Scienze e ambiente

Non esistono più le stagioni di una volta: Alberto Longhi e la sua passione per la meteorologia

LAVIS. Dalle statistiche risulta che gli italiani sono sempre più interessati alle previsioni del tempo. Lo stesso sito Meteo.it scrive sulle sue pagine internet che “ …il 77% si lascia influenzare dai bollettini quando deve stilare il programma della sua giornata”. Ma le previsioni di Meteo.it non sarebbero così attendibili se non ci fossero persone come Alberto Longhi che della meteorologia ha fatto una passione, fin da piccolo.

Il bambino con la passione per la meteorologia


Cittadino di Lavis, ha installato nel 2006 nelle adiacenze della sua abitazione una stazione di rilevazione Davis Vantage Pro 2 wireless con schermo ventilato day-time, apparecchiatura di tutto rispetto tenuto conto che Alberto definisce questa passione soltanto “un hobby”.

“Fin da piccolo guardavo sempre tutte le previsioni del tempo, d’inverno soprattutto mi aspettavo la neve. Mi piaceva come spiegavano le previsioni, una volta in TV si mostravano le carte meteorologiche, ora ci sono le App. C’era più tempo e voglia di spiegare. Adesso, per andare incontro ai gusti dell’italiano medio, è sufficiente che un meteorologo dica che domani c’è il sole…Mi ricordo di Andrea Baroni e Guido Caroselli, meteorologi preparati che in televisione facevano un po’ didattica accessibile a tutti. Adesso chi fa una cosa simile è Paolo Sottocorona nel suo programma a La7. Oltre ad essere bravo, cerca di fare chiarezza tra le fantasticherie che ogni tanto si sentono dai mass media” racconta Alberto.

Lui fa parte della Associazione di Promozione Sociale “Meteo Trentino Alto Adige”, la prima comunità di meteoappassionati della Regione Autonoma Trentino – Alto Adige / Südtirol, che, come precisa il meteoappassionato lavisiano (e non meteorologo), è “una Onlus con 40 associati che hanno quasi tutti una propria stazione meteo e che mettono on line i propri dati che confluiscono in reti nazionali e non”. L’associazione, presieduta da Filippo Orlando, svolge anche attività di meteo didattica nelle scuole ed è stata una delle promotrici dell’ormai prestigioso Festival della Meteorologia che si tiene ogni autunno a Rovereto.

Come vengono fatte le previsioni meteo?


Grazie a tutti i meteo appassionati, i dati rilevati giornalmente dalle proprie centraline arricchiscono il database di siti come MeteoNetwork.it, Meteo.it, ed altri ancora che usano le stazioni meteo locali (ma anche quelle “ufficiali” di Aeronautica e/o altri enti pubblici). Ci spiega Alberto: “I dati servono per fare statistiche e per l’elaborazione di modelli matematici, per verificare la previsione meteo e per avere elementi in più nel calcolo dei modelli stessi. E’ un discorso climatologico e di supporto a realtà più grandi, perché più il territorio è monitorato da stazioni meteorologiche più la previsione è attendibile e sicura. Anche se la stazione meteo fornisce solo determinati parametri meteorologici (temperatura, umidità, velocità del vento, precipitazione ecc..), questi sono comunque di supporto ai modelli matematici che devono simulare l’evoluzione dell’atmosfera nel breve e nel medio periodo”.

Ma in ogni modo fare previsioni non è così facile. Ed occorre l’aiuto del nostro esperto per capire il perché. Di certo più stazioni ci sono meglio è ma nonostante la presenza di tante stazioni meteo la previsione è sempre probabilistica. Infatti la linea di tendenza a ventiquattro ore ha un successo del 90%, fino a tre giorni questa percentuale si abbassa ma si mantiene abbastanza attendibile, dopo i cinque perde molta attendibilità. A meno che non si ritrovi in particolari condizioni “di blocco” come anticicloni persistenti, cosa frequente in inverno.

“D’estate la previsione è più difficile, perché anche con l’alta pressione non si può sapere se domani pomeriggio farà un temporale a Lavis e non a Gardolo, in quanto sono fenomeni convettivi causati dal “banale” riscaldamento diurno operato dal sole che possono rivelarsi molto limitati nel territorio e nello spazio ma anche occasionalmente intensi con il modello matematico che, magari, non riesce neanche ad individuare”.

Le previsioni e il territorio


Estate, inverno, quali sono le difficoltà per un meteorologo? “I fenomeni temporaleschi estivi sono molto più difficili da localizzare nel tempo e nello spazio. Invece provare a leggere gli effetti di una perturbazione atlantica autunnale è più facile anche se non mancano i flop anche a meno di 24 ore dagli eventi”. Ma le difficoltà nel fare previsioni dipendono anche da un fattore importante, il territorio. “Il Trentino è prevalentemente montuoso quindi anche i peggioramenti non colpiscono mai nello stesso modo località vicine. Ad esempio, in certi punti piove di più perché la valle è stretta e magari ha una montagna di notevole altezza davanti. Dall’altro versante, la stessa montagna può togliere molte o tutte le precipitazioni e causare addirittura venti secchi di caduta come accade con il fohn alpino”.

