Trento. La notizia della scomparsa del principe Filippo ha avuto un grande impatto emotivo generale, lasciando sgomenti i leader di tutto il mondo che si sono tempestivamente prodigati, nella sola giornata di venerdì, insieme a Sua Santità e allo Stato del Vaticano, a far pervenire a Sua Maestà la regina Elisabetta II la loro vicinanza, la loro stima e il loro affetto.
Il Principe, che ha svolto un ruolo marginale, seppur significativo, in qualità di consorte della regina, considerata uno dei pilastri esemplari della cultura occidentale degli ultimi due secoli, “rivela” ora la vera natura della sua personalità, grazie all’affetto e al rispetto sia dei suoi collaboratori che di tante persone comuni.
Anche noi desideriamo rendere omaggio ad un uomo di grande levatura culturale e umana, raccontando a grandi linee ciò che le testimonianze autorevoli, apparse in tutto il mondo sui social e in diversi programmi televisivi a lui dedicati, hanno svelato riguardo al suo ruolo, sia come marito lungimirante sia come portavoce fondamentale all’interno degli affari di Stato e del Commonwealth.
Sull’isola di Corfù, nella villa Mon Repos, storica residenza estiva dove aveva soggiornato nel 1863 anche la “nostra” Sissi, Imperatrice d’Austria e Regina d’Ungheria (un’altra Elisabetta a noi particolarmente cara), nasce, il 10 giugno del 1921, il principe Filippo di Grecia e Danimarca, dal principe Andrea di Grecia e dalla principessa Alice di Battenberg, la cui bisnonna era la regina Vittoria. Preme ricordare che la principessa di Battenberg, madre di Filippo, fonda un ordine di suore greco-ortodosso, ne veste l’abito dal 1949 per tutta la vita e, in questo ruolo, si impegna strenuamente nel fornire beni di prima necessità, per aiutare i profughi greci sfollati in Francia. Durante la Seconda Guerra Mondiale si distingue inoltre per aver impedito l’esecuzione nazista di molte famiglie greche di origine ebraica, nascondendole nella sua abitazione di Atene: nel 2010 viene nominata postuma dal governo britannico “Eroe della Shoah”.
Al battesimo del futuro Principe del Regno Unito e Duca di Edimburgo presenziano come padrini la regina degli Elleni, Olga Konstantinovna di Russia, consorte del re Giorgio I di Grecia, insieme allo zio paterno Nicola, principe di Grecia e Danimarca; alla cerimonia prende inoltre parte tutta la comunità di Corfù che, simbolicamente, vuole essere espressione di quell’affetto e di quel legame socio-identitario che solitamente intercorre tra la famiglia reale e il suo popolo.
Filippo è ancora un piccolo principe, di neppure un anno, quando la sua famiglia viene esiliata a causa della disfatta subita dai Turchi durante la guerra greco-turca (1919-1922); il principe Andrea di Grecia, padre del “nostro” Filippo, viene arrestato dal governo turco che costringe all’abdicazione il re Costantino I di Grecia, zio del piccolo Filippo.
In una situazione sempre più carica di rappresaglie, temendo per la vita del principino, si decide di metterlo in salvo, insieme a tutta la sua famiglia, nascondendolo in una cassa di arance e imbarcandosi sull’incrociatore britannico HMS Calypso diretto in Francia. È così che, rocambolescamente, il principe Filippo inizia la sua formazione scolastica di stampo internazionale, frequentando inizialmente le scuole primarie di Parigi, per poi proseguire gli studi in Inghilterra, accudito dalla nonna, la principessa tedesca Vittoria d’Assia Darmstadt, che si cura di seguirlo negli studi, alloggiando a Kensington Palace, l’attuale residenza ufficiale del principe William.
Terminati gli studi liceali, questa volta in Germania, nel 1939 il Principe, ormai diciottenne, si arruola nella British Royal Navy, aggiudicandosi il merito di miglior cadetto, mentre al contempo fa conoscenza dell’allora tredicenne principessa Elisabetta.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale si distingue con diversi onori militari al merito, tra cui la Croce di guerra greca al valore, durante le imprese belliche nel Mediterraneo: la battaglia di Creta, quella di Capo Matapan e lo sbarco in Sicilia, una delle più grandi e complesse operazioni militari belliche per la liberazione dell’isola italiana dalla dittatura nazista.
Promosso guardiamarina e primo tenente, diviene così uno dei più giovani ufficiali della marina inglese, prestando servizio anche nel Pacifico, dove è testimone della resa del Giappone nella baia di Tokyo.
