TRENTO. Mercoledì 1° luglio il CdA della Fondazione Franco Demarchi, nelle persone del Presidente Piergiorgio Reggio, della consigliera e referente dell’Utetd Francesca Rapanà e della consigliera Francesca Gennai, insieme alla responsabiule del coordinamento generale Laura Ravanelli, hanno incontrato la responsabile dell’Università della Terza età e del Tempo Disponibile Laura Antonacci e un gruppo di docent dell’Università stessa.
All’incontro erano presenti circa 80 docenti: alcuni in presenza, altri in collegamento da remoto. L’incontro era stato promosso e convocato dal Presidente Reggio dietro sollecitazione di alcuni docenti. Questi ultimi avevano espresso la loro preoccupazione per le sorti future dell’Utetd a seguito di un netto vuoto comunicativo (almeno così è stato percepito), accompagnato da alcune notizie non rassicuranti apparse sulla stampa locale sia prima che durante il lockdown.
In particolare il CdA ha diverse volte annunciato un “rinnovamento” dell’Utetd del quale però non ha mai esplicitato gli obiettivi e le specifiche strategie. In altri termini si parla di una preoccupazione di una qual sorta di decostruzione del progetto Utetd nella sua mission storica così come lo si conosce e al contempo della carenza di informazioni relative ad un anno accademico 2020/2021 ormai prossimo, che oltretutto abbisognerà di necessarie, indispensabili innovazioni.
Il lungo e partecipato incontro è stata una formidabile occasione per un confronto aperto fra docenti, amministratori e lo staff organizzativo coordinato dalla responsabile del servizio Utetd Laura Antonacci: parti diverse di una unica realtà. Tutti i presenti hanno riconosciuto in modo unanime il valore dell’esperienza dell’Utetd e dei suoi dati inconfutabili che parlano di eccellenza a 360°.
40 anni di vita connotati da una crescita costante, più di seimila iscritti, 78 sedi che interessano direttamente quasi cento comuni e amministrazioni comunali in tutta la provincia, da Ossana ad Avio e da Condino a Pozza di Fassa (da decenni anche a Lavis), più di 800 corsi culturali, oltre a quelli di educazione motoria, tenuti ogni anno da quasi 350 docenti, e soprattutto un servizio, rivolto alla terza età ma non solo, che al contempo è sia culturale che di aggregazione umana, sia teso al benessere fisico che a quello psichico dei frequentanti.
Al termine dell’incontro tutte le parti in causa hanno espresso la comune volontà di collaborare per una co-programmazione del prossimo anno accademico e, laddove possibile, addirittura di recuperare quanto era stato programmato per l’anno accademico 2019/2020 ma non si è potuto porre in essere a causa dell’emergenza COVID.
E’ stato fissato come obiettivo comune il proseguimento dell’Utetd, nella speranza che nessuno degli iscritti attuali risulti escluso e anzi la platea degli iscritti possa ancora ampliarsi. Sono ancora in fase di definizione le strategie organizzative ed economiche e rimangono in sospeso diverse questioni relative alla gestione durante la forzata fase di chiusura. A breve emergeranno nuove informazioni.
Nel corso della inaugurazione del nuovo anno accademico il 27 settembre 2019 si era
esplicitamente parlato della opportunità di cambiare il nome stesso dell’Utetd, come è noto acronimo per “Università della terza età e del tempo disponibile”. A molti la classificazione di “terza età” sembra appartenere a un’altra epoca, al punto che più di un potenziale partecipante ha desistito ad iscriversi ai corsi proprio per questa sgradita etichetta.
Altrettanto appare inadeguata la definizione di “tempo disponibile”, quasi che alla formazione e alla cultura si possa e si debba dedicare solo il tempo che avanza dopo aver svolto le incombenze “davvero importanti” della vita. Piuttosto appare positivo il concetto di “formazione continua”, o “formazione permanente”: indipendentemente dalla età. Un concetto ampiamente presente nel mondo del lavoro ove numerose figure e categorie professionali sono tenute all’aggiornamento in itinere. A nove mesi di distanza da quella fine di settembre, dell’Utetd, non siamo qui a parlare del nome, ma della stessa esistenza.
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