Da anni questo manufatto del passato, tornato alla luce per caso, ci osserva dal suo “nido” di pietra
Lavis. Molto spesso ci sono particolari e curiosità che sfuggono al nostro occhio distratto. Oggetti o decorazioni presenti da anni ma che noi notiamo solo se ci vengono segnalati. Se vi dicessimo che sul Priostol esiste un piccolo presepe scolpito nel porfido o che su alcune case dell’abitato di Lavis sono ancora presenti i disegni del volto di Benito Mussolini sapreste dire dove si trovano?
Oggi vogliamo parlarvi di una di queste curiosità che da anni ci fa compagnia durante le nostre passeggiate al parco urbano di Lavis.
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Il crollo del muro della “strada fonda”
Siamo nell’autunno del 1992. Una settimana di pioggia abbondante ha inzuppato il terreno della “strada fonda“. Una parte del muro a secco di sostegno della strada, circa 3 metri quadri, cede e crolla nel parco urbano trascinando anche parte del materiale della strada stessa.
La strada fonda si chiamava così perché in passato la sede stradale era molto più bassa dei terreni circostanti. Nel corso degli anni la strada è stata alzata e portata al livello attuale utilizzando il materiale di risulta da demolizioni e lavori nelle case e palazzi del paese. Lungo la strada fonda venne depositato anche gran parte del materiale dello scavo del vicino rifugio antiaereo. Gli scarti di porfido erano trasportati sui carri con le bene dagli operai dell’impresa costruttrice del rifugio, la Marolda & Gaffuri di Trento. Quando la strada risultò colma di materiale gli operai cominciarono a scaricare il materiale dello scavo direttamente nel Ronch davanti a casa Nicolodi (ora del Comune). Dal Ronch veniva poi preso e trasportato, sempre nelle bene e sui carri, in tutto il paese per chiudere buche e riparare sedi stradali rovinate. Gran parte di questo materiale è stato utilizzato per sistemare via Rosmini.
Il ritrovamento dell’aquila e la sua collocazione
Ma torniamo al muro crollato lungo la vecchia strada fonda, che fonda non è più e che ha cambiato anche nome diventando via Fontanelle.
Spostando il materiale crollato per recuperare i sassi e far posto al montaggio del ponteggio per rifare il muro, io e il mio collega Renzo Tomazolli abbiamo trovato una pietra che ha attirato la nostra attenzione. Con molta probabilità era parte di una vecchia architrave di porta o finestra. La cosa particolare è che su questo pezzo di marmo era scolpita un’aquila di fattura antica. Era piena di malta di calce ma ancora in buono stato. L’effige ricordava molto l’Aquila Tirolensis.
Cosi con il collega l’abbiamo ripulita dalla malta e abbiamo deciso di collocarla nel muro che abbiamo ricostruito, dove si trova tuttora.
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