Quel filo fra Lavis e i bambini bielorussi, tagliato da Covid e Lukashenko

A maggio era previsto l’arrivo di 15 bambini bielorussi grazie al programma di accoglienza che da anni opera anche a Lavis, ma il Covid e l’instabilità politica in Bielorussia hanno rimandato il loro arrivo

Lavis. Dal 1997 “Lavis per Cernobyl”, comitato della Fondazione Aiutiamoli a Vivere, accoglie per una vacanza terapeutica i bambini bielorussi. Nonostante siano passati ben 34 anni, lo scoppio della centrale nucleare di Cernobyl allunga la sua ombra sinistra fino al presente e al futuro, causando in molti bambini malattie indotte dalle radiazioni ancora presenti nei cibi e nell’acqua. Da questa tragedia è nata una scia di solidarietà familiare che fortunatamente continua ad esistere anche oggi.

L’accoglienza fermata dal Covid e dalla politica


Aliaksandr, Alesia, Valeryia, Maryia, Varvara, Kiryl, Kira, Alina, Anhelina, Kiryl, Natalya, Andrei, Valeria, Elizaveta e Nastia, sono i nomi dei 15 bambini bielorussi che lo scorso maggio dovevano arrivare a Lavis. Ogni nome corrisponde all’attesa trepidante di altrettante famiglie del gruppo di accoglienza, sette delle quali alla prima esperienza, pronte ed emozionate al punto giusto per iniziare una nuova avventura.
Questo bel sogno però, a causa dell’emergenza sanitaria, non si è potuto realizzare: tutto infatti è stato posticipato a quest’autunno, ma purtroppo oltre al Covid-19 in Bielorussia si è aggiunta la situazione politica post elezioni.

Le notizie che arrivano dalle famiglie bielorusse non sono confortanti: da poco infatti si sono svolte le elezioni presidenziali che hanno visto nuovamente presidente Alexsander Lukashenko, soprannominato “l’ultimo dittatore d’Europa”, che è al potere ininterrottamente dal 1994, e cioè da ben 26 anni.

La leggerezza con cui ha gestito la pandemia di Covid-19 la dice lunga sul suo modus operandi. Dopo la mancata attuazione di qualsivoglia forma di quarantena in tutta la Bielorussia, Lukashenko non ha mai interrotto il campionato di calcio, che – ad un certo punto – è stato l’unico a disputarsi in tutta Europa, addirittura con la presenza del pubblico sugli spalti: “sport, vodka e sauna”, la sua ricetta contro il coronavirus.

La presa di coscienza del popolo bielorusso


Come riportato dalla stampa internazionale, molti lamentano irregolarità in queste elezioni presidenziali: sembra che non sia la prima volta, ma adesso il popolo sta trovando il coraggio per provare a dire BASTA con tutte le sue forze ed è interessante notare come siano molte le donne ad essere in prima linea in questa battaglia. Tutti partecipano a proteste pacifiche e vanno avanti pur sapendo benissimo quali sono le conseguenze: ci giungono voci di ingiustizie, pestaggi, multe, prigionie…

Il popolo bielorusso, che ha perso un terzo della popolazione nella seconda guerra mondiale e che ha quasi dimenticato la sua identità in questi 26 anni, adesso sta rinascendo e si sta rivelando unito e solidale. Ci viene raccontato anche che chi lavora nelle imprese statali viene costretto suo malgrado a partecipare alle manifestazioni a favore dell’attuale presidente sotto la minaccia del licenziamento. Soprattutto chi ha famiglia non si può rifiutare e quindi paradossalmente partecipa alle manifestazioni indette sia da una parte sia dall’altra.

C’è però profumo di cambiamento e ci piace pensare che i circa 70.000 bambini bielorussi che sono stati ospitati in 30 anni di accoglienza in Italia, dopo aver assaporato la nostra libertà, adesso stanno pretendendo giustamente la loro.

proteste nella capitale Minsk

Le speranze deluse dei bambini


I nostri ospiti bielorussi sono troppo piccoli per capire i motivi per cui non possono venire in Italia per la vacanza terapeutica. Marina, nostra piccola ospite qualche anno fa e ora nostra interprete, ci dice che fino a poche decine di giorni fa speravano ancora di poterci visitare. Stanno frequentando la scuola, ovviamente senza mascherine… sono molto tristi e qualcuno ha anche pensato che non li volevamo più.

La nostra speranza è di poterli rivedere e riabbracciare almeno il prossimo maggio, anche se – finché non sarà rientrata l’emergenza sanitaria e non sarà chiarita la situazione politica – sarà difficile che il governo bielorusso rilasci i visti ai gruppi.

Nel frattempo noi preghiamo per i nostri bambini affinché tutto si risolva per il meglio e cerchiamo di mantenere i contatti con le famiglie, infondendo loro coraggio in questo delicato momento.

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