Civezzano. Ricorre quest’anno il ventennale dalla nascita dell’Associazione Ecomuseo Argentario.
Nel lontano 2001 la passione degli abitanti del Calisio per il proprio territorio portò ad immaginare un’idea piuttosto innovativa per l’epoca: un museo all’aperto. Per tutelare il patrimonio storico e ambientale dell’altipiano, a partire dalle miniere d’argento medievali da cui l’associazione prende il nome, alcuni volenterosi cittadini valutarono la possibilità di istituire un ecomuseo, grazie alla legge da poco emanata dalla Provincia autonoma di Trento (Legge provinciale 9 novembre 2000).
Il concetto di ecomuseo era difficile da spiegare alla comunità e agli amministratori, ma in tutti accendeva una certa curiosità. Gli stessi fondatori non sapevano esattamente quali fossero le potenzialità del progetto, ma iniziarono con passione a ragionare sui risultati che volevano raggiungere.
Nacque quindi l’Associazione Ecomuseo Argentario, costituita con l’obiettivo di ottenere il riconoscimento provinciale come Ecomuseo, raggiunto quattro anni più tardi nel 2005. L’anno successivo fu firmata la prima convenzione con i Comuni del territorio: Trento (circoscrizioni Argentario e Meano), Civezzano, Fornace e Albiano. Tale documento è stato rinnovato nel 2010 e recentemente nel 2019 (per ulteriori dieci anni).
I primi soci pensarono innanzitutto a come far conoscere meglio il proprio territorio agli abitanti del Calisio di tutte le età, cercando di portare le persone fuori casa sui sentieri e creando percorsi tematici nei quali potessero trovare informazioni, curiosità, storie. Con la collaborazione della SAT fu quindi realizzata una fitta rete di sentieri segnalati, che copre oggi circa 180 km.
Nel frattempo l’attività di ricerca, di documentazione e di continuo scambio con la comunità facevano scoprire nuovi luoghi e nuove storie che valeva la pena raccontare. Così l’associazione iniziò a farsi carico del recupero di siti storici, come le Cave di Pila di Villamontagna, le fortificazioni della Grande Guerra e le famose miniere d’argento, le “canòpe”.
Negli anni l’Ecomuseo è cresciuto e ha costruito una struttura più solida. Vanta una grande esperienza e può avvalersi di un dipendente fisso e di diversi collaboratori professionisti, che gli permettono di occuparsi di progetti sempre nuovi.
Per questi motivi le amministrazioni hanno iniziato a considerarlo un interlocutore importante per la gestione del territorio e nel 2017 il Comune di Trento gli ha affidato la gestione dell’Orrido di Ponte Alto, il cui recupero era un sogno dei fondatori. Nel 2019 anche il Comune di Lavis ha voluto prendere parte al progetto ecomuseale, portando con sé la sfida della riapertura al pubblico del Giardino dei Ciucioi.
Dal 2020 l’Ecomuseo Argentario è capofila della Rete degli Ecomusei del Trentino, ad oggi costituita da 9 realtà e facente parte della rete nazionale degli ecomusei. Dopo vent’anni c’è ancora tanto da scoprire e da offrire alla comunità, con la consapevolezza che questo percorso non ha una fine, perché nasce dai bisogni, dalle passioni e dai sogni delle persone che lo sostengono.
Nell'incontro in sala Spaur si parlerà di come si fa ricerca storica sulla Prima guerra…
Una sconfitta "da mangiarsi le mani” per i gialloneri che faranno visita sabato alla terza…
Un riconoscimento che premia anni di lavoro, passione e attaccamento al territorio
Anche quest'anno i volontari della sezione di Lavis hanno accompagnato i ragazzi dell'Istituto Comprensivo lungo…
Questo articolo fa parte del progetto “Le vie dell’acqua e dell’uomo: società ed economia fra…
A Lavis una serata con l'esperto per parlare di un problema che prima o poi…