L’artista lavisano reinterpreta le pitture rupestri e i graffiti dei principali siti archeologici di tutto il mondo con una serie di opere esposte a Lavis
LAVIS. Sabato 12 settembre, nella sua Lavis, Liberio Furlini ha aperto una mostra unica nel suo genere. Innanzitutto per la dislocazione – le numerosissime opere sono state esposte in tre luoghi: nel centralissimo palazzo de Maffei, nel rifugio antiaereo del Pristol e nel giardino-castello dei Ciucioi (solo in questo caso per l’ingresso è necessaria la prenotazione).
Particolari poi sono anche le opere: dobbiamo scordarci le classiche tele o le sculture che normalmente ci aspetteremmo di trovare in una mostra d’arte. Liberio ha voluto fare un salto indietro nel tempo di migliaia di anni, disegnando su pesanti lastre di porfido e utilizzando come colori pietre frantumate, acqua, olio e uova. Infine i soggetti: l’artista ha voluto studiare e reinterpretare le pitture rupestri e i graffiti che gli archeologi hanno scoperto nei più importanti siti archeologici sparsi in tutto il mondo.
Leggi anche – Il pittore di fronte al campanile di Lavis. La storia di Liberio Furlini e dei suoi murales
Come è nata l’dea?
Il suo è un viaggio nelle prime forme d’arte che l’uomo ha voluto lasciare nelle grotte o sulle pareti rocciose.
“Innanzitutto devo precisare che ho cominciato molto tempo fa. Inizialmente riproducevo solo le pitture rupestri dell’arte preistorica spagnola e francese, usando come supporto lastre di porfido e raramente altre pietre locali. La scelta delle lastre di pietra l’ho fatta per meglio comprendere come i preistorici riuscissero a far aderire i colori alle pareti rocciose.
Devo aggiungere che inizialmente il mio interesse era solo tecnico, perché più di una volta, quando dipingevo sulla parete di una casa un murales, mi chiedevo come i popoli antichi applicassero i colori sulle superfici rocciose delle grotte e dei ripari”.
Queste sperimentazioni erano finite in un angolo del laboratorio dell’artista, dimenticate. Liberio ha sempre lavorato con i ragazzi e con le scuole e proprio durante la visita di una scolaresca, un ragazzino più intraprendente degli altri, forse poco attratto dalle tele, ha notato le lastre colorate e la sua esclamazione “che belle!“, unita all’interesse di compagni e maestre, ha fatto scattare la scintilla nella mente dell’artista.
Il risultato sono le opere che per la prima volta sono esposte in questa mostra.
Le pitture rupestri del 21° secolo
Il visitatore non deve aspettarsi copie dei graffiti che siamo abituati a vedere nei libri di storia.
“Non sono delle copie quelle che ho riprodotto”, ci spiega Liberio. “Le opere che presento non sono per nulla delle fedelissime copie del modello scelto, ma vengono presentate con delle varianti e personalizzate. Ad esempio nei colori e nel movimento della figura. Inoltre ho trasformato in pittura l’arte graffita, vale a dire quella incisa direttamente sulla roccia. E ho rielaborato alcune sculture preistoriche a tutto tondo in rappresentazioni pittoriche. In questo modo ho abbracciato idealmente a livello mondiale tutta l’arte, dalle origini a qualche secolo addietro”.
La mostra non segue un filo cronologico ma una suddivisione geografica per continenti, per stati e per località dove sono presenti le manifestazioni artistiche che hanno ispirato Liberio Furlini. In questo modo il visitatore può cogliere gli elementi artistici che accomunano i vari siti ma anche le peculiarità e le caratteristiche distintive di questi uomini che per la prima volta hanno sentito l’esigenza di lasciare un segno del proprio passaggio terreno.
La mostra resterà aperta dal 12 settembre al 31 ottobre 2020 con i seguenti orari:
giovedì e venerdì dalle 15.00 alle 18.00
sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 18.00
C’è la possibilità di visite anche in giorni ed orari non presenti in calendario, su appuntamento, telefonando al numero 337 395242 o inviando una mail all’indirizzo info@liberiofurlini.it
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