Lavis. Nel corso dell’Ottocento un ambizioso progetto di bonifica delle vallate del Trentino coinvolse quasi tutti i corsi d’acqua. La sola regolazione dell’Adige non era sufficiente e anche l’Avisio, il suo principale affluente, fu oggetto di pesanti investimenti e lavori di rettifica.
Le proposte e i progetti negli anni successivi furono molteplici, fino ad arrivare al 1879 quando, con la legge provinciale n. 26, venne finanziata la costruzione di una diga di valle poco prima dell’abitato di Lavis. Lo stanziamento per la realizzazione fu di 350.000 fiorini. Lo scopo di questo sbarramento era quello di trattenere il materiale trasportato dalla forza del torrente. Il bacino della serra ha permesso di trattenere milioni di metri cubi di materiale.
La serra è stata rivestita con blocchi squadrati di pietra provenienti dalle cave di Pila sopra Trento.
I lavori di realizzazione furono eseguiti dalla ditta A. Menestrina di Trento con la direzione lavori dell’ing. Alberto Hüny. Per l’esecuzione si aspettarono i periodi di magra del torrente, da novembre a marzo, e per tenere asciutto lo scavo e le fondamenta venne realizzato sulla sinistra un canale di legno lungo 200 metri. Per accorciare i tempi di realizzazione si utilizzarono pompe centrifughe e lampade ad arco che consentivano di lavorare anche di notte.
Nel 1890 a causa di una frana sopra il canale di scarico si rese necessario ricavare nella serra un canale di deviazione sulla sinistra.
Anche il nuovo acquedotto del paese di Lavis risale a quegli anni e venne realizzato fra il 1883-84 sotto la direzione dell’ing. Alberto Hüny. Dalla presa della briglia di Maso Franch venne scavato nella roccia un canale lungo 470 metri, metà dei quali in galleria. Questo portava l’acqua (3,2 metri cubi al secondo) fino alla porta delle rogge presso gli Spiazzi. La spesa per la realizzazione dell’acquedotto fu di 32.130 fiorini, a carico del Fondo regolazione acque. Nel 1888 l’efficenza del nuovo acquedotto venne ulteriormente migliorata grazie alla realizzazione di un serbatoio munito di filtro posizionato nel luogo detto “al buson”.
L’abbassamento dell’alveo del torrente nei pressi dell’abitato aveva destato non poche preoccupazioni per la tenuta degli argini dal ponte in giù (allora l’unico presente sull’Avisio era quello prima in legno e poi in ferro in zona Spiazzi). Per evitare un ulteriore abbassamento l’Erario stradale decise di realizzare una seconda briglia sotto il ponte.
In effetti la realizzazione della serra fu un colpo mortale al commercio del legname lungo l’Avisio. Una sorte analoga toccò anche al torrente Brenta. La autorità avevano infatti deciso che il trasporto fluviale non era più economico e sicuro e privilegiarono quello su strada o ferrovia.
Il commercio del legname ne risentì ma a noi lavisani restò la “busa del Zambel” che divenne una piscina naturale e un luogo dove generazioni di ragazzi impararono a nuotare e ad apprezzare ancora di più il loro torrente.
Nell'incontro in sala Spaur si parlerà di come si fa ricerca storica sulla Prima guerra…
Una sconfitta "da mangiarsi le mani” per i gialloneri che faranno visita sabato alla terza…
Un riconoscimento che premia anni di lavoro, passione e attaccamento al territorio
Anche quest'anno i volontari della sezione di Lavis hanno accompagnato i ragazzi dell'Istituto Comprensivo lungo…
Questo articolo fa parte del progetto “Le vie dell’acqua e dell’uomo: società ed economia fra…
A Lavis una serata con l'esperto per parlare di un problema che prima o poi…