Nella Valle dell’Adige e in Valsugana c’erano importanti campi di aviazione e centri logistici che rendevano queste zone degli obiettivi primari per i primi aerei da guerra italiani
Aldeno. Era una giornata di agosto del 1918. L’Europa, da ormai quattro anni, stava vivendo l’incubo di una guerra che sembrava senza fine. Milioni di uomini al fronte. Intere montagne, città e pianure si erano trasformate in campi della morte. Fra il filo spinato arrugginito, o nell’umidità dei cunicoli e delle trincee i soldati sopravvivevano alla guerra, alla fame e alle epidemie. Da quattro anni non solo i prati si erano trasformati in campi di battaglia, ma anche i cieli azzurri e immacolati, per la prima volta nella storia dell’umanità, dovettero piano piano lasciare spazio alla tecnologia militare e alla guerra.
La nascita dell’aviazione militare
Dopo i primi voli in Libia, del 1911 e del 1912, la guerra aerea, a partire dal 1914, diventò una certezza. Ed ecco che, in breve tempo, la morte arrivò dal cielo colpendo anche chi si trovava a vivere a molti chilometri dal fronte. Gli abitanti di Milano, Verona, Vienna, Inssbruck e della stessa Trento, per esempio, iniziarono sin da subito ad avere la percezione di non sentirsi più al sicuro. Non bastavano gli uomini al fronte, non bastavano le restrizioni, la fame e i duri lavori al servizio dell’esercito per potenziare strade, ferrovie e linee difensive. No. La guerra moderna, la guerra di massa, non risparmiava nessuno. Il nemico poteva arrivare dal cielo.
Ed ecco i primi bombardamenti su Verona, Milano, Riva del Garda, ma anche di centri piccoli come Volano. Ma anche le prime fotografie dall’alto per studiare le postazioni nemiche o l’esatta ubicazione, nelle retrovie, dei magazzini di ferrovie o strade.
Gli assi del cielo
La Grande Guerra introdusse una nuova figura. L’eroe dell’aria. L’asso dell’aviazione che, come gli antichi cavalieri medievali, stuzzica la fantasia di molti. E molti sono stati gli “eroi del cielo”. In Italia Francesco Baracca (1888-1918) con ben 34 vittorie vittorie. In Germania il famoso Barone Rosso (Manfred von Rihthofen 1892-1918) con ben 81 vittorie e per l’Austria possiamo ricordare Josek Kiss (1896-1918 con 19 vittorie) e Frank Linke-Crawford (1893-1918) con ben 27 vittorie.
Frank Linke-Crawford adottò come insegna personale un falcone di colore nero che gli valse il soprannome di “Falco di Feltre”. Linke-Crawford sarà abbattuto e ucciso il 31 luglio 1918 nei pressi di Guia, una frazione di Valdobbiadene.
Infine, in questa guerra spietata, la Valle dell’Adige non fu risparmiata dalle incursioni aeree. A Gardolo, a Romagnano e a Pergine l’esercito imperiale costruì importanti campi di aviazione. I piloti italiani sorvolavano i cieli del Trentino per fotografare dall’alto il nemico. I duelli quindi non mancavano mai. In uno di questi morì, in un giorno di agosto del 1918, il pilota italiano Bartolomeo Arrigoni.
Il pilota italiano Bartolomeo Arrigoni
Bartolomeo Arrigoni è stato un sergente e un pilota italiano. Era nato a Cavernago (BG) il 30 gennaio 1890. Morì il 04 agosto 1918: fu abbattuto dal tenente Franz Peter nei celi del Trentino, esattamente nei pressi di Aldeno (a sud di Trento) durante una missione di ricognizione fotografica.
Arrigoni partecipò alla Guerra di Libia (1911-1912). Nel corso della Grande Guerra conseguì numerose vittorie, partecipando ad incursioni e duelli aerei nei cieli sopra Innsbruck, Bolzano e Trento.
Nel registro dei morti della Parrocchia di Aldeno si legge:
Il suo corpo fu sepolto nel cimitero di Aldeno. La salma fu poi consegnata alla famiglia nel 1921.
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