Rientrato in Inghilterra, l’ammiraglio britannico Louis Mountbatten incarica il principe Filippo di intrattenere due ospiti speciali, le figlie del re, ovvero le principesse Elisabetta e Margaret, in occasione di una visita straordinaria al Royal Naval College.
Inizia subito un serrato e romantico scambio epistolare che svela il loro amore, per poi culminare nel sospirato fidanzamento, ufficializzato però solo dopo la rinuncia da parte del principe Filippo a tutti i titoli reali greci e danesi. Segue un incalzare di avvenimenti significativi per il ruolo che dovrà ricoprire al fianco di Elisabetta: viene naturalizzato cittadino britannico, si converte dalla religione ortodossa a quella anglicana, assume il cognome materno di Mountbatten e, dal padre della fidanzata, Giorgio VI, ottiene il trattamento di “Altezza Reale”.
È così che Filippo, nipote del re di Grecia Costantino I della casata greco-danese Schleswig-Holstein-Sonderburg-Gluecksburg, fuggito in fasce per salvarsi dentro a una cassetta di arance, può finalmente sposare, nell’abbazia di Westminster a Londra il 20 novembre nel 1947, Elisabetta, dalla quale riceverà, una volta incoronata Regina del Regno Unito e di tutti i reami del Commonwealth, il titolo di Principe del Regno Unito.
Nel 1952, alla morte del re padre Giorgio VI, Elisabetta viene incoronata regina, Filippo abbandona definitivamente le attività militari e diviene ufficialmente principe britannico nel 1957 con il titolo di Duca di Edimburgo, appositamente creato per lui.
Da quel momento in poi diviene un’icona perpetua della regalità per excellence.
Dovunque presenzia la sua regina appare anche lui, con eleganza e classe esemplari: la sua personalità brillante e sagace viene messa in risalto dai social e dai mezzi di comunicazione di tutto il mondo ed ultimamente anche dalla serie “The Crown”, prodotta e trasmessa internazionalmente da Netflix.
Era un uomo che amava la scienza, lo sport, l’innovazione e le sfide; come tale assaporava la sensazione di libertà nel mettersi alla guida di qualsiasi tipo di veicolo: fossero auto sportive, barche o aeroplani, accumulando ben seimila ore di volo e pilotando 59 tipi diversi di aeromobili. Non abbiamo mai visto il Principe in bicicletta, come i reali nordici, che amano mescolarsi tra la gente comune per comprare le verdure al mercato: piuttosto il Duca privilegia il cocchio reale, per mantenere quell’aura di mistero propria dei sovrani.
Un particolare che non tutti conoscono è che il Duca di Edimburgo ha rivestito un ruolo chiave nel fornire la prova del DNA per risolvere uno dei misteri della storia del ventesimo secolo, quello legato alla efferata tragedia perpetrata dai Bolscevichi ai danni dei Romanov, la famiglia imperiale russa, la notte del 16 luglio del 1918 a Ekaterinburg.
Nel 1979, su iniziativa di Boris Eltsin, primo segretario del partito comunista dell’Unione Sovietica ad aver denunciato i crimini contro l’umanità della dittatura sovietica, vengono riesumate e analizzate le spoglie di tutta la famiglia imperiale, per accertare l’effettiva appartenenza delle ossa agli ultimi zar.
Attraverso la prova del DNA del Duca di Edimburgo, unico pronipote vivente della zarina Alessandra, si potrà confermare sia l’identità della famiglia imperiale russa sia il fatto che Anastasia non era sopravvissuta alla strage.
Anche il Trentino ha dei legami con il Duca di Edimburgo, che il 19 febbraio 1996 ha brindato con le guide alpine di San Martino di Castrozza nel Primiero, durante la consegna del Premio Negrelli a nome della società Eurotunnel. Il Premio riconosce l’acume e il contributo dell’ingegnere originario del Primiero, sottolineando l’importanza strategica dell’Eurotunnel per snellire la mobilità di persone e merci fra Francia e Regno Unito.
Recentemente la redazione RAI del Tg3 ha mandato in onda alcuni estratti di quella cerimonia, andata in diretta televisiva e alla quale, oltre al Principe d’oltremanica, presero parte le autorità civili, militari ed ecclesiastiche del Primiero. Filippo di Edimburgo, con sobrietà tipicamente british, definì l’Eurotunnel “un trionfo dell’ingegneria, proprio il tipo di opera che Negrelli avrebbe approvato con entusiasmo”.
Il premio, una scultura lignea creata appositamente da Renzo Zeni, artista trentino, viene consegnato al presidente dell’azienda franco-britannica Sir Alastair Morton, per essere poi collocato all’ingresso del tunnel sul fronte francese, ove si trova tutt’ora.
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