Lavis. Sono solo poche settimane che siamo rientrate e sembrano mesi. Dal 10 al 18 ottobre abbiamo completato a piedi la via Peuceta, che parte da Bari, attraversa la Puglia toccando Bitetto, Cassano delle Murge, Santeramo al Colle, Altamura e Gravina in Puglia, e arriva a Matera, in Basilicata. Oltre 170 km tra ulivi a perdita d’occhio, muretti a secco, mandorli, campi di grano, boschi di latifoglie e carrubi centenari che scandiscono il cammino. Un’immersione in una realtà nuova ma accogliente, interessante, ricchissima di risorse e materie prime e fiera delle proprie origini.
Uno degli aspetti che ci aveva motivato alla partenza era l’ospitalità nei centri che si raggiungevano. Ora che siamo tornate confermiamo che (ancora di più di quanto ci aspettassimo) vedere i luoghi attraverso gli occhi degli abitanti è stata per noi la ricchezza dell’esperienza. Vedere i paesi “da dentro”, vivendoli nella quotidianità, e non attraverso immagini costruite, a volte da altri.
Senza camminare questo non sarebbe stato possibile e senza le persone che hanno costruito e ancora oggi accompagnano il cammino con attenzione, affetto e orgoglio. Il cammino ci ha portato ad una nuova attenzione per il nostro corpo, che richiede una cura dimenticata, poiché si dà per scontato il suo funzionamento nella quotidianità. I primi 10 km sono stati più faticosi degli ultimi 30, forse perché sentivamo di essere vicine all’arrivo, forse perché eravamo in compagnia, ma anche perché avevamo più fiducia nel nostro corpo e in quello che riesce a fare, anche quando sembra di aver finito le energie.
La giornata è scandita da preparazione, partenza e un susseguirsi di passi che portano piano piano verso una meta ogni volta da scoprire. Sveglia presto, ma non troppo, colazione, zaino in spalla e via. Il sole, la pioggia, le chiacchiere, la solitudine, il rumore del vento, il profumo del bosco, la fatica e la gioia ci hanno accompagnato ogni giorno per ore di cammino, alternandosi con una pausa al lago, la vista di una gravina, il pranzo in una masseria, i nostri pensieri legati insieme a quelli di altri pellegrini. Raggiunta la meta, il tempo che rimane è concentrato sul recupero delle energie e sulla programmazione dell’orizzonte successivo.
La sera, grazie ai consigli della guida e dei nostri ospiti, abbiamo potuto gustare ottime cene, con prodotti del territorio sempre diversi (che ricchezza!), buon vino e in conclusione liquori casalinghi serviti dall’annaffiatoio e accompagnati da sorrisi coinvolgenti di chi vuole farti sentire quanto è ricco il territorio.
Anche in pieno ottobre, a ora di cena tante persone escono per strada, gruppi di ragazzi e ragazze si incontrano, anziani e anziane si siedono fuori dalla porta di casa o dei circoli e chiacchierano. Hanno tutti la mascherina, sistemano le sedie a distanza di sicurezza, ma non rinunciano a stare insieme.
Si, questa è stata la nostra sensazione. Abbiamo avuto la fortuna di conoscere alcuni “gestori” del cammino che ci hanno espresso entusiasmo e accoglienza, oltre ad aprirci le porte a luoghi nascosti e a persone che hanno lasciato il segno nel nostro viaggio. Il tesoro che abbiamo scoperto dietro al portone arrugginito di un garage, grazie ad una archeologa del paese, o il racconto di un anziano appassionato del suo paese a Gravina in Puglia rimangono ricordi preziosi, come gli incontri al bar, nelle piazze dei paesi per ottenere il timbro del giorno, accompagnati sempre da consigli e piacevoli scambi amichevoli, in cui molto spesso il Trentino viene visto come un luogo bello, fortunato, ricco, da prendere come esempio.
E poi la bellezza di Matera. La rinascita di una città, passata dall’essere considerata la ‘vergogna d’Italia’ a patrimonio mondiale dell’umanità e capitale europea della cultura in solo mezzo secolo. Siamo arrivate a Matera al tramonto, sfinite dopo giorni di cammino, e lo spettacolo dei Sassi e delle luci rimarrà per sempre impresso nei nostri occhi.
Il sito del Cammino dice: “Il Cammino Materano è un cammino spirituale, e di resistenza contro la frenesia della modernità: la lentezza è infatti la vera destinazione, la chiave per la comprensione di se stessi e del mondo circostante”.
Il cammino ci ha riportato alla bellezza del fare con calma, del non avere mille richieste ma solo il pensiero della meta e della strada per arrivarci. Ci ha riportato al bello di non poter ottenere subito una cosa desiderata ma di raggiungerla piano piano e di scoprire quindi altri modi per vedere i posti che abbiamo raggiunto e le persone che abbiamo incontrato.
Siamo partite incerte di potercela fare e con mille dubbi e siamo tornate con gli occhi pieni di belle immagini, nella memoria le persone incontrate e più fiducia nelle nostre possibilità di “potercela fare” anche ad affrontare sfide nuove.
Nell'incontro in sala Spaur si parlerà di come si fa ricerca storica sulla Prima guerra…
Una sconfitta "da mangiarsi le mani” per i gialloneri che faranno visita sabato alla terza…
Un riconoscimento che premia anni di lavoro, passione e attaccamento al territorio
Anche quest'anno i volontari della sezione di Lavis hanno accompagnato i ragazzi dell'Istituto Comprensivo lungo…
Questo articolo fa parte del progetto “Le vie dell’acqua e dell’uomo: società ed economia fra…
A Lavis una serata con l'esperto per parlare di un problema che prima o poi…