La curiosità nata da un oggetto dimenticato ha riportato alla luce la storia di Frenck, prigioniero, fuggitivo e infine uomo libero
Lavis. Il ritrovamento in una soffitta di Lavis di una giacca marrone. Sulle maniche delle cuciture che mostrano i segni di almeno sei distintivi rimossi. In una tasca invece un distintivo della aviazione inglese, la R.A.F.
La curiosità mi spinse a ricercare qualche indizio per sapere chi fosse il suo ex proprietario. Sapevo che durante il passaggio di una tradotta di prigionieri inglesi e americani diretta in Germania alcuni di questi erano riusciti a fuggire.
Finalmente in internet ho trovato un indizio che mi ha portato a Frenck.
Frenck, un australiano ufficiale pilota della aviazione inglese, fu abbattuto con il suo aereo in Africa dagli italiani e lì fatto prigioniero. Venne portato in un campo di concentramento in Italia e li è rimasto fino al 9 settembre, quando i tedeschi evacuarono il campo trasportando i prigionieri in Germania nei loro campi di prigionia. Durante il viaggio lui assieme ad altri prigionieri riuscirono ad aprire un foro nel vagone dove erano rinchiusi e a fuggire saltando dal treno proprio nei pressi di Lavis.
Ecco alcuni stralci tratti dal suo diario.
La fuga
1.Quando arrivò il momento di saltare, Tracey ha deciso di non andare. Jack e Barney non hanno esitato anche se il treno si muoveva, anche Lex e Bobbie sono saltati. Poi ci fu una pausa mentre qualcuno stava raccogliendo il suo bagaglio. Ho sentito gridare e sono saltato anch’ io. Hanno buttato il mio piccolo zaino che ho poi recuperato.
Il treno stava viaggiando molto lentamente. Mi sono trovato in un taglio poco profondo e ho cercato di rendermi invisibile sdraiandomi sulla ghiaia a lato della linea. La luce era brillante e la ghiaia era bianca come il quarzo. Nella parte posteriore del treno ho visto chiaramente un tedesco con un mitra sulla piattaforma della guardia. E’ stato distratto da qualcosa al di là del treno e non si è accorto di me, altrimenti sarei stato un uomo morto!
Non appena il treno si portò fuori dalla vista, sono strisciato attraverso la recinzione sul lato est della linea ferroviaria e mi sono trovato in un vigneto. Ho attraversato le vigne più velocemente che potevo sulle mani e sulle ginocchia per allontanarmi dalla linea ferroviaria prima che venisse giorno. Erano le ore 4,30 ed ero nei pressi del villaggio di Lavis, a otto chilometri a nord della città di Trento. Era Lunedì 13 settembre 1943. Fin qui tutto bene!
Nascosto nelle vigne
2.Giunta l’alba ero preoccupato perché mi trovavo in un vigneto vicino ad una strada trafficata. Ad aggravare le mie preoccupazioni è arrivata anche un’unità motorizzata tedesca che si è fermata li vicino per la prima colazione. Mi sono tenuto accovacciato, ma avevo paura che uno di loro potesse entrare nel vigneto per raccogliere uva o per i suoi bisogni. Se fosse successo sicuramente mi avrebbero scoperto. Con mio sollievo i tedeschi dopo 45 minuti sono ripartiti.
C’è stato un flusso costante di traffico lungo la strada e la linea ferroviaria per tutto il giorno e non ho mosso un pollice se non per raccogliere un grappolo d’uva appeso sopra di me. Circa a metà mattina un contadino ha portato una scala ed ha raccolto la frutta da un albero a pochi metri di distanza. Potevo vederlo chiaramente e sono sicuro che anche lui mi ha visto ma non ha battuto ciglio, anche se il bambino piccolo con lui borbottava in un dialetto austriaco su tutte quelle impronte nella vigna.
