La biblioteca che verrà

Concludiamo gli articoli per celebrare il 50° anniversario della Biblioteca Comunale di Lavis con il contributo di Antonella Serra. Una riflessione sull’evoluzione del significato e del ruolo delle biblioteche

Lavis. Prendo in prestito il titolo del libro di Luca Ferrieri, bibliotecario di Cologno Monzese, “La biblioteca che verrà” per raccontarvi la biblioteca del futuro. La domanda sul futuro del libro, delle biblioteche e della lettura circola sui mezzi di comunicazione di massa e interroga la comunità professionale di quanti lavorano nel mondo dell’informazione, dell’educazione e della biblioteconomia. Il discorso sulla fine del libro non è nuovo, ma ha accompagnato nella storia culturale ogni fase di mutazione. Il libro, come le biblioteche, sono sopravvissuti finora attraversando trasformazioni, così come si sono trasformati le arti, i supporti, i linguaggi i media, assecondando le rivoluzioni e le mutazioni tecnologiche, conoscitive e culturali.

Il libro ha carattere di eccezionalità, perché è l’oggetto tecnologicamente più avanzato che gli uomini abbiano saputo inventare per leggere. Non esiste ancora un oggetto che possiamo portarci a letto con la stessa comodità e intimità di un libro (Walter Benjamin). Inoltre il libro è garante della bibliodiversità, così come lo è la biblioteca; esso è strumento e luogo di ricchezza e multipolarità di espressioni e di media.

La biblioteca non è più solo casa dei libri, ma è diventata vivente serbatoio e nicchia riproduttiva della diversità culturale, a partire dalla compresenza e compenetrazione di supporti documentari di diversa natura. Essa ha la funzione di mediare proprio in un contesto multimediale. Lo sviluppo dei nuovi media e di Internet richiede più che mai la mediazione bibliotecaria. Non è vero che “si trova tutto su internet”; l’utente che accede direttamente alle informazioni e sempre più spesso anche agli stessi documenti digitalizzati, utilizzando i motori di ricerca come Google, esplora una parte superficiale della rete, si imbatte in una quantità ancora modesta del patrimonio librario e incontra ostacoli più sotto il profilo del diritto d’autore che sotto quello tecnologico.

È ormai risapito che i criteri di ricerca dei motori non sono neutri, oggettivi, ma basati su algoritmi e meccanismi autoreferenziali, facilmente manipolabili. La ricerca su internet non è di tipo bibliotecario, non rimanda ad un catalogo, la mediazione di chi fa le scelte non si vede e le scelte non rappresentano correttamente ed equamente le fonti disponibili, ma obbediscono e sono condizionate dal mercato.
La biblioteca digitale pubblica è una biblioteca capace di adottare un modello aperto, non commerciale ed interoperabile di raccolta e diffusione dei contenuti.

Come dice Mauro Guerrini, bibliotecario e professore universitario, oggi le biblioteche sono chiamate a trovare il futuro; esse si sono profondamente trasformate negli ultimi tre decenni, sono gestite sempre più diffusamente con criteri manageriali e curano la qualità dei servizi d’informazione e di documentazione offerti ai propri lettori.

Le biblioteche e i sistemi di eccellenza sono numerosi e riguardano piccole e grandi strutture statali, di ente locale, di università, di ordini religiosi, di fondazioni e di privati; sono divenute luoghi di aggregazione per giovani e lettori di ogni età ed hanno in comune l’organizzazione a tre livelli: il primo con i testi maggiormente richiesti, compresi i film, il secondo con la saggistica su vari temi, il terzo con i documenti che richiedono tutela. Inoltre i sistemi bibliotecari territoriali hanno scelto la cooperazione a criterio del loro operare.

Il futuro plurale


Le biblioteche hanno responsabilità nella costruzione del futuro, un futuro plurale perché plurale è il mondo. Qual è il loro ruolo nell’epoca in cui molta documentazione è a disposizione sul computer di casa? Se l’informazione è stata democraticizzata grazie ad internet anche le biblioteche hanno ampliato la loro offerta informativa. Fin dagli anni Settanta sono state le prime a introdurre le nuove tecnologie e ad aprire di conseguenza nuove possibilità anche per le comunità più piccole.

Oggi il lettore può consultare da casa il catalogo online di tutte le biblioteche del mondo , prenotare un libro e farselo recapitare nella biblioteca più vicina. Ai bibliotecari è richiesta un’elevata professionalità e l’adozione di tecniche sempre più sofisticate per facilitare al lettore la ricerca delle informazioni e l’acquisizione dei documenti. I bibliotecari sono interpreti della moderna “info-sfera” e svolgono un ruolo basilare di mediatori fra saperi nelle varie tipologie di risorse documentarie, offrendo a ciascuno, secondo i propri bisogni e capacità, un’informazione affidabile, pertinente, depurata dalla sovrabbondanza e dalla ridondanza tipiche della rete.

