Mercoledì 14 aprile il Professor Gian Maria Varanini chiuderà il ciclo di incontri parlando della presenza del sommo poeta in Trentino
Mezzolombardo. Si parlerà proprio del Trentino e di Dante in quest’ultima conferenza del ciclo culturale proposto per la stagione 2020/21 dall’Associazione Castelli del Trentino, con l’incontro in webinar del professor Gian Maria Varanini. Nonostante il forzato trasferimento sul web la sessione di conferenze ha riscosso un buon successo di partecipanti, anche alla luce del fatto che l’iniziativa gode del patrocinio del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, istituito ai sensi del comma 1, dell’art.2, della legge 12 ottobre 2017, n. 153, dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, e l’associazione è unica istituzione culturale provinciale (e una delle sole due regionali) a poter fregiarsi di questo autorevole riconoscimento.
Dante e il Trentino
Chi non conosce le strofe che seguono?
Oppure queste altre?
E ancora
Sono versi molto noti nei quali Dante fa un chiaro riferimento ad alcuni luoghi del Trentino e da sempre gli studiosi locali – ma non solo- si sono interrogati se Dante vide davvero di persona i Lavini di Marco e il lago di Garda, e se sì, in che anno del suo peregrinare come exul inmeritus in giro per l’Italia.
E’ storicamente accertato che venne accolto dagli Scaligeri di Verona in due riprese, all’incirca nel 1303-1304, e dal 1312 al 1318, e che in quel periodo Guglielmo II detto il Grande del casato dei Castelbarco, personaggio che all’epoca godeva dei favori dei signori di Verona, fu podestà della città: fin qui la storia. Ma su quale degli Scaligeri lo accolse, già ci sono versioni diverse…fu Bartolomeo della Scala, il Gran Lombardo, oppure Alboino della Scala, suo fratello minore? Ed è vero che Dante non godeva della simpatia di quest’ultimo? E fu ospite anche del munifico e famosissimo Can Grande della Scala, che salì al potere nel 1311? E per quanto tempo, il poeta soggiornò nel Castello di Lizzana? Uno dei luoghi sedi del dominio dei Castelbarco che in quel momento erano all’apogeo della loro potenza territoriale e politica, che si estendeva per quasi tutta la Vallagarina, comprese Folgaria, Vallarsa, Trambileno, ed arrivava anche al confine veronese fino ad Ossenigo, oltre la Chiusa dell’Adige.
La famiglia dei Castelbarco
Sulla famiglia dei Castelbarco sono numerosi gli studi degli storici locali a partire da Quintilio Perini, Carl Ausserer, Raffaele Zotti, per passare anche per il presidente dell’Accademia degli Agiati Giuseppe Telani, sino a don Rocco Catterina erudito di Molina, che nel 1900 condensò in un opuscolo, di non molta fortuna critica invero, la storia dinastica dedicando un capitolo specifico alle testimonianze letterarie e documentali sulla presenza di Dante. Se ne occupò anche, ma non in modo organico, Giuseppe Gerola uno dei primi Soprintendenti per i Monumenti, le Belle Arti e le Antichità del Trentino, con alcuni articoli apparsi sulle riviste storiche dell’epoca. Importante intervento sui dinasti lagarini anche quello del prof. Andrea Castagnetti nel 2001, all’interno di un più vasto quadro delle vassallità episcopali trentine del periodo.
Anche attorno al tema della ruina non tutti i pareri sono concordi; alcuni studiosi trentini del passato, come Tartarotti, Chiusole, Baroni Cavalcabò, Giovannelli, sono propensi a credere che il fenomeno naturale che diede origine alla slavina sia stato un terremoto, e basandosi sugli annali di Fulda fissano la data del cataclisma nell’883. Uno studioso locale di Rovereto, l’avvocato Giambattista Noriller, che nel 1871 scrisse un opuscolo tutto dedicato ai Lavini, non è di questo parere e puntigliosamente contesta questa tesi, basandosi anche sul fatto che l’avvenimento non trova alcun riscontro negli Annali d’Italia del Muratori. Ma di recente altri ricercatori hanno ipotizzato invece che la ruina sia da identificare nelle rocce sopra Castel Pietra presso Calliano, altri infine come lo storico veronese Marchese Maffei, la vede presso la Chiusa di Verona.
Un periodo storico di forti contrasti
Sulla presenza di Dante in Trentino Eugenio Zaniboni nato a Riva del Garda nel 1871, famoso docente di letteratura italiana a Napoli, nonché noto germanista e giornalista, nel 1896 pubblica a Trento il volume “Dante nel Trentino” nel quale passa in rassegna in maniera puntuale e dettagliata tutto quello che sino a quel momento era stato scritto sul tema, e con un diario odeporico delle località trentine, vere o presunte, che la storia o la tradizione vedono la presenza dell’esule fiorentino.
Ricordiamo che il periodo storico nel quale si muovono tutti questi personaggi è convulso e pericoloso, per le lotte che sorgono fra Papa e Imperatore e i loro sostenitori; non solo a Firenze dove si può essere condannati morte come accade a Dante, ma anche in quello che all’epoca era il Principato vescovile di Trento, dove le lotte fra il Vescovo e i Conti di Tirolo, con i rispettivi fiancheggiatori, erano all’ordine del giorno, con improvvisi e opportunistici cambi di campo.
Nel 1987 nel saggio scritto per il volume “Castellum Ava”, il prof. Varanini ha messo a sintesi non solo dal punto di vista storico, ma anche politico-istituzionale, il periodo nel quale si muove il potere della signoria castrobarcense nella storia trentina, una cornice che ben introduce al contesto medievale della presenza di Dante in una parte del territorio trentino. Proprio a lui, notissimo accademico di storia medievale nelle università di Padova, Trento, Verona ed autore di una vastissima bibliografia su temi e argomenti di storia politica, economico-sociale ed ecclesiastica dell’Italia medievale, con particolare riferimento all’area centrosettentrionale e al tardo medioevo nonché all’area trentina, l’Associazione ha chiesto di svolgere il tema sulla presenza di Dante in Trentino, con la serata che come detto conclude la stagione culturale 2020-21.
Mercoledì 14 aprile 2021 – ore 17.00 -Webinar
Incontro con prof. Gian Maria Varanini
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