Ero consapevole che questo territorio un tempo era stato sotto l’influenza austriaca ed ero preoccupato dal dialetto del ragazzo. Durante tutta la giornata, aerei da ricognizione volarono su e giù per la valle. Al crepuscolo si sentivano colpi che sembravano di cannone e grida di “heraus” e cani che abbaiavano. Forse i tedeschi erano alla ricerca dei fuggitivi.
Leggi anche – Lettera a mio nipote. Quando a Lavis passavano i treni verso i campi di concentramento
I compagni di fuga
3.Alle ore 18.00 si stava facendo buio e sono stato felice di vedere Bob e Sandy strisciare verso di me. Erano stati nascosti a pochi metri di distanza.
Abbiamo fatto uno spuntino e deciso che dovevamo allontanarci dalla strada e dalla linea ferroviaria prima di provare a contattare i contadini. Grida occasionali e colpi vari si sentivano in lontananza ed erano snervanti, così abbiamo aspettato fino a mezzanotte quando le cose sono diventate più silenziose.
Abbiamo strisciato verso sud sulle nostre mani e sulle ginocchia nell’ombra gettata dagli alberi. La luna era molto luminosa. Siamo andati avanti sempre attraverso i campi senza sentire niente, tranne alcuni cani abbaiare. La luce della luna era ingannevole e, in un’occasione, avvicinandoci ai margini di un prato, ci sembrò di vedere dei tedeschi strisciare verso di noi dagli alberi sul lato opposto. Dopo aver osservato per qualche minuto, abbiamo visto non c’era nessuno.
Verso l’alba abbiamo raggiunto un ampio muro in pietra lungo la riva nord del fiume che sembrava troppo difficile da scavalcare. Ci siamo ritirati e nascosti in un campo di mais. Erano le ore 5.00 di martedì 14 settembre e abbiamo calcolato che avevamo coperto circa due chilometri dal nostro nascondiglio nel vigneto.
Con l’alba arrivarono occasionali suoni lontani, ma non siamo stati disturbati. Improvvisamente si sentì un rumore acuto che sembrava il suono di una mitragliatrice. Ho parlato con Sandy e abbiamo pensato che potesse essere un lanciafiamme. Abbiamo avuto paura di poter essere bruciati nel nostro nascondiglio nel grano.
Improvvisamente si scatenò l’inferno! Ci fu un rombo assordante di carri armati in movimento! Siamo saltati in un fosso poco profondo li vicino, sperando che i carri armati passassero senza schiacciarci. Le nostre paure si spensero come il rumore che si allontanava. Ci siamo resi conto che i carri armati stavano passando sulla strada vicina. Il rumore acuto che avevamo sentito in precedenza era il rumore dei loro cingoli.
Scoperti dai contadini
4.Ripresi da quell’emozione ci siamo rialzati, ma siamo stati scoperti da alcuni contadini, erano le ore 10.00. Con noi sono stati gentili e ci hanno detto che sarebbero andati a chiamare il sacerdote locale per suggerirci cosa fare. Tornarono alle ore 14.00 con la notizia che il prete era assente. Tuttavia ci hanno portato abiti civili e due bottiglie di vino. Ci hanno detto che dovevamo cercare di raggiungere la Svizzera “proprio dietro quelle montagne” segnando la Val Manara.
Abbiamo cambiato le nostre divise con gli abiti civili, ma abbiamo tenuto le nostre scarpe. Questo era rischioso perché le nostre scarpe militari avrebbero potuto tradire il nostro travestimento, ma sapevamo che la strada sarebbe stata molto lunga e sopratutto in montagna. Abbiamo spalmato gli stivali di fango e letame, sperando di apparire come normali contadini.
Sandy vestito da un elegante camicia blu e giallo a scacchi e pantaloni grigio scuro a righe. Io con una camicia crema e una leggera giacca golf grigia e “pantaloni alla zuava” con calze lunghe. Bob con una camicia leggera con pantaloni neri.
Fine prima parte…
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