Quale biblioteca pubblica


Negli ultimi anni il tema del futuro della biblioteconomia e della biblioteca è stato portato al centro dell’attenzione della letteratura scientifica e del dibattito professionale. In particolare si riflette sul ruolo e sul significato della biblioteca pubblica. Si discute di come riposizionare correttamente i servizi bibliotecari e di comprenderne l’effettivo peso sociale. Affrontando il rapporto tra informazione e conoscenza, si afferma la centralità della funzione bibliotecaria nel processo sociale di definizione della conoscenza. In altre parole si vuole dimostrare che le biblioteche svolgono ancora un ruolo dinamico nella società contemporanea e al contempo che sanno gestire le informazioni per i cittadini, guidandoli nell’interpretazione e nell’organizzazione di percorsi conoscitivi autonomi.

La biblioteca del futuro persegue gli obiettivi generali di integrazione tra servizi bibliotecari tradizionali (come il prestito, l’assistenza all’utenza) e innovativi (biblioteca digitale, accesso alle postazioni internet) e di sviluppo e potenziamento delle attività didattiche e dell’organizzazione di eventi culturali.
Nello specifico ritiene importante fidelizzare il pubblico che utilizza stabilmente i servizi bibliotecari, rilanciare l’attività didattica e sostenere una comunicazione culturale in grado di intercettare nuovo pubblico.

La biblioteca intende: mantenere standard qualitativi elevati con brevi tempi d’attesa e supporto all’utenza; si impegna nella costante revisione del patrimonio e nella riprogettazione degli spazi; sperimenta nuove iniziative culturali per ampliare la fruizione complessivia.

La biblioteca tra passato e futuro cura e conserva il proprio patrimonio bibliografico e al contempo educa e promuove la cultura.

In particolare la biblioteca pubblica è un servizio connesso ai cambiamenti sociali e culturali e ribadisce la propria funzione sociale qualificandosi come luogo della promozione culturale e della crescita della competenze delle persone. Definita la natura sociale, culturale e documentale della biblioteca, riconosciuta la sua relazione vitale con i patrimoni e la comunità, è necessario elaborare un piano strategico per progettare il futuro delle biblioteche pubbliche.

Rispondendo alle sfide della contemporaneità la biblioteca pubblica è chiamata a immaginare il proprio futuro. Per la crescita della biblioteca è fondamentale che il bibliotecario si interroghi in prima persona su cosa rappresenta per lui la biblioteca, che dimentichi i vincoli di bilancio, i limiti di spazio e clima politico e pensi alla propria biblioteca come sarebbe se fosse perfetta. Questi sono i presupposti per una visione realistica e realizzabile nel lungo periodo.

Biblioteca e libertà


Si arriva così all’indentificazione della biblioteca come luogo di accesso gratuito alla conoscenza in cui l’utente può lavorare alla propria crescita individuale e soddisfare le proprie curiosità, luogo dell’integrazione, dell’inclusione, della socialità, dello scambio e del confronto, infine servizio essenziale a disposizione della comunità, dove tutti si sentono rappresentati.

Se la biblioteca pubblica definisce con precisione il suo scopo, i suoi valori e le sue aspirazioni (Visione) individua anche la propria missione, per la quale resta un punto di riferimento il Manifesto Ifla/Unesco 2001.
La comunità di studiosi di biblioteconomia ha proposto recentemente alcune linee di lavoro per le biblioteche pubbliche:
– per il principio di universalità (ovvero l’importanza di mettere chiunque in condizione di accedere alla conoscenza) la biblioteca utilizza il design dei luoghi e dei servizi e i nuovi strumenti digitali per accedere all’alfabetizzazione e all’informazione;
– per il principio di contemporaneità (le biblioteche sono radicate nel presente e si adoperano per costruire sinergie tra passato, presente e futuro) la biblioteca aggiorna costantemente le sue collezioni;
– per il principio di inclusività (la biblioteca è per tutti) la biblioteca facilita processi di scambio e dialogo tra pubblici diversi per età, cultura e provenienza;
– per il principio di identità (la biblioteca è luogo di crescita, di dialogo in cui la comunità può rispecchiarsi e crescere) la biblioteca costruisce il senso di comunità organizzando iniziative culturali, gruppi di lettura, gruppi di conversazione, ecc.;
– per il principio di innovazione la biblioteca organizza percorsi di educazione civica digitale in collaborazione con le scuole e altri soggetti del territorio;
– per il principio di informalità la biblioteca promuove occasioni di apprendimento non formale e informale
– per il principio di integrazione e multiculturalità, la biblioteca promuove il dialogo interculturale modulando i rapporti con la comunità di riferimento e un’adegurta applicazione dei servizi;
– per promuovere la lettura la biblioteca tiene conto dei bisogni e delle esigenze di diverse fasce di pubblico in sinergia con editori, scrittori, librai, teatri, cinema, musica, ecc.;
– per il principio di libertà la biblioteca fa sì che il pubblico acquisisca pensiero critico, autonomia di giudizio e capacità di far crescere autonomamente le proprie competenze e conoscenze;
– per promuovere il patrimonio di documenti e di comunità la biblioteca promuove la bibliodiversità e le differenze come valore da tutelare;
– per il principio di responsabiltà sociale, la biblioteca crea alleanze favorendo la partecipazione del pubblico e della comunità di riferimento;
per il principio di trasparenza la biblioteca coinvolge e informa il pubblico, che viene messo al centro del servizio svolto.

