggiato storico e nei due grandi stanzoni (una trentina di letti cadauno) situati nell’ultimo piano.

Anche negli anni 60/70 si susseguono i lavori e i cantieri interni, lavori lunghi e infiniti che mettono a dura prova sia gli ospiti, sia tutto il personale e la dirigenza di allora, impegnata insieme al Comune e alla Provincia. Nel 2005 si sono festeggiati, finalmente e alla grande, gli 80 anni dell’Istituzione con una giornata particolare carica di ricordi, rimpatriate di vari personaggi e pregnante di buoni propositi anche per il futuro.

Tra cinque anni si festeggerà sicuramente il primo secolo di vita dell’Istituzione e forse ci saremo anche noi a ricordare il passato, quello di quando avevamo il “Ricovero” vicino a casa, con tutti i suoi personaggi caratteristici che hanno transitato al suo interno. Ma questa sarà un’altra storia che tratteremo prossimamente nella seconda parte, insieme alla vita di quel grande personaggio indimenticabile che è stato Giovanni Endrizzi, insieme al suo operato e alla sua grande passione nell’aiutare il prossimo, quello dei meno fortunati e delle persone sole. Quindi un arrivederci e… prossimamente ancora tutti qui per il secondo appuntamento! (Continua…)


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Giovanni Rossi

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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