Perkeo torna a casa. La tradizione del carnevale “scaccia pensieri” di Salorno e quell’uomo che non diceva mai no a un bicchiere di vino

Si tiene ogni due anni ed è un concentrato di personaggi e colori. Con una leggenda che si perde nel tempo

Il carnevale di Salorno

SALORNO. È stato un Carnevale scacciapensieri quello che si è svolto a Salorno sabato 22 febbraio 2020, per festeggiare il corteo storico dedicato a Clemens Pankert, un personaggio nato nel 1702 al quale è stato dato il soprannome di Perkeo. «Perché no?» rispondeva sempre quando gli offrivano un bicchiere di vino, e tra una bevuta e l’altra era diventato giullare e guardiano di botti in Germania alla corte del principe Carlo Filippo di Heidelberg. La leggenda narra che in seguito a malattia, il medico di corte gli consigliò di bere acqua anziché vino, ma così ci lasciò la pelle.

Il ritorno di Perkeo


Ogni due anni (esclusivamente negli anni pari) Perkeo ritorna a Salorno nel suo paese natio con la botte contenente 230 tonnellate di vino, questo è un valido motivo per ritrovarsi insieme a tutta la comunità per la sfilata di Carnevale.

Al suo arrivo il sindaco di Salorno gli consegna le chiavi del municipio, che dovrà restituire Martedì Grasso prima del suo rientro ad Heidelberg. Alla sfilata partecipa tutto il seguito di Perkeo, dame, cavalieri e numerosi carri allegorici tra due ali di folla curiosa e variopinta attratta dall’ironia e scherzi dei figuranti, appollaiati su carri traballanti trainati da macchine agricole o a pedali.

All’ombra del castello


Dalle ore 13 a suon di trombe e rullo di tamburi il gruppo folcloristico dà il via alla sfilata del Carnevale del Perkeo, dove vino, birra e manicaretti fan da padrone. Poi è un susseguirsi di personaggi in costume tipico: donne rurali e contadini, sarti, viaggiatori, zingari, infermiere, impiegati comunali, streghe e gli immancabili Krampus che scorrazzano su e giù per il corso. Salorno anche in quest’occasione ha saputo attrarre e far convivere le varie anime del borgo, situato ai piedi del castello di Haderburg costruito su due pinnacoli rocciosi, collegati da un ponte levatoio.

Il castello risale al XIII secolo, ma dopo un periodo di incuria, tra il 2001 e 2003 il barone Ernesto Rubin de Cervin Albrizzi, attuale proprietario. ha fatto restaurare la rocca, grazie anche al contributo della Provincia Autonoma di Bolzano e Fondazione Cassa di Risparmio. È possibile visitare il castello dal mese di marzo, percorrendo in circa mezzora il “Sentiero delle Visioni”, una bella occasione per poter ammirare il panorama sulla valle dell’Adige.

Non ci sono regole di architettura per un castello tra le nuvoleG.K. Chesterton

Vive a Pressano, laureata in Economia Politica all’Università degli Studi di Trento. Dopo molti anni di lavoro nella pubblica amministrazione decide di conseguire un Master come Orientatrice in ambito scolastico e professionale e collabora in diversi progetti. Dal 2013 scrive per lavocedeltrentino.it soprattutto di turismo, ambiente, storia e cultura.

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