“Il nostro è un territorio talmente complesso orograficamente che la previsione andrebbe quasi contestualizzata da valle a valle. Può capitare che a Trento piova e in Val di Fiemme ci sia il sole… In pianura, invece, il peggioramento è più lineare”.

La stazione di Alberto


Alberto Longhi ha un suo sito internet, un servizio utilissimo che offre con grande competenza e precisione a tutti, in particolare ai cittadini di Lavis. All’indirizzo www.meteolavis.it potete trovare la pagina dedicata alla strumentazione dell’osservatorio o dare un’occhiata al tempo in atto grazie alla webcam puntata sulla Paganella che aggiorna automaticamente l’immagine ogni 5 minuti. Si possono consultare i dati meteo live (ma serve un flash player aggiornato ndr).

Inoltre, ci sono i REPORT NOAA, ovvero tabelle riassuntive anno per anno, mese per mese. Per i non addetti ai lavori, Alberto dà informazioni per leggere le tabelle: “Report NOAA è una dicitura internazionale, acronimo di organismo americano che registra i dati climatologici (ndr L’Amministrazione nazionale oceanica ed atmosferica (NOAA) è una agenzia federale statunitense che si interessa di meteorologia e climatologia). Dai dati NOAA, ad esempio, si vede che a Lavis nel 2019 in giugno abbiamo avuto 24,4°C di media integrale giornaliera. Spulciando il primo dato riferito al 1°giugno troviamo che la temperatura massima è stata 28,1°C alle ore 13,34, mentre la minima 10,7°C alle ore 4,36. La media è come se fosse la somma di tutte le temperature rilevate in un giorno diviso il numero dei campionamenti, quindi la media integrale della giornata. Riguardo le altre colonne, quella denominata RH significa la percentuale di umidità relativa (media/massima e minima di giornata), poi c’è la pressione atmosferica PRESS (min e max), SRAD la radiazione solare espressa in Watt/m2 (media e massima), RRATE HIGH il Rain Rate Massimo, ossia l’intensità massima di pioggia, espressa in mm/h ed il totale giornaliero di pioggia (RAIN). Il sistema di rilevamento della mia stazione meteo raccoglie tutti questi dati in automatico. Quello che io faccio in più, dal momento che sono puntiglioso e pignolo, è, prima di spedire i dati, stabilire l’ora esatta dei vari parametri. La stazione è wireless e manda i dati alla consolle, dotata di datalogger, collegata ad un server che spedisce i dati direttamente in internet. Questo server oltre a spedire i dati alle varie reti fa i calcoli e produce il report mensile”.

Le regole della WMO


Ma come deve essere questo prodigio di tecnologia? “Ci sono indicazioni precise per chi vuole cimentarsi anche solo in modo amatoriale. Queste regole rigide sono dettate dalla organizzazione mondiale della meteorologia (WMO l’acronimo in inglese). Ad esempio i sensori di temperatura devono stare su un suolo erboso tra il metro e 50 ed i due metri di altezza, lontano da fonti di calore dirette ed indirette, ad una distanza di 8/10 metri dagli edifici e da piante. La temperatura deve essere rilevata all’interno di una capannina meteorologica oppure di uno schermo solare affidabile o anche autocostruito (ma con testatura dimostrabile e dopo affiancamento a schermo certificato).

La temperatura va registrata al sole anche se il sensore, di fatto, rimane all’ombra. Il sensore infatti è allocato all’interno di uno schermo bianco riflettente a 8 piatti a circa 180 cm dal suolo ed in posizione soleggiata dall’alba al tramonto. Allo stesso tempo deve essere garantita una circolazione dell’aria nello strumento, naturale o forzata con ventola. Se si vogliono misurare temperature affidabili, la condizione imprescindibile è che il sensore non riceva una radiazione solare diretta, quindi serve una schermatura. Se così non si facesse, succederebbe come per i termometri che si vedono in giro, che magari segnano la temperatura di 50°C perché invece di darti la temperatura dell’aria ti danno quella superficiale dello strumento che si scalda. Una volta, da bambino, avevo messo appositamente un termometro a mercurio al sole e segnava 55°C ma la temperatura reale dell’aria sarà stata non più di 30°C. I telegiornali a volte ti fanno vedere che a Milano ci sono 48°C mentre il capoluogo lombardo, stando agli osservatori storici, è ufficialmente arrivato ad un massimo di 38,5°C nel 2003 e +38,1°C nel 2019”.