Quale bibliotecario


Oggi il bibliotecario non è più solo colui che ha capacità nella cura e nella gestione dei libri. La biblioteconomia si occupa anche di altri formati testuali (riviste, stampe, materiale illustrato, film, audiolibri, documenti elettronici ed altro ancora) e dei servizi ad essi collegati.

Per il bibliotecario ciò che conta è l’informazione. Essa è parte del mondo delle biblioteche, non viceversa, poiché il vero oggetto delle biblioteche è la conoscenza. Alle biblioteche interessa la trasmissione e l’archiviazione dell’informazione. ma esse rimangono istituzioni e luoghi fisici per la promozione della cultura, dell’interazione sociale, finalizzate alla costruzione e allo scambio di relazioni e strutture sociali.

La biblioteca piazza


Antonella Agnoli, bibliotecaria e tra le maggiori esperte di biblioteche in Italia, definisce la biblioteca come piazza del sapere. Lo spazio biblioteca è un luogo neutro e democratico, aperto a tutti i cittadini, grandi, piccoli, ricchi e poveri. Chi varca la soglia della biblioteca è al centro dei suoi interessi. Dobbiamo lavorare per costruire una biblioteca ideale dove gli utenti non siano solo membri, ma si sentano a casa fra amici e diventino protagonisti, partecipando attivamente alla produzione dei servizi culturali offerti.
Come spiega Maria Stella Rasetti, bibliotecaria di Pistoia, la biblioteca pubblica è alla perenne ricerca di modalità sempre più efficaci di comunicare, si mette in duscussione e sperimenta nuove esperienze, introduce innovazioni nell’offerta dei servizi.

Ecco che la biblioteca si rivolge al pubblico puntando sulla formazione permanente, sull’organizzazione di attività culturali, in collaborazione con l’associazionismo, altri enti e istituzioni del territorio. Ci sono molti esempi di innovazione: la biblioteca fuori dì sé è andata dai parrucchieri, al mercato, in piscina, nei rifugi di montagna; gli amici della biblioteca hanno organizzato mercatini dei libri usati, cene social e giochi a premi per autofinanziarsi; gli utenti hanno offerto le loro competenze per organizzare corsi e laboratori; la biblioteca ha ideato raccolte punti e regalato gadget di lettura ai suoi lettori più affezionati.
In altre parole la biblioteca supera i servizi tradizionali (prestito e informazione) se lavora in sinergia per valorizzare il suo patrimonio e realizzare la propria funzione sociale.

La biblioteca pubblica è una piazza coperta, un luogo d’incontro, uno spazio di relazione e di scambio, di libera espressione, nel quale ciò che conta è anche l’atmosfera, perché importanti sono la luce, l’acustica, gli arredi, la segnaletica, la dislocazione degli spazi, ma anche l’empatia e l’intelligenza emotiva dei bibliotecari.

La biblioteca transatlantico


C’è chi ha definito la biblioteca pubblica come un transatlantico , una grande nave a più piani, che ospita tante persone e tanti documenti, li alloggia, li fa crescere e fa mille altre cose in spazi neutri ma accoglienti, si muove e muta continuamente nel fermento della cultura.
Possiamo giocare con la metafora del bastimento e chiederci: è arrivato un bastimento carico di …? – Libri, dvd, audiolibri, ebook, cd e altri supporti musicali, giochi, corsi, laboratori, eventi, spettacoli, mostre e concerti.

Sicuramente la biblioteca ha molte anime – quella tecnologica, quella sociale, quella della sua frequentazione – che si intrecciano e vanno esplorate e valorizzate per scoprire insieme la biblioteca che verrà.