TRENTO. I primi casi di Coronavirus in Italia si accompagnano, come è comprensibile, con la paura del contagio. È importante in questi casi ottenere le informazioni migliori, per non confondere cautela e prevenzione con il panico. Qui ci riferiamo dunque a una fonte autorevole – a Giovanni Maga, direttore CNR-IGM, l’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche – per condividere con voi tutto ciò che è bene sapere.
Partiamo dunque dalla definizione della malattia. «L’Italia in queste ore sta assistendo alla comparsa di un focolaio di infezione da SARS-CoV2, che causa la sindrome respiratoria denominata Covid-19», spiega Maga. Al momento la maggior parte dei casi si concentrano in Lombardia, in un’area limitata del lodigiano. Ci sono stati altri casi in Veneto. Il primo decesso è stato di una persona anziana già ricoverata per altre patologie: purtroppo non ha superato la crisi. Al momento non si hanno altre notizie sulla donna che è morta sabato mattina in Lombardia.
«Due sono i problemi che il sistema di sorveglianza in queste ore sta affrontando con estrema rapidità ed efficienza – spiega il dottor Maga – identificare la fonte dell’infezione e limitare la diffusione del virus. Per evitare eccessivo allarmismo è bene ricordare innanzitutto che l’attuale numero di casi su una popolazione di 60 milioni di abitanti rendono comunque il rischio di infezione molto basso. Solo nelle zone attualmente interessate dalla circolazione il rischio è superiore e i cittadini devono seguire le indicazioni delle autorità sanitarie. Al di fuori di queste, la situazione rimane come nelle scorse settimane».
«L’infezione, dai dati epidemiologici oggi disponibili su decine di migliaia di casi, causa sintomi lievi/moderati (una specie di influenza) nell’80-90% dei casi – spiega il medico –. Nel 10-15% dei casi può svilupparsi una polmonite, il cui decorso è però benigno in assoluta maggioranza. Si calcola che solo il 4% dei pazienti richieda ricovero in terapia intensiva. Il rischio di gravi complicanze aumenta con l’età, e le persone sopra 65 anni e/o con patologie preesistenti o immunodepresse sono ovviamente più a rischio, così come lo sarebbero per l’influenza. Il paziente deceduto in Veneto rientrava quindi in una categoria a particolare rischio».
«Il cittadino che ritenga di avere avuto contatti con persone attualmente poste sotto sorveglianza o che provenissero dalla Cina, soprattutto se manifesta sintomi influenzali, dovrebbe segnalarlo al 112 o al 1500 per essere preso in carico dagli operatori specializzati. Non serve correre al pronto soccorso né chiudersi in casa. Ricordiamo che al momento parliamo di un gruppo (cluster) di pochi casi localizzati e i cui contatti sono tracciati attivamente. Inghilterra, Germania, Francia hanno avuto episodi simili senza conseguenze. Non c’è un’epidemia di SARS-CoV2 in Italia. Il quadro potrebbe cambiare ovviamente nei prossimi giorni, ma il nostro sistema sanitario è in stato di massima allerta e capace di gestire efficacemente anche la eventuale comparsa di altri piccoli focolai come quello attuale».
«Quindi, ribadiamo, al di fuori dell’area limitata in cui si sono verificati i casi, il cittadino può continuare a condurre una vita assolutamente normale – conclude il dottor Maga –. Seguendo le elementari norme di igiene, soprattutto levandosi le mani se ha frequentato luoghi affollati, ed evitando di portarsi alla bocca o agli occhi le mani non lavate».
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