Realtà e percezione


Sempre in tema di esagerazioni o interpretazioni diverse dei fenomeni meteo, la tanto nominata temperatura percepita. “La temperatura percepita secondo Sottocorona è un dato che non ha senso. Scientificamente la temperatura percepita è un valore che continua a cambiare per l’umidità. Non è un parametro fisso basato su strumenti e c’è da sapere che anche i più precisi hanno sempre un margine di errore. Alla fine quello che conta è la temperatura. E’ vero che all’aumento dell’umidità relativa il disagio fisico è maggiore, perché il corpo fa più fatica a traspirare, però a mio avviso non ha senso dire, ad esempio, adesso ci sono 32°C ma è come se fossero 45°C.

Un fenomeno reale che, invece, si sta verificando sempre più frequentemente sono le isole di calore. Cosa siano e cosa significa vivere in un’isola di calore, lo impariamo sempre da Alberto. “Un’isola di calore può venir definita ormai anche Trento, decisamente meno, per ora, Lavis. A Trento di giorno la temperatura urbana è più o meno come quella di Lavis o zone adiacenti. L’effetto dell’isola di calore emerge prepotentemente nelle ondate di caldo perché di giorno gli edifici (e non solo) della città assorbono molto calore e di notte quest’ultimo viene dissipato nello spazio in modo molto lento, “intrappolato” tra il cemento, tipico comportamento degli agglomerati urbani rispetto alle zone più periferiche o di campagna”. Dovuta in gran parte alla cementificazione, l’effetto più diretto dell’isola di calore è una lunga e insonne notte.

L’aumento delle temperature


Tra i fenomeni climatici che destano più preoccupazione, l’aumento delle temperature. Sta veramente aumentando il riscaldamento globale? Il trend si conferma anche qui, pur con effetti più sopportabili. “La stazione meteo posta in zona Collegio Arcivescovile a Trento, soprattutto nelle annate calde come nel 2019, in giugno ha rilevato tantissime minime sopra i 20°C (che si definiscono minime tropicali). Trento è una città calda d’estate nelle temperature massime perché è una valle strutturata in senso nord-sud. La Valle dell’Adige ha una conformazione orografica abbastanza stretta ed è al sole da mattino a sera.

Dato che la superficie della valle è limitata, il sole la scalda in fretta. Tuttavia di solito abbiamo escursioni più marcate, nel senso che può succedere che ci siano 36°C di massima e 17°C di minima. Da noi per fortuna l’aria è generalmente un po’ più secca rispetto ad esempio alla Pianura Padana e questo aspetto permette solitamente un migliore irraggiamento notturno (perdita di calore del suolo verso lo spazio) al tramonto del sole. In Valsugana è già un po’ diverso. Non è così calda anche perché d’estate registra spesso più temporali rispetto alla nostra zona, anche per via della catena del Lagorai che spesso funge da innesco ai temporali estivi pomeridiani. Inoltre, a differenza della val d’Adige, è disposta orizzontalmente ovest-est, altro fattore che non favorisce eccessive “scaldate”. Anche Bolzano, Merano e Bressanone sono città notoriamente calde nel periodo estivo. Lo scorso anno Bressanone ha toccato punte di 38°C. Quest’anno, almeno fin qui, l’estate si sta rivelando più fresca delle ultime, quasi un’estate anni 70-80, quelle gradevoli della nostra infanzia. A titolo di esempio a Lavis giugno 2020 è risultato più fresco di oltre 1°C rispetto alla media”.

“Media delle mie rilevazioni che comunque si poggia su una serie di soli 13 anni”. In climatologia le medie andrebbero ponderate sui trent’anni spiega Alberto e aggiunge: “A Lavis non esiste formalmente una media storica climatologica perché fino al 1992 si poteva attingere solo ai dati di Meteotrentino, peraltro relativi solo alla pioggia, perchè sulla temperatura io non ne ho trovati. A Lavis c’era una stazione di monitoraggio in zona ponte San Lazzaro che è stata dismessa negli anni Novanta”.

In conclusione, è sempre grazie al nostro esperto se si stanno raccogliendo dati in modo sistematico ed organizzato sul clima a Lavis, almeno come dice lui “..in questo secolo”. Ma, per concludere, non provate a chiedergli, come ho fatto io, le previsioni per questa estate. Vi risponderebbe “..prevedere il tempo per una stagione non è credibile se non tentare una grossolana tendenza basandosi su modelli sperimentali”.

Però Alberto ha una pagina fan Facebook in cui si diverte, assolutamente a titolo amatoriale, a fornire previsioni settimanali con un’attenzione particolare al weekend.

Camilla Jerta Rampoldi

Iscritta all’Ordine dei Giornalisti di Milano, Albo pubblicisti, laureata in Giurisprudenza è di origine nonesa e abita a Lavis. Appassionata di ambiente ed ecologia, si interessa di archeologia e storia. Ma anche di tradizioni e cultura locale, non esclusa quella enogastronomica. Iscritta alla Associazione Mafalda Donne Trento.

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